Narrazioni e simboli nello spazio globale

I codici simbolici della geopolitica cambiano nel tempo e nello spazio. In un mondo multipolare, la competizione strategica si gioca anche nel dominio immateriale delle idee. Un’analisi comparata tra contesti e momenti storici diversi ci aiuta a capire come gli attori costruiscono il proprio ruolo nel sistema internazionale.

Opalescenza strategica africana

L’Africa si impone come nuovo pivot geopolitico, non più pedina del Risiko globale ma attore autonomo. Già Céline ne aveva colto l’opacità quotidiana, irriducibile a categorie eurocentriche. Oggi questa opalescenza strategica rivela tattiche leggibili ma logiche profonde inaccessibili. L’Occidente, imprigionato nei suoi schemi coloniali e postcoloniali, deve rinnovare strumenti e linguaggi per comprendere un continente che ridisegna i propri confini politici, economici e culturali.

Pechino è pronta

Per la Cina, la parata militare ha un duplice obiettivo: mostrare le proprie capacità militari e la compattezza del suo popolo, così come la possibilità di far affidamento su partner strategici per sviluppare il progetto geopolitico orientale, che mira a creare un nuovo sistema internazionale in cui l’Occidente sarà costretto a subire la storia, invece di farla.

Il realismo offensivo di John Mearsheimer

Stretti tra le maglie di una volontà idilliaca di vedere il mondo organizzato secondo legittime aspirazioni di pace, con una tempesta in corso e sempre più avvolgente intorno al ventre molle e pacifico del globo, nessuno degli Stati europei occidentali ha oggi più contezza della tragedia insita nelle relazioni internazionali. In un simile contesto, il realismo offensivo di Mearsheimer sembra disvelare tale spettro. Rendendoci edotti della falla di un sistema per sua natura soggetto agli umani mutamenti. Anarchico, perché privo di una guida globale, che forse mai esisterà.

L’impero visibile

Un tempo impero silenzioso, oggi gli Stati Uniti riscrivono le regole con brutalità trasparente. Trump accelera il passaggio da un dominio sfumato a una supremazia esplicita, tra diplomazia ridotta a business e strategie di potere senza più infingimenti. L’egemonia non sfuma, si trasforma: meno soft power, più colpi diretti. E mentre il mondo si americanizza, l’America si ridefinisce.

Il germoglio del cedro

Un Paese segnato nella Storia dalla guerra. Circondato da essa. Ancora oggi, vessato e stuzzicato da chi i patti li vuole fare, non rispettare. Tre anime, due eserciti, un popolo. Il Presidente giusto al momento giusto, con tutti dalla sua parte, finalmente il coltello dalla parte del manico. Ma ogni scelta interna da ora in poi avrà il peso di un macigno nel rapporto con l’esterno. Voleva una voce e ora ce l’ha: staremo a sentire.

La creazione della nuova Ucraina

La Ukraine Recovery Conference del 10 e del 11 luglio 2025, svoltasi a Roma mentre il conflitto è ancora in corso, ha riunito 70 Stati, oltre 100 delegazioni governative e più di 2.000 imprese. Ufficialmente dedicata alla ricostruzione del Paese, la conferenza si è di fatto configurata come una piattaforma anticipata di spartizione economica e geopolitica.

Damasco, la pedina

Le dinamiche di potere del Medio Oriente si apprestano ad essere dominate da due grandi attori, la Turchia e Israele, i quali sono pronti a sfidarsi strategicamente per assicurarsi l’egemonia regionale. Tel Aviv tenta di indebolire la Siria di Al Jolani, sostenuto da Erdogan, per fomentare il caos e approfittarne tatticamente. Siamo all’inizio di una rivalità che sarà in grado potenzialmente di ridefinire gli equilibri dell’area e aprire a nuove prospettive.

La nuova sfida Balcanica

Dalla fine del 2024, la Serbia è attraversata da un’ondata di proteste studentesche che si sono trasformate in un movimento nazionale di opposizione al presidente Aleksandar Vučić e alla sua linea politica. In un contesto segnato da profonde fratture interne, ambizioni europee in stallo, e legami strategici con Russia e Cina, i giovani guidano una mobilitazione senza precedenti.

Il grimaldello per scardinare la Siria

Il caos siriano rappresenta un’opportunità storica per Israele, che non ha alcun interesse a smettere di soffiare sul fuoco. I drusi, minoranza di rilievo nella società siriana, potrebbero rappresentare la chiave per il riconoscimento del Golan.

Il Ponte che riavvicina l’Italia

È necessario smetterla di trattare la questione del ponte sullo Stretto di Messina come una mera questione contabile. Il Ponte va fatto per restituire la Sicilia all’Italia, e l’Italia alla Sicilia. Sarà la chiave per sciogliere l’isolamento siciliano, rilanciando il Meridione, proiettando l’Italia tutta al centro del Mediterraneo.

Rapire un Dio

Tibet, 1995. All’età di sei anni Gedhun Choekyi Nyima viene riconosciuto come reincarnazione del Panchen Lama, figura di primaria importanza nel mondo tibetano e strettamente legata al Dalai lama. Il governo cinese, temendo di perdere controllo e legittimità, rapisce il bambino. A trent’anni da quel giorno, un intero popolo attende ancora il ritorno della sua guida spirituale.
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