OGGETTO: La Libia è fondamentale
DATA: 18 Febbraio 2025
SEZIONE: Geopolitica
FORMATO: Analisi
AREA: Africa
Fra la presenza di migranti pronti a lasciare il Paese per partire verso l’Europa e una forte crisi politico-economica, la Libia diventa terra fertile per i progetti delle grandi potenze, che mirano a sfruttare le debolezze delle élite politiche dell’area per insediarsi nelle dinamiche di potere dello spazio nordafricano. In questo quadro l'Italia rimane a guardare, in una stasi frutto della propria impotenza.
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Nella giornata del 5 febbraio è stata approvata la relazione del COPASIR dove viene evidenziato come in Libia siano presenti settecentomila migranti pronti a partire verso i Paesi europei. La «Relazione sulla situazione geopolitica del continente africano e sui suoi riflessi sulla sicurezza nazionale» preoccupa il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica, che ha voluto far luce su un pericolo sottostimato non solo dall’Italia, ma da tutti gli Stati europei. Il Comitato ha anche sottolineato come il territorio che va dal Sahel alla Tripolitania sia teatro di traffici illeciti di esseri umani, armi e droga; alcuni territori sembrano essere incontrollabili e totalmente sottomessi alla criminalità e all’irregolarità, un contesto che favorisce le partenze di migranti che rischiano la propria vita nelle correnti del Mediterraneo per sfuggire allo sfruttamento. Il COPASIR ha rilevato anche come lo spazio libico sia oggetto delle ambizioni di due grandi potenze, ovvero la Russia e la Cina; entrambe mirano ad incrementare la propria influenza nell’area, spinte però da esigenze distinte ed utilizzando strategie differenti.

La Russia in seguito alla caduta del regime di Assad in Siria, territorio sul quale fino a pochi mesi fa esercitava una grande influenza, ha perso delle posizioni strategicamente rilevanti che le garantivano l’accesso al Mediterraneo. Per Mosca lo spazio libico è diventato fondamentale per continuare ad avere potere nell’area e non soccombere dinnanzi a potenze regionali protagoniste nell’ex Mare Nostrum, come la Turchia, che d’altro canto ha esteso la sua influenza grazie al regime change siriano, Israele e l’Iran, due grandi rivali che negli ultimi mesi hanno contribuito a rendere sempre più scottante una zona di per sé già molto calda, ovvero lo spazio mediorientale. La Russia per poter essere una potenza globale necessita di accedere al Mediterraneo e di esercitare la propria influenza nell’area nordafricana, tramite la quale può anche indebolire i rivali europei, che sono inevitabilmente connessi a Paesi come la Libia, da cui partono periodicamente centinaia di migliaia di migranti irregolari; inoltre, Mosca può minacciare il cuscinetto meridionale della NATO, estendendo la propria proiezione militare nell’area e monitorando le strategie atlantiche.

Nello spazio libico si registra la presenza di milizie strettamente connesse agli ordini del Cremlino, che sostituiscono strategicamente la ex Wagner, ereditando da quest’ultima i mezzi militari impiegati dagli uomini di Prigozhin. La disposizione di forze proxy è fondamentale per poter esercitare un’effettiva influenza in una rispettiva area geopolitica; non basta solo il potere economico, ma esso deve essere complementare a quello militare. Per questa ragione il COPASIR nella relazione ha esortato la NATO ad inaugurare una rinnovata missione permanente in Africa, grazie alla quale non solo sarebbe possibile ridare ordine ad una zona governata dal caos dell’irregolarità e del contrabbando illecito, ma si potrebbe anche monitorare le azioni di Mosca nell’area, che opera principalmente attraverso attori non statali, difficilmente controllabili senza un’effettiva presenza delle forze atlantiche sul territorio. Gli Africa Corps russi in Libia forniscono a Mosca la possibilità di consolidare la sua influenza anche nello spazio centrafricano; i russi utilizzano i territori libici come collegamento per trasferire armi nei Paesi come il Mali e il Burkina Faso, per sostenere i golpisti; il Sahel è teatro di una continua lotta fra formazioni militari golpiste forti del malcontento popolare e forze jihadiste che mirano a destabilizzare l’area e ad impossessarsene. Il sentimento comune fra le parti rimane comunque l’antioccidentalismo, fattore che Mosca intende sfruttare per insediarsi nell’area e consolidare la propria influenza in maniera definitiva.

Come accennato in precedenza, oltre alla Russia anche la Cina mira ad estendere la propria influenza nel Mediterraneo, e la Libia risulta essere un’area decisiva per il futuro cinese nell’area. Pechino opera strategicamente istituendo una complessa rete infrastrutturale negli spazi geopolitici a cui è interessata, puntando principalmente sulla Belt and Road Initiative, nota in Italia come Nuova via della Seta; grazie ad essa Pechino mira a migliorare i collegamenti strategici con l’intera Eurasia, includendo quindi sia l’Heartland che il Rimland eurasiatici, su cui per esercitare un’effettiva influenza economico-infrastrutturale è necessario puntare anche sull’area nordafricana, grazie alla quale è possibile consolidare il proprio potere sulla parte meridionale dello spazio eurasiatico, disporre dell’accesso alle numerose opportunità strategiche che il Mediterraneo è in grado di offrire e accaparrarsi le risorse energetiche libiche. La Libia può essere un dossier strategicamente rilevante per Pechino, che punta ad estendere la sua rete anche in questi territori, con progetti economico-industriali; sono stati registrati incontri fra le autorità cinesi e quelle libiche, in particolare il Premier Abdelhamid Dabaiba si è recato in missione a Pechino per discutere in prima persona di questi progetti infrastrutturali. Per la Libia si tratta di una grande opportunità per trovare nuove prospettive di crescita, attirando capitali esteri nei propri territori, in un momento di forte sfiducia economica e di crisi politico istituzionale, con la cirenaica che è de facto sottoposta al comando del generale Haftar, leader autodichiarato della Libia orientale.

Pechino, così come Mosca, tenta di insediarsi nell’area nordafricana con grande pragmatismo, tentando di cogliere le opportunità che questo specifico frangente storico offre; il momento di forte crisi sociopolitica ed economica vissuta dalla Libia permette alle grandi potenze di inserirsi con facilità nelle dinamiche interne del Paese, mettendo a rischio il fronte meridionale dell’Alleanza Atlantica, fondamentale per quanto concerne il controllo del Mediterraneo, la gestione dei flussi migratori e la preservazione della sicurezza occidentale. La relazione del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica mira a sensibilizzare su questi temi non solo l’esecutivo italiano, ma tutti i Paesi del Patto Atlantico, che necessitano di ritornare ad essere presenti nello spazio nordafricano, dal quale dipende strettamente la sicurezza dell’Occidente stesso.

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