OGGETTO: L'Heidegger cinese!
DATA: 16 Febbraio 2021
Sembra un paradosso: in Cina, forse uno degli ultimi paesi a matrice comunista, un nugolo di studenti ha iniziato a leggere Heidegger. Il risultato è disastroso
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La Cina è sufficientemente grande per non trovarvi il bizzarro di turno. Sulla Los Angeles Review un baldo giovane ha raccontato della sua avventura all’università pechinese di Tsinghua. Ha trovato, dice, un gruppo di lettura di Heidegger. Quando voi andate sul sito di quell’università trovate una bella messinscena: scorrete sulla pagina principale, vedete un pot-pourri di visi bianchi e orientali, fin qui tutto bene. Entrate poi nella sezione Schools and departments e… sorpresa!

La sezione di insegnamenti marxisti, sotto scienze sociali, è una scatola vuota. Il tutto in un contesto da cartello pubblicitario metropolitano, dove nella pagina del sito che raccoglie le varie scatole degli insegnamenti, le magic dream box come dicono in USA, c’è un’improbabile fotografia di campus su terreni verdeggianti che si alterna ad altre immagini di edifici a mattoni rossi sotto la neve, del genere New England.

Poi, non appena entrate nelle varie scatole degli insegnamenti c’è un bel nulla, solo tanti ritratti del coronavirus. Insomma: disturbante.

Sia come sia, questa notizia che Heidegger sia letto, che gente sui vent’anni si metta in cerchio a leggere Essere e tempo in inglese, al tempo stesso mi consola e mi turba. Mi consola perché mi ricorda di quel professore ventottenne al liceo, sufficientemente bigotto, che di pomeriggio raccoglieva me, un altro tipo e qualche ragazza evidentemente problematica per farci leggere I pensieri di Pascal. Se rivedessi ora la scena mi sembrerebbe un bozzetto molinista, da pratica anti-estetica, totalmente irreale. A tratti stomachevole, come ogni narcisismo.

Ma ero giovane e questo ancora non lo sapevo. L’aspetto del circolo lettura Heidegger in un contesto dittatura cinese riesce comunque a turbarmi. Mi preoccupa che laggiù si veda in Heidegger un pensatore fruibile, spendibile perché molto astratto, lontano dalle questioni lasciate irrisolte dal loro fondamentale problema di illibertà.

I cinesi non riescono a capire che se Heidegger scrive così, con uno stile apparentemente avulso, è solo perché quel suo ragionare per concetti è tutta una predisposizione al totalitarismo. Potete giocare con le sue strutture, trattarle con amuchina e disinfettante ma la realtà non cambia: è un pensiero che si intreccia alla vita e, per la storia, Heidegger ha detto parole chiare sulla sua predisposizione ai nazisti. Vedere il suo discorso a Friburgo nel 1933 stampato dal Melangolo.

È tutta un’incomprensione, quella cinese. O per esser positivi: è il classico fraintendimento che genera pensieri su pensieri che visti col senno di poi sembreranno gran cosa. Per capirci: dagli anni Ottanta Heidegger va di moda in Cina perché filtrato dai francesi, quindi già si tratta di un condimento, di un’appropriazione, di un agghindamento in veste da caffè chantant dove quel che conta è l’esistenza più che l’umanesimo. Buffonate che l’Europa ha seppellito negli anni Sessanta, anche nel loro centro di irradiazione parigino: mentre in Cina è un “gin del pensiero”, uno spirito ancora di moda.

*

Com’era prevedibile, e come ho trovato scritto esplicitamente nel dispaccio pechinese dello studente americano, Heidegger sta trovando i suoi emuli. Ci sono intellettuali rampanti che elogiano il loro “presidente” quale figura mitica e altri che li rimbrottano dicendogli che sono “arrivati al punto di Heidegger” – a fare il discorso di Friburgo, a indossare la camicia bruna per ribadire i loro pensamenti.

Leggendo il pezzo sul gruppo di lettura cinese si apprendono comunque cose interessanti. Come questa: che loro, leggendolo in traduzione inglese, si trovano davanti a un problema: “Il ricadere di Heidegger sulla radice linguistica nel problema dell’Essere rende la cosa difficile nella lingua cinese che non ha la copula, il verbo dell’esistenza (è) che connette la parola (cielo)con la sua definizione (blu). In cinese, la frase che Heidegger enfatizza la si legge banalmente così – cielo blu. La parola che indica l’essere implica solo l’esistenza in cinese, non la definizione per mezzo della copula”.

Tutto questo pare assurdo e lo è, decisamente. Ma non c’è da disperare. Un po’ è il destino dell’intellettuale, rimanere in alto sulla torre “nato per vedere, collocato quassù a guardare, legato alla torre da giuramento, il mondo mi piace” come ha detto Goethe due secoli fa e purtroppo le cose non sono cambiate. Purtroppo o per fortuna, non lo so, ho ancora una quantità tremenda di dubbi.

Una cosa la vedo chiara comunque a distanza di tempo: quando Goethe dice “il mondo mi piace” c’è un senso lieve, quasi ingenuo, zucchero a velo cosparso dall’alto che lascia spaziare l’emozione: “Spingo lo sguardo lontano, vedo le cose vicine, la luna e le stelle, il bosco ed il capriolo”.

*

Come risultato negativo di questa saggezza da torre d’avorio c’è la totale incomprensione del mondo.

Ricordo di aver letto Essere e tempo quando fuori era primavera, fu una sorta di lockdown autoimposto per una settimana. Follia. Tanto più che non dovevo farci un esame. Quindi ha ragione Machado:

Filosofi nutriti di zuppa di convento

scrutano impassibili l’immenso firmamento;

e se li scuote in sogno, come suono lontano,

clamore di mercante dei porti di Levante,

neanche penseranno a chiedere: che accade?

Ed ha aperto la guerra già le porte di casa.

*

La vita è strana per fortuna. Ieri mi sono trovato a passare davanti a una piccola università che ho riconosciuto come tale non per cartelli o epigrafi al di fuori, ma per due ragazze sotto il portico dall’altro lato della strada. Aspettavano non so bene cosa. Non mi sono sentito vecchio solo per dieci anni, ma c’erano delle vibrazioni che sembravano dire: l’università sta sognando.

Quei ragazzi cinesi che leggono Heidegger stanno facendo un sogno pesante, non sono ancora arrivati alle luci del mattino. Poi verrà la giornata, poi il pasto e poi di nuovo quella testa pesante che ho adesso:

Non sei né giovane né vecchio,
ma è come se in un sonno dopo pranzo
sognassi di entrambe queste età.

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