OGGETTO: Zappa for president
DATA: 25 Gennaio 2022
SEZIONE: Ritratti
Zappa di Alex Winter rende il “mistero” di un artista inafferrabile, poliedrico, istrionico, misogino, anti-hippies, radicale, tirannico, geniale. “Un coacervo di contraddizioni coerente con le sue stesse contraddizioni”.
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Zappa l’italoamericano. La Favorita, Palermo, 14 luglio 1982. Non è ancora passata la sbornia per la vittoria dell’Italia di Bearzot nella finale di Madrid; anzi, i festeggiamenti si sono mescolati a quelli per Santa Rosalia. Una fiumana di gente invade le strade: chi per celebrare la santuzza, chi s’incammina verso viale del Fante per ascoltare il musicista di Baltimora dal sangue siculo. Zappa il giorno prima era sbarcato a Punta Raisi e aveva visitato Partinico, il paese da cui il padre era partito per cercare fortuna in America. Lui, con i lunghi baffi “patriarcali”, ha voluto a ogni costo terminare la tournée a Palermo, epicentro della guerra alla mafia. Il capoluogo è in mano alla malavita; perfino il servizio d’ordine pare costituito da picciotti. Il palco è stato montato sotto la tribuna, a centrocampo. Ci sono almeno cinquanta metri tra il pubblico e la band. L’acustica è disastrosa, i musicisti paiono lontanissimi e isolati. Alcuni ragazzi della curva nord sfondano un cancello per scendere sul prato. Molti si accodano per sentire meglio. I reparti di polizia, dispiegati in gran numero assieme all’esercito, intervengono lanciando lacrimogeni ad altezza uomo. Si scatena il panico; s’inizia a sparare. La band continua a suonare tra il fumo temendo che se avessero smesso la situazione sarebbe peggiorata. Dopo quaranta minuti sono costretti a rifugiarsi nei camerini mentre fuori si combatte. Dei morti si sarebbe venuto a sapere solamente il giorno seguente. Il tour europeo è stato un disastro: a Kiel e a Ginevra i concerti erano stati interrotti dal lancio di oggetti; a Mannheim la pioggia torrenziale aveva subito fermato l’esibizione e in Francia due date erano state annullate. I sentimenti anti-americani erano così forti in Europa che perfino parte del suo pubblico lo considera un simbolo a stelle-e-strisce. Proprio lui, alfiere anti-sistema per eccellenza! L’ennesimo cortocircuito di una carriera irriducibile

Zappa l’incendiario. Pacific Grove, California, 5 luglio 1953. Fin da piccolo Frank dimostra subito il suo carattere “esplosivo”. Suo padre, che lavora per la Marina, vuole che studi chimica ma i suoi interessi si concentrano sulla  polvere pirica. Lui stesso racconta “come mi feci saltare le palle” caricando con un composto di sua invenzione dei tubi raccolti dopo la festa dell’Indipendenza nel garage di casa. Lo scoppio spalanca la saracinesca lasciando un cratere nel pavimento e scagliandolo illeso a qualche metro di distanza. Sono i continui trasferimenti della famiglia a renderlo solitario e introspettivo; è frustrante stringere legami che sarebbero stati periodicamente sradicati. A quindici anni ha già cambiato sei scuole e, ovviamente, anche la sua istruzione ne risente. Non ha amici e così per integrarsi gioca la carta del buffone di classe, preferendo la compagnia dei ragazzi messicani e, più avanti, suonando in una band multietnica. Sviluppa un canone d’eleganza tutto suo, in aperta contraddizione con i “bravi ragazzi” in giacca e cravatta e detesta il cattolicesimo bacchettone di famiglia. La strada contro il perbenismo è tracciata.

Zappa il pappone. Cucamonga, California, 26 marzo 1965. Jim Willis, travestito da venditore di auto usate, si presenta allo Studio Z cercando un film porno per una festa. Frank è in bolletta, lo studio gli serve più per imparare a usare le attrezzature piuttosto che come lavoro. Risponde che lo potrebbe girare, ma Willis tira sul prezzo. Per cento dollari gli promette solamente un’audio. Frank non sa che la conversazione viene registrata da un furgone parcheggiato sulla via. Passa la notte a incidere gemiti e sospiri con annessi cigolii del letto assieme alla fidanzata; per concludere la gag ci aggiunge una musichetta sexy. Il giorno seguente l’agente Willis si presenta per lo scambio, ma vuole dargli solamente cinquanta dollari. Frank rifiuta mentre la polizia fa irruzione assieme ai giornalisti. “Il ruffiano” viene portato nella prigione della contea. Al processo il giudice sentendo il nastro scoppia a ridere. È condannato a scontare dieci giorni in carcere. Quando esce è cambiato. Quell’esperienza lo segnarà per tutta la vita. Il sistema giudiziario americano è osceno. Non crederà più a nulla di ciò che viene detto dalle autorità.

Zappa il reporter. Watts, California, 11 agosto 1965. Tutto inizia quando il bianco chips Lee W. Minikus ferma un automobile guidata da un nero in stato d’ebrezza. L’agente chiama i rinforzi mentre un capannello di curiosi si raduna attorno al veicolo. Nel giro di dieci minuti il gruppo cresce fino a 250 persone che diventano 1000. La folla è ostile; inizia una sommossa che dura 6 giorni e incendia L.A. Frank guarda i disordini in tv scrivendo di getto Trouble every day, un brano esplicito di violenza razziale, disoccupazione, alloggi fatiscenti e ingiustizia sociale. La canzone è un pezzo di giornalismo. Zappa si considera infatti un reporter; il taglio “sociologico” sarà una delle costanti nei suoi 71 album ufficiali. 

Zappa il freak. Hollywood, California, 27 giugno 1966. Esce Freak Out!, primo doppio (e concept) album del rock. L’esordio dei Mothers contiene già in nuce l’intera filosofia di Frank: è un inno al freakdom. L’unico antidoto al consumismo americano è liberarsi dalle convenzioni e dai modelli culturali inculcati dal sistema educativo. Più che un liminale hippy Frank è un fricchettone; un beat fuori tempo; un bohémien; più vicino a un artista romantico che a un fattone. Del resto detesta ogni genere di droga. La frattura con il movimento della Controcultura  si amplierà negli anni successivi. Frank reputa inutili le marce per la pace; derubrica il “flower power” a ennesima moda. Fiuta che il Sistema sta inglobando i giovani contestatori. Il suo metodo per cambiare la società è infiltrarsi ovunque: nei media, nell’esercito, nei centri di potere. 

Zappa il dittatore. Laurel Canyon, Los Angeles, dicembre 1969. Non è semplice lavorare con Frank. È un maniaco del controllo; il sovrano assoluto. Ogni cosa deve essere fatta a modo suo. A una settimana esatta dall’ultima data del tour  di maggior successo, Frank scioglie la band. I Mothers of Invention non la prendono bene. Dopo un decennio di date sottopagate nei peggio locali degli Stati Uniti, stanno finalmente guadagnando bene, ma non gli servono più, così li congeda telefonicamente. Ha sufficiente materiale live per i quattro dischi successivi. Afferma di scrivere musica solamente per sentirla suonata. Lo scopo è raggiunto.

Zappa l’intellettuale. Ukrainian, Ballroom, New York, 31 novembre 1978. Frank viene invitato all’ultimo secondo a sostituire Keith Richards alla Nova Convention. Nel backstage Patti Smith rosica. L’ennesimo cortocircuito: l’uomo anti-droga all’evento de Il Pasto nudo. Legge il brano del “Culo parlante” sul palco affianco a William Burroughs. I due si annusano e si piacciano. Pianificano una versione musical della bibbia dei junky; ma non se ne farà nulla.

Zappa il politico. Senato, Washington D.C., 19 settembre 1985. Frank viene convocato dalla Commissione che sta valutando le proposte del Parent’s Music Resource Center, un’organizzazione di genitori allarmati fondata dalla moglie del futuro vicepresidente Al Gore. Il PMRC vuole imporre sui dischi un rating simile a quello dei film. Un’occasione imperdibile per sfoggiare il suo sarcasmo. Zappa d’altronde aveva già in più occasioni dichiarato che la politica, in fondo, non fosse altro che la “sezione intrattenimento dell’apparto militar-industriale”. Imitando l’accento del sud di una delle donne del PMRC, tiene un lungo discorso contro i  “terroristi culturali” che si arrogano il diritto di decidere cosa sia lecito cantare o pubblicare. Utilizza i nastri delle udienze per comporre la canzone Porn wars.

Zappa l’ambasciatore. Praga, Cecoslovacchia, 24 giugno 1991. I sovietici si sono appena ritirati. 150mila persone si riversano in piazza per i festeggiamenti. Al palasport suona la Prague Selection di Michael Kocáb, tastierista e uno dei leader del Forum civico. Il neo-parlamentare gli ha già fatto conoscere Vacláv Havel mesi prima. Il presidente gli ha confessato di avere diversi dischi dei Mothers. Oltrecortina la band di Zappa è leggendaria perché, oltre a essere fieramente anti-comunista, rappresenta la quintessenza della libertà d’espressione. Lo nominano rappresentante in campo commerciale, turistico e culturale. James Baker, il segretario di Stato americano, vola in fretta e furia a Praga e il ruolo di Zappa viene ridotto a “emissario culturale”. Quando ritorna, però, Frank ha portato la Stratocaster color miele. Non la suona da anni; sarà l’ultimo indimenticabile concerto.                                         

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