OGGETTO: Berlusconi supera Salvini dall’aldilà
DATA: 13 Giugno 2024
SEZIONE: Politica
FORMATO: Analisi
AREA: Italia
La Lega (fu Nord) di Salvini è uno dei grandi sconfitti di questa tornata elettorale europea. L’asticella non era alta in partenza, ma pochi si aspettavano che il leader del Carroccio venisse battuto dal partito di Berlusconi, scomparso proprio un anno fa. Salvini paga alle urne lo scotto di promesse non mantenute e molte incoerenze. Tuttavia, a livello nazionale, il centrodestra può dirsi in salute. Esulta il segretario Tajani, che ancora spera in un incarico europeo di primo piano.
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Una volta, scherzando – e certamente più d’una – Silvio Berlusconi disse che avrebbe vissuto fino a centovent’anni: parrebbe dall’aldilà sia riuscito a battere il vivo e vegeto Matteo Salvini alle elezioni europee. Il Cavaliere, scomparso esattamente un anno fa, conferma la sua impronta indelebile sul partito che ha fondato, classificandosi quarta forza politica italiana, oltre ogni aspettativa. Il margine di vantaggio di Forza Italia sulla Lega non è ampissimo. Ma abbastanza da far cantare vittoria agli azzurri e al “fu” esecutore testamentario del “partito di plastica” (plastica resistente, a quanto pare) Antonio Tajani. FI si conferma una forza che ha voce nel PPE – stabile a otto seggi, al 9,6 per cento. La Lega, invece, di seggi ne perde quattordici ed è ferma al nove per cento. Se è vero che la destra ha rafforzato le sue posizioni negli Stati Membri e in Europa Bruxelles, la Lega è un’eccezione.

Per il Carroccio il risultato delle europee è un fiasco. Insieme con gli estremisti pentastellati e la micro-galassia liberale, è il grande sconfitto di questa tornata elettorale. A livello nazionale, il centrodestra è comunque in salute e conferma la sua doppia anima. Da una parte, una atlantica, pro-NATO, ma non convintamente anti-putinista. Dall’altra, una nazionalistica, sovranista, euroscettica e dichiaratamente filorussa. I tre partiti della coalizione – Fratelli d’Italia si conferma in testa – si muovono tra questi due filoni. FdI, in particolare, all’occorrenza si rivela pragmatico sulle tematiche europee. Non è un caso che si parli di un ruolo importante di Giorgia Meloni e di ECR nel contribuire a determinare le nomine ai vertici europei per la decima legislatura. Rimangono, tuttavia, le divisioni sull’Europa. Salvini è contrario a rapporti con i socialisti, mentre Tajani fa sapere che si comporterà in linea con le decisioni del PPE.

La premier mantiene ampia distanza tra i due alleati ed è confortata dal risultato del partito e della coalizione – i tre partiti appartengono a tre famiglie diverse in Europarlamento. Resta il fatto che il sorpasso (non a destra!) di Forza Italia della Lega è uno smacco per Salvini. Vero è che l’asticella del Carroccio non era altissima prima delle europee, come a far intendere che il risultato deludente fosse già in contro. Prendere un voto in più che alle politiche del 2022 era il target generico e poco impegnato. Per analizzare le ragioni del binomio sconfitta-sorpasso della Lega si deve partire da un’immagine. Quella dell’anziano fondatore della Lega Umberto Bossi al seggio elettorale. Sì, ma per votare Forza Italia! Il che la dice lunga. E forse ha un che di incredibile, ma è il simbolo di una Lega salviniana in crisi.

Il vicesegretario del partito Andrea Crippa e il capogruppo dei senatori Massimiliano Romeo hanno detto di non credere al gesto del Senatur. A seguito di alcune richieste di espulsione del fondatore, il governatore lombardo Attilio Fontana ha detto che Bossi non si tocca. L’anziano leader che vota Forza Italia – un partito rivale, con il quale storicamente c’è sempre stato amore e odio – attesta un leggero riversamento di alcuni voti dalla Lega a Forza Italia. Diversi elettori leghisti hanno seguito l’esempio di Bossi. Complici il desiderio di una forza politica moderata, popolare, conservatrice, meno urlata e cialtrona, più rassicurante e tranquilla. Requisiti che la Lega di Salvini non possiede.

Senza interrogarsi sul gesto anomalo del presidente del partito, Salvini si è affrettato a dire che Bossi manca di rispetto ai militanti. In sostanza, lo accusa di tradimento – lui, che ha tradito la missione originaria della Lega sulla questione Settentrionale, arrivando financo a perdere la roccaforte della mitica Pontida, feudo simbolo del Carroccio. Negligere l’anima nordista della Lega – che si è sempre fatta, a parole, paladina del “Nord produttivo” – è un elemento che ha infastidito l’elettorato in Settentrione. Un errore clamoroso e non in contraddizione con le ambizioni di rendere la Lega (già “Nord”) a tutti gli effetti un partito nazionale. Non è un caso che il Carroccio abbia registrato risultati non soddisfacenti nelle regioni del Nord, che peraltro governa. Ne deriva che il risultato deludente alle europee non si può comprendere se non si analizza la postura di Salvini nei confronti dei suoi territori storici.

In effetti, verrebbe da chiedersi come può un friulano, o un veneto, o un lombardo che vota Lega da quarant’anni sperare ancora nelle promesse del segretario che per il Nord ha fatto ben poco. Si crede forse di tenere stretto quell’elettorato mettendosi occasionalmente una cravatta verde? Altro che federalismo o autonomia. Per non parlare della fantomatica flat-tax del taglio delle accise, dei minibot, la riforma delle pensioni, abolizione del canone RAI, etc. La Lega flette anche per le mancate promesse che negli anni si sono accumulate. Tuttavia, Salvini e la sua cosiddetta “Bestia” mediatica hanno creduto di rabbonire l’elettorato solleticandolo anche visivamente con campagne abbastanza infantili incentrate sulle bottigliette con il tappo attaccato come nemico supremo degli italiani. Come a dire: noi in Europa ci batteremo per staccare i tappi dalle bottiglie – sottotesto: al posto di occuparsi di temi un po’ più seri e di peso dell’Italia.

Un altro motivo del sorpasso di FI della Lega è stata la tremenda (e voluta) ambiguità leghista in materia di Russia e Ucraina. Certo, la politica estera non entra mai tanto nelle questioni interne elettorali. Per quanto talvolta si possa dubitare della postura atlantica italiana, il filo-putinismo in Italia non è maggioranza, ma rimane un’ideologia trasversale tra i partiti. Una Lega filo-putinista, che plaude l’aggressione in Crimea e tentenna sulla condanna corale dell’attacco all’Ucraina, sente ancora il peso del Metropol e degli scandali connessi. Sul filo-putinismo, la Lega salvinista ha combinato un bel pasticcio. Tirata per i capelli, ha sì condannato l’attacco russo, ma è parsa poco sincera.

A spiegare il sorpasso di FI, poi c’è da considerare pure la scelta di candidare Roberto Vannacci – contro il parere di molti parlamentari e governatori leghisti, peraltro – e farne una bandiera di partito. Il candidato ha ricevuto oltre mezzo milione di preferenze. Ma il giocattolo preferito dei media in questa tornata elettorale, tuttavia, non ha contribuito a portare voti alla Lega. E ha già annunciato che in Europa farà il sabotatore – al posto si dedurrebbe, di far valere gli interessi italiani.

Gli (ex) elettori potrebbero inoltre non avergli perdonato l’alleanza con il Movimento Cinque Stelle. E contraddistinta dalla follia denominata Quota100, il flop nella gestione dei migranti, la demagogia inutile e spicciola come arte di governo e di opposizione. Il fatto che M5S e Lega abbiano subito importanti perdite in queste elezioni europee dovrebbe essere un segnale di smascheramento di un pacifismo sospetto quanto opportunista, verso le critiche incongrue nei confronti della NATO e dell’Europa, verso l’estremismo di cui dubitare. Ma soprattutto che l’elargizione di mancette qua e là funziona nel corto-medio termine. Il radicalismo di destra (Lega) o di sinistra (M5S) non è premiato nel lungo termine. Soprattutto non aiuta a risolvere i “problemi della gente”.

Non stupisce che alla luce di tutti questi elementi, una parte dell’elettorato abbia espresso un voto di protesta contro la Lega – partito, a sua volta, nato e vissuto come un partito di protesta. E che a beneficiarne è stato, in minima parte, un partito fratello più moderato. Forza Italia c’è e resiste, contro ogni ottimistica previsione che non dava molto credito alla teoria secondo la quale scomparso il Cavaliere il partito si sarebbe dissolto. Difficile dire quanto sarà contato il cognome nel simbolo per incrementare voti. Berlusconi – che da politico è stato sulle prime pagine dei giornali per trent’anni e da imprenditore per cinquanta – non è stato dimenticato e non sarà dimenticato a breve perché è rappresentava, prima di tutto, un brand. Fino a diventare, alla fine della sua vita, financo il sacerdote di sé stesso – con i vari Tik-Tok, etc.

Questo elemento atipico, legato più all’affezione personale per il Cavaliere di molti che alle proposte di Forza Italia in sé, ha giocato un ruolo (minimo) nel galleggiamento del partito. Il Berlusconi-brand, il Berlusconi rock-star, l’icona, il mito oltre la morte, ha giocato un ruolo importante. Altrimenti non si spiega perché insistere sul lasciare il cognome nel simbolo del partito. Il risultato di FI alle europee è riconducibile solo in parte alla mitezza del buon Tajani. Che ha incassato un risultato positivo e, per quanto rappresenti l’usato sicuro, non brilla per carisma ed è espressione di una noiosa (ma rassicurante) stabilità. Al netto di una oggettiva competenza maturata specialmente in sede europea. Forza Italia rimane, a parole, una forza di quel centrodestra conservatore, borghese e fintamente liberale. Area a cui FdI sta mirando e che oramai appare fuori portata per la Lega salvinista.

Per ora, il test della leadership di Tajani è agilmente superato. L’incremento di consensi per FI rispetto alle politiche del 2022 (8,1 per cento) e alle europee di cinque anni fa (8,8 per cento) si è avverato. A differenza di Salvini, Tajani aveva fissato l’asticella: obiettivo dieci per cento. Irrealistico, secondo molti, eppure così non è stato. Il leader forzista non ha voluto attaccare Salvini o infierire sulla sua débâcle. Si è detto soddisfatto e ha ricordato che FI è portatrice di una linea moderata, tranquilla, equilibrata. A differenza della Lega – che in Europarlamento siede tra le file di ID, irrilevante e fuori dai giochi – Forza Italia è da decenni un socio PPE, dove in passato e anche questa volta giocherà un ruolo nelle nomine dei vertici europei.

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Roma, Aprile 2024. XVII Martedì di Dissipatio

Dunque, Berlusconi ha battuto Salvini e Vannacci dall’aldilà. Ma è difficile pensare che Forza Italia – nella sua forma attuale – staccherà la Lega di Salvini come quella del Cav. superava quella di Bossi. Tajani al venti per cento prossimamente, come il segretario di FI ha detto, pare decisamente fuori misura. Anche perché al momento il campo del centrodestra è dominato da Meloni. La Lega arretra al Nord e progredisce nelle isole. Il partito continua a perseguire sulla linea più nazionale. Dal Putinismo non ha mai preso veramente le distanze e la battaglia per un Nord locomotiva d’Italia è in soffitta. Eppure Salvini in conferenza stampa dopo l’annuncio dei risultati delle europee ha esultato. Ha perso quattrocentomila voti rispetto alle politiche del 2022 e sette milioni rispetto alle europee del 2019. Ma superato dal partito di un defunto, fa intendere di essere vincitore.

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