OGGETTO: Elon Musk è la chiave
DATA: 07 Novembre 2024
SEZIONE: Politica
FORMATO: Analisi
Donald Trump ha vinto le elezioni e la Casa Bianca si prepara ad un ritorno al futuro su posizioni più conservatrici. Tuttavia, per Giorgia Meloni, è ancora presto per festeggiare. Protezionismo ed una politica estera più assertiva potrebbero rendere i rapporti con gli Stati Uniti meno facili del previsto. Così il ruolo di Elon Musk, con cui la nostra Premier condivide una "special relationship", potrebbe risultare fondamentale.
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“We made history tonight”. Sono queste le prime parole pronunciate dal nuovo presidente degli Stati Uniti Donald Trump, che oltre a battere la sua avversaria Kamala Harris ha conquistato voto popolare, Camera e Senato. Un risultato decisamente imprevisto se si considera che fino al 5 novembre gli analisti erano quasi certi di una lotta all’ultimo voto. Così non è stato, e già dalle prime ore del 6 novembre il risultato appariva chiaro: una vittoria schiacciante, con più di cinque milioni di voti di vantaggio e il successo negli Stati più in bilico del Midwest. Ma anche con neri, giovani ed ispanici che hanno dimostrato un appoggio ai repubblicani mai registrato in precedenza. E così, il quarantasettesimo presidente americano si è presentato sul palco del convention center di Palm Beach insieme alla sua famiglia per ringraziare i suoi elettori e preannunciare una “nuova età dell’oro”, anticipando la chiamata finale di uno scontro che ha dimostrato come l’America abbia voglia di cambiare.

Inflazione ed immigrazione sono stati i temi più caldi della campagna politica di Trump. Secondo gli indicatori, infatti, il paese sta perdendo la capacità di gestire saldamente politiche sociali ed economia. Lo dimostrano da un lato l’aumento dei prezzi di case, carburante e beni di prima necessità. Dall’altro, le immigrazioni raddoppiate in cinque anni. Campanelli d’allarme che per molti americani non si possono e non si devono ignorare. Così, il tycoon ha proposto un programma fortemente basato sullo slogan “Make America Great Again”. E per quanto l’impegno economico dello stesso Trump non sia garantito da una copertura fiscale adeguata, la promessa di un futuro più florido gli ha fatto conquistare la fiducia di molti elettori indecisi.

Alla base della ripresa economica presentata dal neoeletto presidente vi è una strategia protezionista, incentrata quindi su un incremento della produzione all’interno del paese e l’istituzione di dazi per ostacolare la concorrenza dall’estero. Otto anni fa, in occasione del suo primo mandato, Trump impose dazi su circa 380 miliardi di dollari di beni importati dagli Stati Uniti, oltre che tariffe su acciaio e alluminio dall’Unione Europea. Per questo motivo, nonostante con il suo arrivo alla Casa Bianca gli Stati Uniti prendano una direzione decisamente più destrorsa, nel nostro Paese la notizia è stata accolta con una certa cautela dalla Premier Giorgia Meloni, che potrebbe avere qualche difficoltà in futuro ad allinearsi alle sue posizioni. Considerando che negli ultimi 4 anni l’export dal nostro paese verso gli Stati Uniti ha registrato una crescita di anno in anno per miliardi di euro di fatturato, il protezionismo rischia di rappresentare un problema.

In particolare, i prodotti alimentari e tecnologici – come macchinari e mezzi di trasporto – guidano la classifica delle esportazioni, rappresentando per l’Italia due settori strategici. Persino i primi mesi del 2024 avevano fornito un quadro ottimista della situazione, con una variazione in positivo del 3,3% in più rispetto alla rilevazione precedente. Secondo l’ISTAT, dal 1981 gli Stati Uniti sono il terzo paese di destinazione dell’export italiano e nel 2022 questo dato è stato addirittura rafforzato, raggiungendo il secondo posto in graduatoria dopo la Germania. Un’altra conferma che la politica protezionista rappresenti un tema da non sottovalutare è il peso dei beni materiali nella composizione del dato appena esposto: i servizi hanno poco a che fare con la crescita degli interscambi bilaterali, poiché essi hanno faticato a riprendere dopo il crollo dovuto al Covid. Ciò significa che se anche l’export dei beni dovesse diminuire drasticamente per un cambio di strategia con la nuova presidenza, inevitabilmente gli USA non costituirebbero più uno dei nostri principali partner. 

Roma, Ottobre 2024. XX Martedì di Dissipatio

Anche in materia di politica estera le visioni saranno diverse. Attualmente, in merito alla guerra tra Ucraina e Russia, il nostro Presidente del Consiglio è perfettamente allineato alla visione americana. Sotto la presidenza Biden, gli Stati Uniti hanno sempre aiutato Kiev attraverso pacchetti di sicurezza da milioni di dollari di aiuti militari. Trump ha già annunciato di voler tagliare questi fondi. Una scelta simile si scontrerebbe totalmente con l’approccio della Meloni, la quale anche in ambito europeo si è sempre dimostrata tra i primi sostenitori della resistenza guidata da Zelensky.

Al contrario, bisogna però tenere presente che la Meloni ha un ottimo legame con il principale sostenitore di Trump: Elon Musk. Il miliardario statunitense appena un mese fa ha consegnato alla Premier il Global Citizen Award a New York. Trump durante il suo discorso da neoeletto presidente ha voluto lodare personalmente il proprietario di X e Tesla, e già nel corso della campagna elettorale aveva sostenuto che gli avrebbe affidato la direzione di una commissione per l’efficienza governativa. Qualora Musk dovesse entrare a far parte dei collaboratori di Trump, in futuro potrebbe rappresentare un ottimo punto di incontro per favorire e distendere la comunicazione tra i leader dei due paesi. Ne è testimone diretto il collaboratore italiano di Musk, Andrea Stroppa. Egli ha commentato il successo del tycoon affermando che l’Italia potrà trarre grandi vantaggi da questo nuovo rapporto con gli Stati Uniti, non dimenticando di menzionare che questo governo ha fatto sentire il proprio sostegno al neoeletto presidente. L’informatico romano aveva già avuto dei contatti col ministro dei trasporti Salvini in occasione di incontri istituzionali, ed aveva contribuito in prima persona alla presenza di Musk nel dicembre scorso ad Atreju, festa di Fratelli d’Italia. Proprio durante quell’incontro si era anche iniziato a parlare di una possibile collaborazione tra il governo italiano e Starlink. La Meloni avrebbe intrapreso il discorso per colmare i ritardi del paese nel fornire connessioni a banda larga su ampia scala. Entrambe le parti ne gioverebbero: il miliardario statunitense avrebbe la possibilità di ampliare il proprio progetto, mentre il governo italiano raggiungerebbe l’obiettivo prefissato dal PNRR. 

Se queste trattative venivano intavolate nell’ottica di un rapporto tra governo e privato, è facile immaginare che qualora Elon Musk dovesse entrare a far parte dell’amministrazione Trump si aprirebbero le porte per una cooperazione salda e costante.

Le conseguenze delle elezioni presidenziali americane sul nostro Paese non riguardano solo la cooperazione con gli Stati Uniti, ma anche il fronte interno. Le congratulazioni odierne della Meloni sono state chiare ma caute, e ciò non sorprende. Anche Antonio Tajani ha deciso di seguire la stessa linea della Premier, mentre Salvini è stato più deciso e si è detto estremamente soddisfatto. Ancora una volta, dunque, le reazioni della destra non sono state uniformi, perdendo l’occasione di dimostrare compattezza.

Il futuro è ancora incerto, e la Premier dovrà essere abile a gestire al meglio le proprie alleanze per far si che l’Italia non risenta di possibili ripercussioni fiscali. Rimane dunque da capire se le preoccupazioni della sinistra – prettamente legate ad un aspetto politico – verranno affiancate da quelle economiche della destra, oppure Trump dimostrerà di aver imparato dagli errori del passato e di essere in grado di “rendere nuovamente grande l’America” senza ledere i rapporti con i partner come l’Italia.

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