Giuliano Da Empoli, autore de Il mago del Cremlino, scrisse diversi anni fa un libro meno celebre di quello che lo ha fatto arrivare finalista al premio Goncourt, ma altrettanto lungimirante. Si intitola “La prova del potere. Una nuova generazione alla guida di un vecchissimo Paese”. È stato pubblicato nel 2015, quando Matteo Renzi era già presidente del Consiglio. Insieme avevano lavorato a Firenze, poi in giro per l’Italia. Giuliano Da Empoli fu prima assessore alla Cultura di Matteo Renzi, poi divenne suo ideologo fin dai tempi delle primarie 2012, per infine consacrarsi suo consigliere politico appena entrato a Palazzo Chigi. Da un lettore spasmodico di Vladislav Surkov non poteva che uscire un testo fuori dalle logiche comuni. Con quel pamphlet l’autore già si domandava in che modo questa nuova generazione di trenta-quarantenni affacciatasi al potere avrebbe dovuto “evitare le trappole del nuovismo a tutti i costi, senza ricadere nella palude della conservazione e della rendita”.
Ma prima ancora di Giuliano Da Empoli, in tempi non sospetti, anche Luca Josi, enfant prodige del Partito Socialista Italiano per il quale divenne segretario del movimento giovanile dal 1991 al 1994, aveva già anticipato il fenomeno del “ricambio generazionale” con un patto siglato nel 2007 all’Ara Pacis di Roma nel quale alcune personalità sottoscrivevano l’impegno a lasciare o non accettare ruoli di leadership istituzionale una volta raggiunti i 60 anni. Tra i firmatari di quel manifesto non solo c’era Giuliano Da Empoli, ma anche l’attuale premier Giorgia Meloni, che allora aveva appena compiuto trent’anni. Tutto torna. Tutto deve ritornare, con delle coordinate spazio-temporali e spirituali rinnovate. Serve, ora più che mai, una presa di responsabilità generazionale dunque, ma anche di coscienza.
La necessità di trovare delle risposte alla domanda “ucronica” per eccellenza: come sarebbe il mondo se le cose andassero diversamente? Dissipatio, con la sua rete di scrittori, pensatori e ricercatori attivi quotidianamente sulle colonne digitali e con tutti i membri del “nucleo”, a tre anni dalla nascita, a tre anni dagli incontri a porte a chiuse dei “martedì”, ha deciso di costruire un piccolo appuntamento con la storia. Sulle note dell’album Fetus (1971) di Franco Battiato, tra cellule, cariocinesi e mutazioni, in uno scenario fantascientifico che vuole assomigliare al mondo di Arrakis nel film Dune di Denis Villeneuve, vogliamo provare a costruire il “passaggio generazionale delle idee”. Un deserto da attraversare insieme, per giungere un mondo immaginario, disegnato appunto da visionari, apocalittici e corsari. Un tentativo folle, per questo realizzabile.