OGGETTO: Ipnosi e depauperamento
DATA: 07 Agosto 2024
SEZIONE: Politica
FORMATO: Analisi
Ridurre il fenomeno delle elezioni americane ad un tentativo decostruttivo dei moventi psicosociali - deducibili dalle parole ben calibrate dei candidati - è l’inizio di un romanzo giallo sulle metodologie del potere. Onde discostarci da tale prospettiva, dovremmo accostarci al riscoprire alcune strutture su cui soggiace il partito Repubblicano. Quali sono i fondamenti di riferimento della struttura filosofica repubblicana, o almeno alcuni di essi? Forse prima ancora conviene partire da un obiettivo che accomuna le parti repubblicane e democratiche: la perpetrazione del potere e il depauperamento ideologico.
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Il vero crisma americano attuale è una discussione sulle modalità migliori di mantenimento di una egemonia politica, culturale e psichica sul mondo. Da una parte i democratici, con una prospettiva esogena derivativa di un applicativo neopositivista della società, ovvero una società retta da una ragione razionale e dalla certezza materiale delle componenti tecniche, sotto l’egida della giustizia quale anelito. Dall’altra i repubblicani, con una prospettiva endogena dettata dal mantenimento del Sogno Americano quale Exemplar Humana Vitae nel quale convergere e rassicurarsi in dettami di America First. Ma sarebbe erroneo ritenere che ad una parte manchi del tutto i costituenti dell’altra, cambiano semplicemente gli ordini di importanza: primo e secondo. Ad ogni modo quanto gli USA debbano uscire da se stessi o meno è un dibattito ampiamente discusso e che sembra caratterizzare marcatamente le parti, pur mantenendo entrambe lo stesso fine della “grandezza della nazione” e il conseguente egemone implicito della “grandezza della più grande delle nazioni”. 

Per quale motivo però la più potente nazione del mondo possiede solo due partiti? Non sarebbe maggiormente rappresentativo che ne avesse cinquanta o duecento? No, poiché dietro un così semplice ragionamento si nasconde un altro importantissimo asse filosofico che gestisce la dinamica: la politica economica guidata da un rasoio di Ockham sull’efficienza. Ma in quale senso la limitazione costituisce un vantaggio economico? La rapidità e la trattativa tra l’assetto economico e l’assetto politico vengono enormemente semplificati. Non occorre così che l’azienda X supporti implicitamente i partiti Y, Z, W andando a ramificare e contrattualizzare la dipendenza. Ma oltre che la semplificazione, la limitazione apre le porte ad un secondo aspetto più sottile ma molto più importante: il depauperamento e il conseguente controllo. La presenza di cinquanta o più partiti richiede necessariamente all’elettore che egli si orienti in essi, leggendone i programmi, ascoltandone i discorsi e interessandosi alle proposte. Con due partiti (o due assi) l’impegno richiesto è minimo per una partecipazione, la lettura ridotta e l’ascolto altrettanto e la comprensione, anche minimale, del programma è più accessibile. Tali aspetti sono apparentemente positivi poiché anche la dinamica di controllo economico è alquanto semplificata e l’influenza sull’elettore, ridotta a pochi fattori nettamente dicotomici e contrapposti, va ad annullare qualunque trattativa politica (due partiti contrari in ogni aspetto ideologico, hanno poco da mediare tra loro) e va a implementare la trattativa economica (le aziende possono sostenere o X o Y o entrambi andando a creare un bacino di sostenitori). La riduzione della scelta politica e il depauperamento culturale-politico dell’elettore aprono la strada ad una inversione direzionale. Non è più la Politica che influenza l’Economia ma l’esatto contrario. Le campagne americane giocano principalmente sull’ ottenere sostegno di tali fattori economici. 

Donald Trump ha ripreso in maniera efficace un aspetto del pragmatismo americano enucleato da William James nel 1907 su Pragmatism: A New Name for Some Old Ways of Thinking. Egli nota come l’intera storia della filosofia possa essere letta alla luce di una contrapposizione tra temperamenti umani: tough-minded e tender-minded. Il primo tende a fatalismo, materialismo e dogmatismo, il secondo tende a idealismo, religione e ottimismo. Il ricongiungimento di questa contrapposizione è lo scopo del Pragmatismo quale movimento filosofico e con una certa immaginazione è anche possibile notare che questa contrapposizione è forse rappresentativa dell’intera società americana e delle sue tendenze. Dopo un secolo da tali movimenti di pensiero, possiamo ancora notare come essi dettino direzioni della politica americana e questo Trump lo ha capito benissimo. Egli cerca un connubio pragmatico delle anime americane tender-minded e delle tough-minded, egli cerca l’approvazione divina e idealistica verso un futuro ottimista con la forza dogmatica, fatalista di un sordido e machiavellico materialismo. 

Addison Moore nel 1905 enuclea questo aspetto a sostegno del pragmatismo: “Ma quando il pragmatico è accusato di ambiguità perché usa “scopo pratico”, ora per indicare “fini materiali per il bene di cui sono necessari movimenti fisici” e ora per indicare “problemi puramente teorici”, deve rispondere: che una “fine” non può in quanto tale essere “materiale”; come fine deve essere ideale. E che “puramente teorico” chiede la questione, poiché è solo la tesi del pragmatico che, nella misura in cui entrambi coinvolgono il pensiero, non c’è una differenza generica tra l’avvio di un fuoco e la manipolazione di equazioni matematiche. In effetti, quest’ultimo può facilmente far parte del primo, e anche nelle sue fasi più ideali dipende in ogni punto dal lato “fisico” della macchina dell’immaginario visivo, motorio, ecc.” (Addison W. Moore, The Philosophical Review, Vol. 14, No. 3 (May, 1905), pp. 322-343 

Roma, Aprile 2024. XVII Martedì di Dissipatio

Il pragmatismo adotta una tecnica ipnotica di convergenza di causa-effetto dove l’ idealismo della causa comporta il materialismo dell’effetto e dove il materialismo della causa comporta l’idealismo dell’effetto. Ne emerge la giustificazione dialettica, anche in senso hegeliano, del pragmatismo quale metodo definitivo di giustificazione della contrapposizione: la sintesi è nel metodo. Appropriandosi del ciclo hegeliano classico ma sostituendo la sua sintesi ideale con una sintesi metodologica (quel che in Hegel avrebbe potuto essere una Tesi), lo Stato che abbraccia tale processo è tanto Benedetto da Dio quanto dai fatti. E i Diritti? Da dove proviene la bussola attorno alla quale orientare tutta la dimensione idealistica? Trump lo ha capito bene: dal massimo ideale, Dio. La sua non è una missione semplicemente politica ma ha un qualche portato divino. Ai suoi comizi i sostenitori con volti estatici e cori aprono le porte a reminiscenze medievali di sudditi che aspettano la guarigione delle scrofole da parte di sovrani guidati dalla provvidenza.  

E chi magari non ha questo afflato religioso? Trump raccoglie anche il loro appoggio con la sua rappresentazione di uomo pratico e forte, volto ad effetti certi ed efficaci ottenibili dalla sua determinazione finalistica. Conta fare, il metodo e la forza sono tutto: Law & Order. L’ipnosi pragmatica ha raggiunto la sua efficacia anche dopo un secolo semplicemente cambiando i contenuti non ideali aggiornandoli alla contingenza del momento. Ovvero il movente Tender-Minded che spinge i cuori degli americani (e non solo ormai) verso una corrente o un altra, con una promessa di effetti pratici e finalismi che non hanno ancora nulla di pratico e in atto a cui riferirsi. Queste proiezioni di realtà fideistiche nella quale esiste tanto il fatto che esse siano causa tanto quanto effetto, la certezza dei fatti crolla in un abisso senza fondo e nella confusione. Si tratta solo di promesse idealistiche o sono soltanto promesse di un cinico dogmatismo?

Con questo ultimo tassello l’Ipnosi pragmatica ha ottenuto il suo effetto dopo centoventi anni mantenendo il suo nucleo metodologico. Cause ed effetti si nascondono e inabissano a vicenda mascherandosi continuamente tra ideale ed empirico. L’eroismo americano è tanto causa quanto fine e in questo senso di appartenenza sentimentale trova la sua forza. La squadra della fiducia assoluta ha chiesto il suo pegno: un’appartenenza fideistica. Trump si erge quindi a titano e al contempo macchietta poiché è evidentemente scisso al suo interno, così come i suoi sostenitori e le loro origini socio-culturali. Un fenomeno e un prodotto che in fondo però non risana quello scisma originale di ideale ed empirico ma fa soltanto emergere il gioco-forza di Necessità, Storia e Tecnica unite in unico potere.

Siamo giunti cosi a un nuovo meccanismo del tempo, così lontano da quello antico, e pur investito di un comando assoluto. Abbiamo cercato di dargli tante forme consolanti, come ragione dialettica, forza della Storia e così via, ma il vecchio nome ottocentesco di Progresso gli si confa molto meglio, ché evoca al tempo stesso speranze ingenue e lo spavento leopardiano. Oggi, cominciamo a vedere che cosa vuol dire. Esso non rappresenta se non la Necessità delle cose, la logica della Storia e la logica della tecnologia combinate in un solo potere. Con l’imporre mutazione ininterrotta a un ritmo sempre più veloce, questa Necessità ha fatto del tempo una continua catastrofe che non consente riti, ha reso quasi impossibile la libertà interiore e il prender distanza, ha rimosso la pietà filiale oltre l’orizzonte, nel crepuscolo della posterità. (Fato Antico e Fato Moderno, Giorgio de Santillana, Adelphi, 1985, pg. 50)

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