Nella giornata del 24 gennaio la Presidente del Consiglio italiana Giorgia Meloni ha incontrato a Palazzo Chigi Dubravka Suica, la Commissaria dell’Unione Europea per il Mediterraneo. L’oggetto della discussione è stato il Patto per il Mediterraneo, ovvero una proposta della Commissione che mira a rafforzare la cooperazione strategica fra l’UE e i paesi nordafricani e mediorientali, sfruttando gli ottimi rapporti con la Tunisia e l’Egitto. Si tratta della prima visita ufficiale della Commissaria in uno degli Stati membri dell’Unione; la scelta non è casuale, ma è frutto della posizione geostrategica dell’Italia, trovandosi al centro del Mediterraneo stesso, e del ruolo che la Presidente Meloni sta ritagliando al suo Paese nel contesto internazionale, cercando di approfittare delle crisi politiche ed economiche che destabilizzano gli altri attori chiave del continente.
Il Patto per il Mediterraneo proposto dalla Commissaria Suica è un progetto volto a fornire assistenza economica ai Paesi del Vicinato meridionale che si affacciano sul Mediterraneo, promuovendo sviluppo sociale ed economico nell’area tramite consistenti investimenti; l’incremento del benessere favorirebbe anche una riduzione del fenomeno migratorio, il cui controllo ha messo a dura prova diversi Stati europei, i quali ora puntano a gestire con più efficienza i flussi. Per quanto concerne questo dossier, potrebbe essere adottato il modello Italia-Albania, nonostante sia altamente divisivo non solo nel dibattito pubblico nazionale, ma anche a Bruxelles. Un ulteriore punto toccato dalla discussione sul Patto è quello energetico; l’obiettivo è quello di favorire la sicurezza energetica e la transizione, accompagnando i Paesi dell’area verso l’utilizzo di energie rinnovabili. Si pensa ad un modello simile al Piano Mattei ideato dall’esecutivo italiano, già in attività da un anno; questo progetto si basa sulla destinazione di ingenti investimenti nell’area, atti a generare sviluppo energetico, economico e sociale, e sulla cooperazione strategica ed economica.
L’Italia non assume un ruolo importante solo in questa prima fase iniziale di proposta e precisazione degli obiettivi, ma si ritaglia un ruolo chiave anche nell’eventuale attuazione del Patto; Roma sarà un attore fondamentale nel dialogo con i Paesi del Mediterraneo e dovrà favorire un incontro fra le ambizioni dell’Unione e le esigenze delle collettività dell’area. Il Vicinato meridionale è conteso dalle grandi potenze, sia da quelle prossime al Mediterraneo, che cercano di dominarlo, come la Turchia, che quelle lontane, come la Russia, alla ricerca di posizioni tramite le quali accedere all’ex Mare Nostrum. Le ultime vicende consumatesi in Siria, che hanno visto il rovesciamento di Assad e del suo regime, hanno in parte rivoluzionato lo spazio siriano; Ankara supportando l’azione dei ribelli ha consolidato ed esteso la propria influenza nell’area, e Mosca, grande sconfitta insieme all’alleato ex leader siriano, potrebbe vedersi costretta a ritirarsi dalle proprie basi a Tartus e Khmeimim.
La Turchia grazie a questa crisi mediorientale è riuscita ad uscirne rafforzata, espandendo la propria proiezione geopolitica e riducendo quella russa, che potrebbe perdere delle basi strategicamente fondamentali per l’accesso al Mediterraneo. Gli ultimi episodi dimostrano come quest’area sia estremamente importante nelle logiche di potenza dei principali attori del sistema internazionale, e quanto essa possa essere decisiva per il destino delle grandi potenze, le quali possono ingrandirsi o ridimensionarsi in seguito agli eventi che si consumano in questo spazio. In un contesto di questo tipo il Vecchio Continente mira ad agire da protagonista all’interno delle dinamiche del Vicinato meridionale, cercando di favorire i propri interessi economici, energetici e demografici, e di contenere la possibile espansione di altri attori, come Ankara e Mosca.
L’Unione europea punta sull’Italia per mettere in atto la propria strategia nell’area, facendo affidamento non sollo alla posizione strategica dello Stivale, ma anche allo status che sta ottenendo il Paese all’interno delle logiche continentali. Paradossalmente con quella che è la storia d’Italia, al momento Roma è lo Stato membro più importante ad essere caratterizzato da una stabilità del proprio esecutivo, per via delle grosse difficoltà interne che stanno attraversando la Francia e la Germania. Nonostante la fine del mandato di Macron sia prevista per il 2027, la crisi politica vissuta recentemente da Parigi avrà delle ripercussioni sul lungo periodo; inoltre, la situazione è aggravata dalla profonda crisi economica che sta colpendo la popolazione transalpina, che porta Macron ad essere concentrato sul fronte interno, e a rendere la Francia una guida meno affidabile rispetto all’Italia in questo momento. La Germania affronta un periodo addirittura peggiore rispetto a quello vissuto dai transalpini; Berlino soffre anch’essa di una grave crisi economico-industriale, la quale ha conseguentemente messo in crisi e sfaldato il governo del Paese, che ha fallito nell’elaborare una soluzione alle difficoltà economiche. Inoltre, la Germania sia appresta a vivere delle elezioni decisive per il futuro del Paese, che non permettono a Berlino di essere vista come il partner di riferimento di un progetto strategico dell’Unione. L’Italia, invece, si presenta come un attore affidabile e stabile, sia da un punto di vista politico che economico, forte di una coesione governativa che le permette di essere percepita come il partner ideale di un progetto di medio-lungo periodo in una delle aree più delicate della mappa geopolitica globale.
Nonostante negli anni precedenti all’arrivo al governo della Nazione, Meloni e il suo partito abbiano talvolta esternato affermazioni critiche nei confronti dell’Unione, delle sue politiche e della sua gestione di determinati dossier, il governo attuale ha portato il Paese ad essere uno dei membri fondamentali nelle dinamiche continentali; negli anni l’Italia si è presentata come un attore affidabile nei confronti delle istituzioni europee e mostrandosi disponibile e sensibile alle esigenze dell’Unione, sfruttando le difficoltà vissute da Parigi e Berlino e ritagliandosi gradualmente sempre più spazio nelle logiche europee. Un chiaro esempio di questa dinamica è l’ottimo rapporto che si è instaurato fra la Presidente del Consiglio italiano e la Presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen, nonostante le chiare differenze politiche e culturali che caratterizzano le due personalità. Meloni e il suo esecutivo in politica estera hanno proseguito nel solco di quanto già svolto dal governo Draghi, cercando di dare continuità al tentativo dell’ex Presidente della Bce di presentare il Paese come un partner affidabile agli occhi delle istituzioni europee.
Meloni gode anche di un ottimo rapporto con il nuovo Presidente degli Stati Uniti d’America Donald Trump; il Capo del governo italiano è stata l’unico leader europeo presente alla tanto discussa cerimonia di inaugurazione della nuova Presidenza, a testimonianza della vicinanza politico-ideologica fra i due. Lo stesso non si può affermare nei confronti degli altri leader europei, i quali hanno spesso criticato aspramente Donald Trump, mostrando preoccupazione sul possibile secondo mandato al governo della principale potenza mondiale da parte del miliardario statunitense. Anche in questo contesto Roma potrebbe presentarsi come un attore chiave, assumendo la posizione di partner di riferimento nelle relazioni euroatlantiche; Bruxelles potrebbe affidarsi alla leader italiana per via della sua intesa con Trump, in una fase molto complicata per l’Occidente, dove la minaccia dell’imposizione di dazi da parte di Washington intimorisce le istituzioni.
Roma è riuscita quindi a guadagnarsi un ruolo preminente non solo per quanto concerne i progetti strategici dell’Unione, ma anche per quanto riguarda i rapporti con l’egemone, il quale guarda con ammonizione il Vecchio Continente ed è pronto a danneggiare i suoi principali alleati per favorire i propri interessi. L’unità dell’Occidente e i progetti dell’Europa fanno affidamento all’Italia, la quale è chiamata a svolgere un ruolo complesso e inedito, dato che mai prima d’ora l’Unione ha contato così tanto sul Belpaese. Meloni dovrà svolgere un compito arduo, cercando di favorire anche l’interesse nazionale oltre che le esigenze continentali, senza però tralasciare la preservazione dell’unità interna, minacciata dalla costante polemica sociopolitica e da compagni di governo imprevedibili.