Diceva Cicerone, voce della saggezza della Città Eterna, che la storia è testimone dei tempi e maestra di vita (Historia vero testis temporum, magistra vitae). Lo studio approfondito del passato è propedeutico alla comprensione del presente, la quale è, a sua volta, fondamentale per incidere nel corso degli eventi, ovvero sul futuro.
La posterità giudicherà severamente tutti coloro che, oggi, ad un anno di distanza dallo scoppio della pandemia più grave nella storia dell’umanità, non ne hanno colto pienamente la natura. Perché, contrariamente alla peste nera e all’influenza spagnola, questa non è una pandemia: è una geopandemia.
Dalla produzione dei vaccini all’invio di aiuti umanitari, passando per la rappresentazione dei fatti sui media, tutto è secondo arbitrio, profitto e competizione e nulla è secondo altruismo spassionato. Non pandemia, ma geopandemia.
La Turchia ha visto nel Covid19 l’opportunità irripetibile di accelerare la penetrazione dello spazio ex ottomano e del mondo turcico, con il beneplacito dell’Occidente e a detrimento della Russia.
Gli Stati Uniti hanno tentato – senza successo – di veicolare l’idea che il virus fosse il risultato deliberato di un complotto cinese, o quantomeno di falle gravi nel loro sistema di biosicurezza e/o di esperimenti segreti.
La Cina, coerentemente con il proprio modus operandi silente e pragmatico, è riuscita nel duplice obiettivo di ripulire la propria immagine, da untore a salvatore, e promuovere la direttrice sanitaria della Nuova Via della Seta.
La Russia, infine, ha capitalizzato al massimo l’eredità sovietica di un comparto medico-scientifico di alto livello per produrre non uno, ma ben due vaccini – con un terzo, forse, in arrivo – caratterizzati dal migliore rapporto qualità-prezzo sul mercato. Vaccini che, alla luce di questa loro caratteristica, stanno trovando acquirenti nel Sud globale.
Non pandemia, ma geopandemia. Lo suggeriscono, anzi lo palesano le corse al vaccino, le diplomazie degli aiuti sanitari e le guerre (dis)informative, e lo riassume, condensa, descrive e illustra ottimamente Salvatore Santangelo in un libro – un must-read – recentemente dato alle stampe: Geopandemia. Decifrare e rappresentare il caos.
Ha ragione Trump o dovremmo dare credito, soltanto per questa volta, a Xi? Dovremmo fidarci della Pfizer o fare come la sempre-ribelle Ungheria di Viktor Orban, che ha importato anche dosi dello Sputnik V ed è in trattative con Israele e Cina? Che cosa succederà nel dopo-pandemia?
Rispondere a queste domande non è importante, è essenziale. A volte un articolo non basta – perché non si possono riassumere in trecento parole dodici mesi di “guerra civile mondiale“, come la definisce Santangelo – occorre un libro; un libro in grado di spiegare che cosa sta accadendo, dall’inizio alla fine, per filo e per segno, con semplicità e scorrevolezza.
Il libro di Santangelo è un acquisto imperativo perché non soltanto è capace di aiutare i lettori, anche i più inesperti, a capire che cosa sta succedendo e che cosa potrebbe accadere “dopo”; esso ha il pregio di spiegare come si è giunti alla geopoliticizzazione della pandemia – e lo fa come avrebbe fatto Cicerone: leggendo il presente in termini di continuazione consequenziale del passato.
Verranno altre pandemie, è inevitabile, e il mondo (ossia noi, gente comune) deve farsi trovare pronto e preparato, perché è altamente probabile che ciò che è accaduto durante il Covid19 possa ripetersi in maniera più grave, decuplicando il proprio potenziale mortifero. Il mondo di domani, infatti, sarà ancora più interconnesso, le persone più abituate alle comodità offerte dalle società del benessere, e le guerre saranno più spietate.
Occorrono gli strumenti per cautelarsi, perché prevenire è meglio che curare, e Geopandemia è anche questo: un manuale di auto-aiuto. Letture analitiche e indagini retrospettive, certamente, ma anche suggerimenti per il futuro. In un mondo avvolto dalla post-verità e in cui tutto è permeabile alle guerre senza limiti, e dove persino una crisi sanitaria mondiale è divenuta appendice della competizione tra grandi potenze, informarsi – informarsi bene – equivale a vaccinarsi.