Opalescenza strategica africana

L’Africa si impone come nuovo pivot geopolitico, non più pedina del Risiko globale ma attore autonomo. Già Céline ne aveva colto l’opacità quotidiana, irriducibile a categorie eurocentriche. Oggi questa opalescenza strategica rivela tattiche leggibili ma logiche profonde inaccessibili. L’Occidente, imprigionato nei suoi schemi coloniali e postcoloniali, deve rinnovare strumenti e linguaggi per comprendere un continente che ridisegna i propri confini politici, economici e culturali.

Nicolas Sarkozy, la Libia e il fallimento mediterraneo

La guerra in Libia del 2011, spinta dall’iniziativa francese di Nicolas Sarkozy, rappresenta uno snodo cruciale nella geopolitica del Mediterraneo: per la prima volta l’Europa ha agito senza attendere gli Stati Uniti, tentando di affermarsi come potenza strategica autonoma. Ma, a tredici anni di distanza, le conseguenze dell’intervento si mostrano devastanti: la Libia è un Paese frammentato, l’intera regione è destabilizzata e l’Europa ha perso credibilità e influenza.

L’Africa è il futuro del califfato

La caduta delle capitali simbolo dello Stato Islamico ha ingannato gli osservatori occidentali, suggerendo una fine che non c’è. Daesh ha abbandonato la forma visibile per sviluppare reti sotterranee e policentriche, diventando un soggetto nomade del terrore. Dalla Siria all’Africa, la Jihad si trasforma in una governance parallela, strutturando insurrezioni amministrative e logistiche.

Oltre la Libia

Le dinamiche di potere sono mosse da un nuovo modo di concepire lo stato, il suo essere e il modo in cui deve agire, che potremmo definire “marketing di stato”. È questo concetto, in costante relazione alle vecchie impostazioni settecentesche, che modella i rapporti fra i membri della comunità internazionale. L'attuale situazione libica rappresenta un caso studio emblematico.

Crocevia Niger

Il Niger costringe l’Europa a guardarsi allo specchio. Il consueto discorso universalista dell’Illuminismo si svuota se non si traduce in sicurezza condivisa e riconoscimento di sovranità altrui. Se Bruxelles non rilegge Niamey come attore pienamente politico – e non più come posto di blocco desertico – il moto di Agadez continuerà a rifluire verso il Mediterraneo, accelerando una crisi di proiezione già in atto.

L’antioccidentalismo fatto uomo

Il Burkina Faso, tra gli Stati economicamente più depressi del mondo, si appresta a diventare il centro di una nuova Africa. In prospettiva, il suo sviluppo potrebbe aggiungere allo scacchiere geopolitico un attore con cui le potenze dovranno necessariamente confrontarsi. A trainare il rinnovato spirito: Ibrahim Traorè, idolo delle masse fuori e dentro il Continente. Considerato da molti il nuovo Thomas Sankara, si propone di creare una nuova Africa sotto un unico valore condiviso da tutti i suoi abitanti: l’antioccidentalismo.

La Libia è fondamentale

Fra la presenza di migranti pronti a lasciare il Paese per partire verso l’Europa e una forte crisi politico-economica, la Libia diventa terra fertile per i progetti delle grandi potenze, che mirano a sfruttare le debolezze delle élite politiche dell’area per insediarsi nelle dinamiche di potere dello spazio nordafricano. In questo quadro l'Italia rimane a guardare, in una stasi frutto della propria impotenza.

«Turchi e Americani erano d’accordo nel far fuori Ghnewa». Cosa sta succedendo in Libia, spiegato da Karim Mezran

«La mia teoria è che ci dovrebbe essere uno Stato particolarmente motivato e leader - potrebbe benissimo esser l’Italia sulla carta con questo Primo ministro - capace di mettere d’accordo turchi, egiziani e algerini con l’egida degli Stati Uniti e dare vita ad un patto, nel quale si decide come amministrare le province e il territorio. Per esempio: turchi che garantiscono ordine a Occidente, egiziani a Oriente e si elegge un rappresentante difeso dalle parti. Questo, però, mettendo al bando gli interessi privati delle milizie.»

Mal di Françafrique

Il recente viaggio al Cairo del Presidente della Repubblica francese Emmanuel Macron rappresenta la volontà transalpina di preservare il proprio ruolo di attore protagonista nelle dinamiche di potere nordafricane, e soprattutto la necessità di puntare sull’intesa con l’Egitto di Abdel-Fattah Al Sisi per consolidare la propria influenza geopolitica nell’area.

Il Sudafrica nel circolo vizioso

Una nazione allo sbando. 27mila omicidi l’anno. Una critical juncture andata storta. Il pallido fantasma dell’apartheid e l’ottusa pretesa che una re-africanizzazione possa rimarginare un’emorragia trentennale. Sullo sfondo, una potenziale contesa con gli Stati Uniti, che con la nuova amministrazione hanno dato segnali d'insofferenza verso le politiche del Presidente Cyril Ramaphosa.

Come stiamo perdendo l’Africa

Il golpe militare in Niger non è che l’ultimo colpo di scena nella grande partita africana tra l’Oriente e l’Occidente. Che ora si scopre in svantaggio.

Tunisi e la fine della storia

La mitezza dei gelsomini tunisini non deve trarre in inganno: la rivoluzione rimane un fatto violento. Il bias cognitivo porta però in poco tempo ad una nuova dimensione, molto più rigida e complessa, dominata da un uomo enigmatico: Kaïs Saïed. Populismo e dogma si fondono in un crogiolo che, per le prossime elezioni, lascia poco spazio all’immaginazione. La prossimità con la Tunisia non è solo geografica, dimenticarlo sarebbe da incoscienti.
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