OGGETTO: Sui “conservatori illuminati” russi
DATA: 20 Settembre 2024
SEZIONE: Società
AREA: Russia
In Russia esiste una corrente di pensiero conservatrice, definita "destra critica". Questi "conservatori illuminati" non si identificano con simpatie fasciste o naziste, preferiscono impegnarsi promuovendo una desovietizzazione culturale della coscienza russa, criticando al contempo le derive contemporanee dell'Occidente. La loro visione è pragmatica, antimoderna e lontana da nostalgie, con una consapevolezza delle sfide comuni tra Russia e Occidente.
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In Russia esiste una particolare forma di “destra critica” che sfugge non solo al dibattito esterno, ma anche a quello interno russo. Non si tratta di una formazione politica, ma di un’impostazione di pensiero condivisa da individui di diversa età, professione, ed estrazione sociale che presenta tratti assai caratteristici. 

Questi “conservatori illuminati” sostengono idee fortemente antisovietiche senza per questo avere simpatia fasciste o peggio naziste. Il sistema sovietico è criticato in virtù della violenza distruttiva che ne descrive l’essenza. Essa è stata applicata ad ogni livello della vita dell’individuo e del paese: ortografia, lingua, arte, mode, economia, politica etc. Al di là della pervasività della sua applicazione, il tratto che meglio la distingue è la concezione “assoluta” (nel senso etimologico del termine) dell’esercizio della forza. Esso è sciolto da condizioni o parametri di sorta: la fede nell’onnipotenza dell’Uomo, risultato della lettura che molti rivoluzionari tra cui Gor’kij hanno dato del cosmismo di Fёderov, comporta che per il perseguimento di un qualsiasi obiettivo sia sufficiente desideralo, ritenerlo “giusto” e pianificarlo. Conseguentemente la causa di ogni imprevisto è da rintracciarsi esclusivamente nell’insufficienza dell’intensità dei metodi applicati, si sta facendo riferimento ad argomenti del tipo “perché il comunismo si realizzasse era necessario più socialismo” e simili. 

In virtù del suo internazionalismo il gigante sovietico è inteso come antinazionale e antirusso, e lo stesso giudizio, anche se in forma attenuata, riguarda il suo erede per eccellenza: la Federazione Russa. Alla valutazione positiva della fine del socialismo non segue quindi l’idolatrizzazione liberale di Gorbačёv e El’cin. L’effettiva “catastrofe geopolitica” della Russia non è misconosciuta, essendo anzi ricondotta proprio alla forma mentis sovietica che nel corso dei decenni si è autoimposta un complesso di inferiorità nei confronti dell’Occidente descrivibile dalla dialettica “odi et amo” oggi ahinoi attualissima. Il liberalismo, il progressismo e il socialismo sono giudicati come fenomeni interconnessi e unitari, configurandosi come manifestazioni coerenti del Moderno. 

A loro parere la vera vittoria dei bolscevichi consiste nell’identificazione oggi passivamente e acriticamente accettata a livello generalizzato che intende l’URSS come stato nazionale. Naturalmente ciò è il risultato di meccanismi storici che anticipano e quindi esulano dai “meriti” sovietici; il fatto però rimane. L’identificazione Russia-URSS da un lato e Russia-impero russo dall’altro ha condotto alla considerazione unitaria di tutta la storia russa e all’accettazione critica delle sue irriducibili incompatibilità. L’URSS, uno stato per sua vocazione antinazionale e antitradizionale, è inteso dai più come la massima espressione dello stato e del popolo russi. Queste incoerenze caratterizzano l’autocoscienza collettiva che nelle sue forme più consapevoli è arrivata alla formulazione di tendenze quali lo “stalinismo clericale”, lo “stalinismo ortodosso”, il “nazionalismo stalinista” e molte altre contraddizioni in termini di cui si abbeverano quasi tutte le forze politiche e culturali del paese. 

Per questi motivi “i conservatori illuminati” parlano della necessità di un lavoro culturale interno volto alla effettiva desovietizzazione della coscienza nazionale, anche se, d’altro canto, comprendono perfettamente che esso richiederà molti decenni: l’euroasiatismo, il prilepenismo e le altre forme di “rossobrunismo” russo, i valori tradizionali, l’idea del mondo multipolare, la lotta per la liberazione dei paesi del terzo mondo, l’insistenza sulla multietnicità del popolo russo sono intesi come manifestazioni dell’attuale sovietismo della Federazione Russa.

Inoltre, considerando la Russia come parte integrante ed erede della civiltà classico-cristiana europea, senza per questo negare la specificità del suo contributo, costoro vivono il rapporto con l’Europa e in generale l’Occidente in maniera molto più serena, criticando al tempo stesso le sue derive contemporanee. Tale tesi può essere dimostrata anche in maniera “negativa”. Russia e Occidente infatti hanno gli stessi problemi: flussi migratori nella maggior parte dei casi di popolazioni islamico-sunnite, crisi demografica, invecchiamento della popolazione, crisi degli delle forme comportamentali “tradizionali” a tutti i livelli, secolarismo etc.

In conclusione, il loro punto di vista è quello di una destra antimoderna nel senso filosofico del termine e assai pragmatica, pertanto libera da falsi nostalgismi e molto disincantata.

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