Mélenchon, la creolizzazione e quel popolo che non c’è 

Nel suo manifesto politico, Mélenchon individua un protagonista: il popolo. Ma nella Francia contemporanea, cosa sia questo popolo e quali coordinate lo costituiscano è un interrogativo che aleggia sulla teoria del filosofo impegnato. Nella sua ostinata fede nella sovranità assoluta, fino alla difesa paradossale dell’avversaria Le Pen, emerge la cifra di un repubblicanesimo sui generis. La proposta più controversa di Mélenchon, la “creolizzazione”, contiene in sé tutto il paradosso di una teoria che vuole salvare la Repubblica smantellandola e rilanciando il populismo senza popolo.

Voi avete gli orologi, ma noi abbiamo il tempo

Il nuovo romanzo di Tonino Bettanini - L'impermeabile di Kabul - è ora disponibile. Pubblichiamo il prologo di questa quarta storia di Brando Costa, il commis di Stato chiamato a volare in direzione Afghanistan proprio nei torridi giorni dell'agosto 2021, quando la presa dei talebani appariva ormai prossima.

Il 2049 si avvicina

Il presidente della Repubblica Popolare Cinese, Xi Jinping, visita il sud-est asiatico, mentre Trump si ammorbidisce nei confronti di Taiwan, già appesantita dalle recenti e preoccupanti esercitazioni militari di Pechino. Il viaggio della delegazione cinese guidata dal presidente ha avuto come itinerario paesi come il Vietnam, la Malesia e la Cambogia, cui è stato ricordato che in caso di accordi commerciali con Washington ci saranno ritorsioni. L’ondata di dazi lanciati dalla Casa Bianca e la politica estera isolazionista di Trump favoriscono l’intento di costruire un nuovo asset geopolitico e commerciale in Asia, a conduzione ovviamente pechinese.

L’interdipendenza come arma

A differenza delle previsioni teoriche sull’embedded liberalism, le interdipendenze tra economie non hanno generato una stabilità permanente, ma piuttosto moltiplicato le fonti di rischio e ampliato la sfera della sicurezza nazionale.

In morte di Francesco

Come i carismi dello Spirito, così la chiesa disegnata da Francesco è plurale, sinodale, universale, decentrata. Il mondo che si trova dinnanzi al momento della sua chiamata a guidare il popolo cristiano è complesso. Quella che definirà guerra mondiale a pezzi sarà un pensiero fisso: un pontificato votato alla ricerca costante della pace, della costruzione di relazioni sicure, di barriere non escludenti ma protettive, non di muri per allontanare le persone ma scudi eretti contro le bombe.

Una Siria mondiale a pezzi

La crisi siriana si sublima dopo cinquant'anni di regime baathista. La guerra civile continua a mietere vittime secondo principi politici, religiosi e settari che lasciano sul campo migliaia di caduti. Ma la geopolitica non si arresta, ed anzi ravviva l’instabilità di contesti ove tornano attori globali e regionali che si inquadrano in stilemi che sembrano rinnovare temi e dinamiche propri della Guerra Fredda. Ad un declinante Iran si contrappone una Turchia volitiva che, tuttavia, deve fare i conti con le asperità israeliane.

Papa senza Roma

Roma è senza Papa perché il pontefice da tempo si è trasferito a Zagarolo. Ma il Papa di Morselli che pontefice è? Un bellissimo Giovanni XXIV. Oggi che Roma è davvero senza Papa, una rilettura non può che ispirare gli stessi alti pensieri che Francesco avrà avuto durante le sue ultime ore su questa Terra.

La foresta dell’anti-assolutismo

Il pragmatismo radicale di Gian Marco Vismara Currò non fa sconti a nessuno, scontrandosi con neo-liberali, liberisti, libertari, progressisti e conservatori. Il suo ultimo saggio - Scienza, progresso e libertà (Mimesis, 2024) - è un prontuario per il pensiero scientifico.

Papa e antipapa

Il 1950, come il 2025, è stato un anno giubilare. Ieri come oggi un Papa a Roma e un monarca assoluto a Mosca provano a parlarsi. Ma il dialogo immaginato da Guido Morselli - e rimasto inedito per decenni - non è mai avvenuto, mentre quello odierno - tra Francesco e Putin - trova tanti critici quanti ammiratori. La realtà ha tuttavia ribaltato la fantasia: lo Zar è diventato colui che "punta i piedi per terra” affinché "le porte dell’Inferno non prevalgano”; il Vicario di Cristo invece rappresenta l'apertura e il volto "buono" della Chiesa.

I nuovi consumatori di malvagità

La filosofa Lucrezia Ercoli ne "Lo spettacolo del male" (Ponte delle Grazie, 2024) inquadra le contraddizioni della società in cui viviamo indagando il nostro eterno rapporto con il male. Una volta di più, esso rivela la natura prismatica dell’essere umano, diviso tra attrazione e repulsione, identificazione e sete di vendetta. Emblematico è il personaggio di Alex di Arancia meccanica, all’interno del quale coabitano le storture e le conseguenze di una violenza sistemica esercitata ‘a fin di bene’ dal Potere. Violenza che oggi si traduce in controllo delle coscienze e dei comportamenti.

Un esempio di guerra ibrida

Il 6 dicembre 2024 la Corte costituzionale della Romania ha annullato le elezioni presidenziali: un gesto straordinario da un’ampia interferenza straniera. Il beneficiario di questa manipolazione, Călin Georgescu, candidato ultra-nazionalista e apertamente anti-NATO, aveva inaspettatamente conquistato il primo turno. L’annullamento, pur giustificato sul piano legale, ha evidenziato una verità più profonda: la democrazia rumena è diventata l’anello debole nella catena di sicurezza dell’Alleanza Atlantica. Nel cuore del fianco orientale della NATO, ogni instabilità a Bucarest diventa una questione transnazionale. E la Romania, oggi, è tutto fuorché stabile.

Un braccio di ferro nucleare

Washington e Teheran non possono fare a meno di stuzzicarsi, come una vecchia coppia, dopo colpi di stato, accordi infranti, proxy war e sanzioni. Ma la posta in gioco è altissima, dagli Houthi in Yemen alla minaccia del conflitto nucleare, passando per il futuro del conflitto israelo-palestinese e il Libano. Ora come non mai il rapporto tra le due potenze è cruciale per determinare l’equilibrio geopolitico del futuro ordine mondiale.
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