Lo scorso 20 marzo il Presidente degli Stati Uniti d’America Donald Jr. Trump ha firmato un ordine esecutivo dove ha abolito il Department of Education (Dipartimento dell’Istruzione). Durante la cerimonia della firma del decreto, che si è tenuta nell’ala est della Casa Bianca, il Presidente, contornato da diversi scolari delle primary school e davanti a giornalisti e fotografi, ha affermato che «bisogna tornare alla vera e semplice istruzione». L’ordine esecutivo non è stato un fulmine a ciel sereno. Il 4 marzo, in un annuncio sulla propria piattaforma social Truth, Trump aveva scritto che avrebbe sospeso tutti i finanziamenti federali alle scuole e università che permettevano manifestazioni illegali.
Di fatto, per la chiusura in toto del Dipartimento occorre la maggioranza di entrambe le camere del Congresso. Alla Camera Alta, però, il Partito Repubblicano non avrebbe la maggioranza qualificata richiesta, con solamente 53 voti a favore a fronte dei 60 richiesti. Il potere esecutivo può solo procedere tagliando le sovvenzioni finanziate dal Dipartimento e licenziando il personale. Infatti, il 10 marzo la neo nominata Segretaria del Dipartimento dell’Istruzione Linda Mcmahon, amica personale del presidente, nonché ex presidente del think tank American First policy e anche ex amministratrice delegata, insieme al marito, della Wwe, azienda chi si occupa dell’organizzazione di incontri di wrestling negli Stati Uniti, intervistata dalla Fox News aveva annunciato il licenziamento di 1.300 dipendenti, su un totale di 4.133 dell’intero dipartimento. Licenziamenti collettivi, secondo diverse fonti del New York Times, che sono puntualmente arrivati l’11 marzo alle ore 18.00 tramite una mail.
Al netto degli annunci roboanti, la reale strategia di Trump è quella di svuotare il Dipartimento delle sue funzioni e renderlo una scatola vuota non operativa. Fortemente avversi, naturalmente, sono gli esponenti della parte progressista del Partito Democratico vicino a Alexandria Ocasio-Cortez e Bernie Sanders, i quali sostengono che i tagli di personale e del budget presso il Dipartimento dell’Istruzione servono solamente a finanziare un maxi piano di tagli alle tasse destinate alle big company e agli oligarchi vicini a Trump.
Per fare un pò di chiarezza è necessario dare un quadro sintetico delle funzioni del Dipartimento dell’Istruzione degli Stati Uniti, che altro non è che un organo di supervisione e di erogazione dei finanziamenti a fondo perduto da destinare ai singoli Stati e alle comunità locali per la sovvenzione dei programmi scolastici. I suoi compiti non riguardano quindi i programmi scolastici da stabilire, che sono demandati ai singoli Stati.
Secondo i dati dell’Ufficio di Gestione del Bilancio del Governo degli Stati Uniti per il 2024, il Dipartimento ha avuto un budget di circa 268 miliardi di dollari. Per quanto concerne le sovvenzioni che il Dipartimento ha erogato, queste sono state impostate su diverse tipologie di assistenza. La prima di queste, che ha riguardato il 60% del totale dei fondi, è stata riservata a sovvenzionare gli studenti universitari con un basso reddito familiare. La seconda parte delle sovvenzioni, per un totale di 83 miliardi di dollari, è stata riservata alle scuole di primo e secondo grado. Un altro finanziamento erogato è stato quello riservato agli studenti affetti da disabilità, sia cognitive che fisiche, denominato Idea (Individuals with Disabilities Education Act), che sempre nel medesimo anno ha ammontato a 20,7 miliardi di dollari. Per dare un’ulteriore indicazione a livello finanziario, il Dipartimento dell’Istruzione, con i suoi 268 miliardi di dollari di budget nel 2024, ha ricevuto solamente il 4% del totale dei fondi federali governativi erogati a tutti i dipartimenti federali, che hanno ammontato a un totale di 6,8 trilioni di dollari. Infatti, prima del Dipartimento dell’Istruzione ci sono stati altri cinque dicasteri che hanno ottenuto un budget maggiore.
Dal punto di vista pedagogico, per certi versi, la scuola pubblica negli Stati Uniti sembra soffrire degli stessi problemi che ha l’istruzione italiana. Secondo i dati dell’Enterprise Institute, a livello nazionale c’è un alto tasso di assenteismo da parte degli studenti, in modo particolare alle middle (scuole medie) e high school (scuole superiori), dove nel 2024 il 26,5% degli studenti è stato assente in maniera cronica. Secondo altri dati raccolti dal National Assessment of Educational Progress (Naep, una sorta di Invalsi), nel 2024, sempre a livello federale, vi è stato il più basso tasso di apprendimento nelle scuole pubbliche nel quarto (scuola elementare 9-10 anni) e nell’ottavo grado (scuola media 12-13 anni) da oltre trent’anni. Se si guarda a livello locale e se si prende uno dei modelli considerati più efficienti della scuola pubblica statunitense, che è quello del distretto di Chicago, nel 2024 i test del Naep hanno segnato una debacle. Solo il 22% degli alunni delle scuole dall’undicesimo grado (corrispondente a una terza superiore, 16 anni) sapeva correttamente leggere; mentre solamente il 19% risultava essere sufficiente in matematica. Come ha scritto Andy Kessler, editorialista del Wall Street Journal, in un articolo del 17 marzo intitolato Make America Smart Again, un problema evidente della scuola pubblica di Chicago è dovuto alla presenza di una vasta porzione di alunni che per origini linguistiche ha una difficoltà oggettiva a imparare la lingua inglese. Infatti, il 47% ha origini ispaniche, il 34% nero e l’11% bianco, a fronte di una classe docente che risulta essere tra le più pagate a livello federale, dove un insegnante di ruolo ha un salario medio che va dai 92.000 ai 120.000 dollari annui, inclusi i benefit. Salario che però non è legato al corrispettivo dei risultati ottenuti dagli studenti. Kessler propone, sulla base delle sperimentazioni che stanno avvenendo nelle scuole pubbliche di Austin in Texas, di inserire l’intelligenza artificiale, e in modo particolare il software Alpha School, impostato secondo programmi personalizzati studente per studente, come metodo per ovviare al problema. Tale modello, sostiene Kessler, potrebbe essere anche esteso alle public school degli altri Stati.
Se le prospettive presenti e future per la scuola statunitense si fondano su tali assunti, si può essere concordi con Andy Kessler, che nella conclusione del suo editoriale scrive che se l’agenda economica dell’American First si basa su un ritorno in patria di produzioni a basso costo che non richiedono uno sviluppo della conoscenza e competenza, verranno così avvantaggiati coloro che non termineranno le scuole superiori e che non andranno al college. Cultura politica che per gli Stati Uniti d’America, in un’ottica di medio-lungo periodo, può essere riassumibile con la locuzione “self-destructive“.