OGGETTO: Le community notes sono la nuova verità
DATA: 21 Gennaio 2025
SEZIONE: Media
FORMATO: Visioni
AREA: Altrove
Le masse cercano di essere giornalistiche, esattamente come i giornalisti cercano di farsi massa: ecco da dove origina la diatriba tra "Fact Checking" e "Community Notes". Dalla vittoria del primo fenomeno avremo la realtà di domani, creata ancora prima che essa venga narrata. Rimarrà l'eterno problema di dove stia la verità e di come i social media debbano gestire le nuove frontiere della veridicità. Ben lontano dall'essere risolto.
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Nel momento in cui l’uomo si pone questioni sulla correttezza del Fact Checking comparato alle Community Notes, risalta ancora una volta un problema annoso: la verità e la sua verifica. Qualcuno potrebbe scomodare Popper, banalmente, individuando nel primo la verificazione e nel secondo la falsificazione (o viceversa). Ma non parliamo di sistemi scientifici-epistemologici. Recentemente il grande apparato di Meta (Facebook, Instagram, Whatsapp, etc…) ha deciso di porre nelle Community Notes, un sistema algoritmico nel quale delle ”Note” vengono proposte da valutare come utili o meno da utenti che man mano assumono punteggi di affidabilità nel rispondervi.

Tale sistema viene assunto presupponendo che dei post, delle asserzioni, delle notizie possano essere validate tramite un insieme di opinioni, di clienti con vari gradienti di fiducia. In tale maniera la verità sta nella massa, soltanto un certo numero di soggetti può verificare l’ affidabilità di una notizia. Il Fact Checking invece presuppone che vi sia un ente “super partes”, che verifica la falsità di un contenuto (in particolare date, nomi, riferimenti numerici). Tali terminologie giornalistiche però pongono l’uomo di fronte all’idea di verità, nella sua velata essenza:

“Il vero, si tratti di una cosa vera o di una proposizione vera, è ciò che quadra, ciò che si accorda. Esser-vero e verità qui significano accordo, e questo in una doppia maniera: da un lato, l’accordo di una cosa con ciò che si intende già per essa, dall’altro la concordanza tra ciò che è inteso nell’asserzione e la cosa. Questo doppio carattere dell’accordo è messo in luce dalla definizione tradizionale dell’essenza della verità: veritas est adaequatio rei et intellectus. Essa può significare: la verità è l’adeguazione della cosa alla conoscenza. Ma può anche voler dire: la verità è l’adeguazione della conoscenza alla cosa.” (Heidegger, p.136)

Questo adeguamento, questa correlazione tra una realtà e un “fatto”, ha una caratteristica nuova sotto la luce della società del ventunesimo secolo dove il quarto potere non narra i fatti, ma li forgia. Un evento inteso come il mero accadimento fisico, il corpo e gli identificativi dei coinvolti, il tempo atomicamente relativo, danno soltanto in apparenza di “scienza” giornalistica, come se non esistesse una weltanschauung in ogni attimo, il narrare e l’interpretare, le persone come profondità e psiche, la durata e la memoria.

È, piuttosto, la menzogna di chi ha smarrito il discrimine fra le parole e le cose, fra le notizie e i fatti e quindi non può più sapere se sta mentendo, perché per lui è venuto meno ogni possibile criterio di verità. Quello che dicono i media non è vero perché corrisponde alla realtà, ma perché il loro discorso si è sostituito alla realtà. La corrispondenza fra il linguaggio e il mondo, su cui un tempo si fondava la verità, non è semplicemente più possibile, perché i due sono diventati uno, il linguaggio è il mondo, la notizia è la realtà. Solo questo può spiegare perché la menzogna non abbia bisogno di rendersi verosimile e non nasconde in alcun modo quello che a chi ancora aderisce all’antico regime di verità appare come evidente falsità.” (Agamben, 3 Luglio 2023)

Ma nel caso specifico, non si tratta di giornalisti o professionisti della notizia, ma di dare la stessa possibilità d’opinione a gente comune tramite la forza del social network. Il giornale diventa essenza della voce massificata nel momento in cui insegue la vendita della copia e il plauso popolare, il salottino degli opinionisti ha una naturale tendenza ad assomigliare al bar per formazione intrinseca della società. La frase sintetica, lo slogan, la propaganda contrapposti al discorso, la narrazione, l’erudizione, il riferimento edotto spingono con ferocia lontano tra loro verità e proposizione.

“La verità non ha la sua dimora originaria nella proposizione. Nello stesso tempo, però, si solleva il problema del fondamento della possibilità intrinseca del comportarsi che sta costantemente aperto e che prospetta una misura di conformità; è infatti solo questa possibilità che dà alla conformità della proposizione l’apparenza di realizzare in generale l’essenza della verità. […] La costante apertura del comportarsi, che rende intrinsecamente possibile la conformità si fonda sulla libertà. L’essenza della verità, compresa come conformità dell’asserzione, è la libertà.“ (Heidegger, p. 141-42)

Il Fact Checking obnubila la libertà, chiudendo il mondo della verità alla conformità delle opinioni ad un canone prestabilito e ciò va ben al di là dell’utilizzo di parole come “inclusione” o “democrazia” poiché utilizzate non conformemente al senso di apertura che presuppongono per essere considerate vere. La mancanza di coraggio e il finto disinteresse portano alcuni a cercare di mantenere il veto dell’opinione superiore, i detentori dei timbri di veridicità sono gli stessi che promulgano una vicinanza democratica al popolo garantendo un’opinione e un “fatto” verificato. ”Il giornalista è sempre uno che dopo sapeva tutto prima.” (Karl Kraus, Di Notte)

Le Community Notes sono un salto nel vuoto, ma che sa di sincero adeguamento allo spirito dell’epoca, la briglia sciolta del popolo, fiero dei suoi umori, delle sue simpatie e delle sue ignoranze. La cavalcata dritta verso lo strapiombo? Difficile dirlo, ma abbastanza certo per chi crede nel declino della cultura occidentale.

L’ascesa della dicotomia “Fact Checking” vs “Community Notes” è frutto di due visioni ermeneutiche che trovano diverse giustificazioni nella rinuncia: o alla libertà o alla certezza. La società di massa ha portato ad un avvicinarsi reciproco di popolo e notizia, realtà e narrazione, giornalista e cittadino. Non sappiamo se sia colpa dei lettori, quella di aver richiesto sempre più opinioni ai giornalisti e di distanziarsi sempre di più dal mero elenco di novità giornaliere, o se sia il contrario. Ma sappiamo che la questione della verità, ormai soltanto fede o mitologia, non cessa di richiamare l’uomo nella sua intimità indipendentemente dal dittatoriale anelito del potere e della tecnica alla sua manipolazione. Soltanto guardando la questione nella sua totalità possiamo fare chiarezza sulle specificità comunitarie e di controllo che ci riguardano nel quotidiano.

“Nel pensiero dell’essere, la liberazione dell’uomo per l’e-sistenza, che fonda la storia, viene a prendere la parola, parola che non è l’« espressione» di un’opinione, ma la compagine ben custodita della verità dell’ente nella sua totalità. Quanti siano quelli che hanno orecchio per questa parola, non ha importanza. Chi siano coloro che sanno ascoltare, è decisivo per la posizione dell’uomo nella storia. […] Il senso comune si richiama all’ovvietà dell’ente manifesto e considera ogni domandare del pensiero come un attentato al sano buonsenso comune e alla sua infelice suscettibilità.” (Heidegger, p. 153-154)

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