Di fronte ai clamorosi risultati delle elezioni legislative francesi lo scenario politico istituzionale appare estremamente frammentato e polarizzato. In questo quadro, di fronte alle criticità di alleanze troppo eterogenee, tanto a destra quanto a sinistra, e di leadership troppo divisive, emerge chiaramente che l’esito della sfida attuale porterà ad un ripensamento sia del mandato della coalizione macronista, esausta della sua funzione di movimento “obbligato a governare”, sia ad uno scollamento del cartello elettorale della sinistra francese. Uno scenario complesso che abbiamo deciso di analizzare affidandoci al parere, al commento e alla visione di uno dei più influenti filosofi contemporanei: Michel Onfray. Onfray, ateo, libertario e anticonformista è sicuramente uno dei più acuti pensatori e analisti della decadenza francese ed occidentale, e come un Camus contemporaneo le sue riflessioni per quanto scomode, aguzze o affilate non possono che destare l’interesse di chi non voglia sentire solo valutazioni cullate dal senno di poi.
– Cher Monsieur Onfray, come valuta lo scenario post-elettorale dell’Assemblea nazionale?
È un caos totale! La Francia, già difficile da governare prima delle elezioni a causa del fatto che il capo dello Stato è incapace di negoziare maggioranze relative in tempi di pace politica, è diventata dopo questa tornata elettorale ingovernabile. Macron ha sciolto il Parlamento per “chiarire” la situazione, cioè per ottenere la maggioranza di governo che non aveva. Tuttavia, dopo i risultati, il suo margine di manovra, già molto stretto, è diventato completamente nullo: ora deve scegliere un primo ministro di coabitazione tra le file de La France Insoumise, un partito neo-robespierrista, pro-Hamas, antisionista e quindi in odore di antisemitismo, lo stesso partito che Macron aveva una volta definito fuori dall’arco repubblicano!
Inoltre, Mélenchon, che dalla sua sconfitta alle ultime presidenziali ha scelto la violenza verbale che legittima la violenza fisica, che non teme menzogne e slealtà per vincere, e che considera che un buon poliziotto sia un poliziotto morto, ha esasperato il dibattito tra i francesi. Continuamente, sparge benzina sul fuoco, come se preparasse una guerra civile, pensando di essere l’Uomo della Provvidenza che tirerà il paese fuori dal caos che lui stesso crea giorno dopo giorno.
Macron ha aperto la strada ad un uomo i cui modelli politici, oltre al Robespierre del Terrore e all’URSS che ha mandato Solženicyn nei Gulag, sono la Cuba di Castro, il Venezuela di Chavez, la Cina di Xi Jing Ping, di fatto nemico del Tibet, e la Gaza di Hamas, se non l’Iran di Ahmadinejad che vuole cancellare Israele dalla carta geografica…
Ma, in Francia, è Jordan Bardella che i media di sistema paragonano a Adolf Hitler!
– Quale sarà la futura governance transalpina e quale destino vede per il Nuovo Fronte Popolare?
Macron è capace di tutto! È un narcisista, un bambino viziato intollerante a qualsiasi frustrazione, capace di distruggere il suo giocattolo, la Francia, senza alcun rimorso. Per Matignon (nel senso di primo ministro ndr), tirerà fuori un coniglio dal cappello e si divertirà a sorprendere tutti – questa è la sua etica.
Per quanto riguarda il Nuovo Fronte Popolare, è un nido di vipere in cui tutti i rettili si odiano ma si accoppiano tra loro per mantenere il loro habitat: far sopravvivere i loro partiti per mantenere una vita da nababbi, prendendo in ostaggio gli illusi che credono nella purezza di un ideale di cartapesta esibito per il pubblico.
Una volta rimosso il serpente, ci sarà uno scontro all’ultimo sangue tra le altre serpi. Ne vedremo delle belle…
– Come valuta le figure di Bardella e Glucksmann?
Bardella sembra animato da un’intelligenza artificiale o, per essere meno prosaici, da un ventriloquo. È perfetto per quel ruolo, ma sembra incontrare difficoltà quando deve uscire da esso. Nei suoi dibattiti con il primo ministro Gabriel Attal, è stato messo in difficoltà su punti tecnici che il giovane padroneggiava bene, avendo le mani in pasta. Ha mostrato anche qualche tentennamento davanti ad Attal. Bardella, poi non mostra empatia, e questo è un secondo punto che lo avvicina a un “cyborg”: rigido, teso, senza una piega sulla camicia, senza una goccia di sudore sulla fronte, è una bella macchina, una bella meccanica, ma a quest’uomo-macchina manca un po’ di umanità, una vita sotto l’acciaio.
Quanto a Glucksmann, è il prototipo del “bobo”, del radical chic, come ha mostrato chiaramente su Art, il canale mondano dell’intellighenzia parigina: “Quando vado a New York o a Berlino, mi sento più a mio agio culturalmente, che quando vado in Piccardia”. In questi casi ci si chiede perché non faccia politica a New York, o perché la faccia in un paese dove sembra non sapere che esistono persone al di fuori dei quartieri chic di Parigi, in particolare in Piccardia…
– Come vede il rapporto tra Francia e Usa, crede che il futuro risultato elettorale possa condizionare la dialettica transatlantica?
In Francia, negli ultimi anni del XX secolo, a partire dal Trattato di Maastricht, nel 1992, è morta la Repubblica a favore della Democrazia. Nel 2008, quando la classe politica maastrichtiana ha imposto al popolo il Trattato costituzionale europeo che aveva rifiutato con il referendum del 2005, è morta anche la democrazia.
Oggi siamo in una democratura, prendo in prestito il termine dai maastrichtiani per rivoltarlo contro di loro: un misto di democrazia per le questioni sociali e di dittatura per tutto il resto.
Gli Stati Uniti ci hanno mostrato la via: dal 6 giugno 1944, data dello sbarco in Normandia, tranne la parentesi gollista che si conclude nel 1969, la Francia non ha mai smesso di imitare gli USA.
– Oggi l’Europa ha sconfitto il populismo oppure il populismo è stato sostituito dal conservatorismo o da forme post-populiste?
Non parlo tanto di populismo quanto di Popolo: dal 1992 il Popolo è stato condizionato a rinunciare a sé stesso in favore di un’Europa liberale in cui non è più lui a dettare la legge ma a subirla. Il libro di Edward Bernays, nipote di Freud, Propaganda, è il manuale di coloro che fanno economia sul popolo – per il suo bene, ovviamente. Quelli che parlano di populismo sono coloro che odiano la democrazia e fabbricano opinioni attraverso vari mezzi di propaganda: media, cultura, università, scuola, serie televisive, cinema, editoria, pubblicità, social network, ecc. Queste persone, che costituiscono il Partito Unico, attuano un “populicidio”, prendo il termine da Gracchus Babeuf, che consiste nel governare senza il popolo, malgrado esso, se non contro di esso. Il rispetto per il voto popolare è pari a zero. Ogni elezione obbedisce alle leggi della propaganda del sistema. Ogni referendum è vietato o non rispettato – come quello del 2005, per esempio –, o dichiarato pericoloso!
L’Europa maastrichtiana è popolicida.
Ecco l’Europa che ha trionfato con queste elezioni legislative in Francia: l’intero sistema ha costituito questo partito unico che va dall’estrema sinistra alla destra post-nazionale, passando per la destra che si dice repubblicana. Ha i suoi intellettuali che sono calciatori, presentatori televisivi, attori del mondo dello spettacolo, comici sovvenzionati dallo Stato che beneficiano dei finanziamenti culturali, che non è altro che una forma di protezionismo, che questa casta ritiene una misura fascista quando gli operai la chiedono per proteggersi dalle asprezze del liberalismo globale.
– Cosa pensa del caso italiano, in cui le forze populiste sembrano essersi completamente ridotte dopo le elezioni europee?
Questo è ciò che accade quando non esiste un piano B per coloro che chiedono voti da quanti vivono dimenticati e umiliati: basta guardare le esperienze deludenti di Syriza in Grecia, di Podemos in Spagna, del Movimento 5 Stelle in Italia ieri e di Meloni oggi. Restare nell’Europa maastrichtiana significa condannarsi a seguire esclusivamente la politica imposta da questa Europa. Bardella e Marine Le Pen al potere si piegherebbero a questa legge in una settimana.
Serve un piano B fin dall’inizio… La forza nefasta di questa Europa contro i popoli non riconosce alcun limite etico.
– Quale Europa crede che rappresenterà la Commissione?
Tutto è organizzato affinché la tabella di marcia di questa Europa liberale, post-nazionale e populicida sia rispettata contro i popoli, senza di loro, se non addirittura nonostante loro. Tutto, da mezzo secolo a questa parte, testimonia questa violenza inflitta ai popoli europei quando non si allineano a questo Stato europeista con la sua bandiera, il suo inno, la sua moneta, le sue leggi, i suoi tribunali, i suoi giudici, ecc. Questo Stato lavora alla creazione di uno Stato Totale dotato di un Governo Planetario.
Jacques Attali, uno degli intellettuali organici di questo progetto, non ha forse scritto nel 2011 un libro intitolato: Demain, qui gouvernera le monde? Non c’è bisogno di specificare che questo governo non sarà fatto dal popolo, per il popolo, ma contro di esso. 1984 di Orwell e Brave New World di Huxley sembrano i libri di riferimento degli attori di questo progetto.
– Nel 2023 in Italia esce “Anima”. Di fronte alle sfide dell’intelligenza artificiale e del transumanesimo, come si sta evolvendo la nostra visione culturale?
Potete ben capire che l’Europa non è in corsa in questo progetto, tutta presa dal distruggere ciò che costituisce la sua specificità giudaico-cristiana a favore di un Uomo Rigenerato che punta al postumano!
La costa californiana lavora a questo progetto con soldi e persone, con le fortune colossali dei giganti delle GAFAM e la folle ricchezza di Elon Musk, che con Neuralink sta impiantando chip nei primi cervelli affinché assimilino le giuste lezioni wokiste, e con Space X, per pianificare le migrazioni finali degli umani scelti dagli eletti che possiederanno il pianeta, che dovrà essere abbandonato quando diventerà invivibile per cause entropiche, e non antropiche, come capiamo anche con una minima conoscenza di astrofisica.
La Francia è ancora al Minitel… e non sono affatto sicuro che l’Europa maastrichtiana inventerà il primo computer quantistico!
Non abbiamo il senso della civiltà. Ci illudiamo di essere immortali come civiltà! Tuttavia, molteplici civiltà plurimillenarie si stanno sciogliendo come neve al sole. La civiltà giudeo-cristiana non è lontana dal vivere il destino di quella che un tempo fu la caduta di Roma. L’edificio è incrinato, crepato, scosso, basta un piccolo colpo della Storia per ridurre tutto in rovine. Stiamo andando verso una civiltà monodica in cui la libertà avrà lo stesso valore che un assegnato del 1793 ha oggi in un supermercato.
di Francesco Subiaco, Giovanni Balducci e Giuseppe Balducci