OGGETTO: Tutti i nodi della morale
DATA: 06 Febbraio 2025
SEZIONE: Recensioni
FORMATO: Letture
AREA: Italia
Per comprendere chi siamo bisogna capire da dove si viene, come si vorrebbe vivere, cos’è il bene e cos’è il male, senza rinunciare alla propria identità. Tutto questo ha a che fare, prima di tutto, con una certa idea di progresso morale, che è il cuore di "Nodi. Esperienze di filosofia morale", l'ultimo saggio di Pierpaolo Marrone (Mimesis Edizioni, 2024). Un’indagine sulle pieghe, le imperfezioni, i nodi che affollano il presente confuso che ci circonda.
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La filosofia morale è una “teoria della pratica”, una riflessione, una speculazione su come dobbiamo agire, su come devono essere le nostre azioni per essere giuste, orientate al bene, e, quindi, su che cos’è il bene, su qual è la legge che dobbiamo seguire per realizzarlo. Questa è la definizione, fin troppo accademica se vogliamo, frutto di una semplice e banale ricerca sul web, di quella particolare branca della filosofia chiamata, appunto, filosofia morale. Disciplina scivolosissima. Sia che si parli di etica, pubblica e privata, oppure di cosa sia giusto o sbagliato fare in una determinata circostanza, la filosofia morale, tuttavia, è un’esperienza che appartiene a ciascuno di noi. Una chiamata e una domanda di senso cui è impossibile sottrarsi. Dove ognuno procede, consapevole dell’errore, dell’inciampo improvviso, a determinare il proprio percorso su questa terra.

Proprio dalle nostre imperfezioni, dunque, così singolari e connotate, prende l’abbrivio Nodi. Esperienze di Filosofia morale (Mimesis, 2024)di Pierpaolo Marrone. Un libro utilissimo, da leggere disordinatamente o anche solo da compulsare, voce per voce. In quanto, come già altri lavori dell’autore (si vedano gli ultimi Parole per un’etica quotidiana e Pop-Sophia, sempre editi da Mimesis), anche questo riunisce brevi testi, ventuno per la precisione, ma dalla gestazione piuttosto lunga, tenuti assieme da «una molteplicità di fili problematici». Dei “nodi”, utilizzando la felicissima immagine del titolo, che rappresentano l’essenza stessa della vita morale. Dalle agitazioni politiche alle epidemie emotive, dall’etica della ricerca alla libertà di espressione, dalla presenza degli animali alla legittimità dello Stato, dall’inferno agli zombie, dal sacrificio religioso alla guerra, dalla debolezza della volontà al desiderio di dialogo, dalla monogamia alla resurrezione, le questioni qui indagate riguardano tanto la ricerca filosofica quanto il vissuto delle persone in carne e ossa.

Ed è per questo motivo che l’approccio di Marrone, seppur temperato da una grande conoscenza della materia, essendo docente universitario di stanza a Trieste, non poteva che essere di tipo soggettivo. «Anni fa, quando ero uno studente universitario – dice Marrone nell’introduzione -, mi capitò di sentire un professore che raccontava come gli artigiani che fabbricavano i magnifici tappeti persiani inserissero, come una sorta di firma personale, alcuni nodi fatti in maniera scorretta. Non ho mai verificato se la storia fosse vera, forse perché avevo troppo timore di scoprire fosse, invece, falsa. È una storia che mi attrae perché inserisce un tratto personale all’interno di un’esperienza significativa. Questi nodi imperfetti sarebbero il sigillo unico di un’esperienza propria di ciascuno di questi artigiani e artisti, ciascuna diversa da ogni altra. Mi piace pensare all’esperienza morale come a un’esperienza del genere, dove ciascuno è impegnato a disegnare e a tessere una trama complessa e lo fa, innanzi tutto, concependosi come centro di questa esperienza».

Queste poche righe, con cui l’autore dichiara fin da subito le regole d’ingaggio, valgano a inquadrare la sua impostazione come non certo al riparo da critiche. Tutt’altro. Qui, semmai, la dimensione dell’Io, presa nella sua singolarità scandalosa, preziosa, irrinunciabile – malgrado da più parti si dica che non è possibile definirne sostanza e confini -, è né più né meno l’ultimo appiglio prima di sprofondare nella barbarie. È la tradizione cui si appartiene. In questo caso occidentale, fondata com’è innanzitutto sul concetto di “progresso morale”, sulla netta distinzione tra il bene e il male, in mezzo ai mille difetti e le innumerevoli colpe di cui si è macchiato nella storia. È uno dei pochissimi, forse il solo, punto fermo dal quale iniziare a prendere coscienza, anche politica, di ciò che si vorrebbe essere. Come uomini e quindi come cittadini.   

Nei testi che compongono il libro, a sostegno di questa tesi, dunque non si troverà mai l’elogio di un Occidente volterrianamente visto quale “migliore dei mondi possibili” – posizione che spesso, sia detto en passant, serve solo a irrigidire gli opposti estremismi, quelli che da una parte “ringraziano” ciecamente, a prescindere, la nostra civiltà e quelli che, invece, scelgono di vederne solo il marcio, il male che pure esiste ed è in sopravanzo. Al contrario, l’Occidente dissezionato da Marrone, è fondamentalmente un’indagine sulla ragione (Epidemie emotive), il dubbio (A day in the life), la libertà (Senza radici), il potere (Uno stato straniero). È un viaggio in tensione costante, che non mira alle conquiste già raggiunte, ma muove verso quella che con il cardinale Robert Sarah – assente nella disamina dell’autore ma che, da una prospettiva cristiana, ha lungamente discusso di questi temi – potremmo definire “certezza morale”, la meta ultima, l’unica a indicare quale sia la direzione giusta. È un viaggio che, per certi versi, richiama il diverso utilizzo della parola, mai come oggi posta sotto l’attacco concentrico della semantica e della sua brutale accelerazione via social. E che, al contempo, vuole, anzi esige il silenzio: la dimensione privilegiata di un pensiero autentico, meno ancorato alla velocità e alla sovraeccitazione odierni. Che non escluda nemmeno la fede e una visione più spirituale dell’esistenza.

Infine, l’analisi di Marrone inchioda il lettore alla questione dello scontro, forse anche prezioso per la propria identità, con gli altri, con tutte le civiltà che non siano la nostra. Nelle ultime amare pagine del saggio, non a caso dedicate a Michel Houellebecq – che in diversi suoi romanzi ha preso l’islam, e il nostro difficile rapporto con esso, a simbolo e metafora di questi anni -, l’autore conclude che «a una cultura dove Dio, un dio combattente, un dio che vuole espandersi tra gli infedeli, è un ricettacolo potente di senso, anche se certamente non l’unico – l’islam -, che cosa abbiamo da opporre?». Ecco, se la risposta è «troppo poco» – questa l’angosciosa verità cui giunge lo scrittore francese e, con lui, anche l’autore stesso -, per impedire che questi “nodi” si facciano scorsoi bisognerà pure tentare di scioglierne qualcuno. Iniziando magari dalla lettura di questo lavoro mirabile di Pierpaolo Marrone.

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