OGGETTO: L'eredità sovietica nell'odierna destra russa
DATA: 09 Aprile 2025
SEZIONE: Recensioni
FORMATO: Letture
AREA: Russia
Il libro di Sacha Cepparulo, autore italiano di origine сampana che da molto tempo vive a San Pietroburgo, è la prima opera che non mira tanto alla critica fine a sé stessa del clima ideologico stabilitosi in Russia, quanto a realizzare una “cartografia” dello spazio politico di destra, tentando di comprenderlo e di tracciare la genealogia di questo campo.
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Il concetto di “destra” e di “conservatorismo” assumono forme particolari nella Russia contemporanea, spesso rappresentando un sincretismo di diversi sistemi ideologico-politici. Ciò è legato al contesto storico e intellettuale in cui si sono formate queste correnti: nonostante la loro varietà, sono tutte emerse nell’ambiente comunista sovietico, materialista e progressista nella sua essenza, il che ha determinato lo spettro di temi rilevanti per i pensatori e le figure pubbliche contemporanee. Lo stesso autore scrive:

«L’idea dell’URSS come stato nazionale (russo) obbliga a compiere piroette filosofiche, storiche e culturali mirate a combinare elementi abbastanza diversi e spesso incompatibili tra loro, il che definisce il carattere relativistico e sincretico dell’approccio su cui ci concentreremo. Le teorie filosofiche e le pratiche socio-politiche più attuali che meglio mostrano l’influenza dall’“inconscio collettivo so vietico” sono: i valori tradizionali, la questione della tecnica, la versione dughiniana dell’eurasiatismo, il rossobrunismo, la lotta per la liberazione del “Terzo mondo” e per il mondo multipolare, l’esaltazione della multietnicità e dei migranti.» (p.16)

L’attenzione principale è rivolta alle correnti “rossobrune”, le quali rappresentano tentativi assai bizzarri di combinare “spiritualità” e “valori tradizionali” con il “pensiero tecnicistico” che costituisce la vera base della loro esistenza (anche se non ne sono consapevoli). Queste correnti includono i sostenitori dello scrittore e pubblicista Zaсhar Prilepin, vari movimenti neopagani che applicano la stessa logica di sinistra ma in realtà sono sorti dalla “negazione” del passato sovietico e, infine, il movimento degli eurasiatisti capitanato dal filosofo Aleksandr Dugin, una delle figure più uggiose dello spazio intellettuale russo.

Da diversi decenni, Dugin è dedito all’elaborazione della propria concezione filosofica che assegna alla Russia il ruolo esclusivo di Katechon, cioè di ultimo baluardo mondiale fedele alla “Tradizione” e perciò impegnato nella lotta contro i sostenitori del globalismo e del liberalismo.

La produzione di Dugin è estremamente vasta, le sue opere sono ampiamente diffuse nello spazio pubblico russo, egli è regolarmente invitato agli show politici in qualità di esperto di geopolitica. Nondimeno, l’autore ha deciso di non accettare il “mito fascinatorio di Dugin” e di analizzare costruttivamente la sua filosofia, di “dissacrare” l’eurasiatismo.

Il pensatore russo ha, non senza ragione, una reputazione piuttosto cupa in Occidente. Cepparulo mostra come nel corso degli anni si siano sviluppate le teorie e il linguaggio dughiniani. L’autore priva gli eurasiatisti del loro velo di mistero e mostra cosa siano in realtà. Questo approccio è estremamente importante poiché i sostenitori di quella che Filipp Fomičёv, applicando le classificazioni polotigologiche classiche, definisce una vera e propria “setta”, hanno di fatto stabilito il proprio controllo sul discorso mediatico della vita pubblica e politica del paese, impedendo lo sviluppo di punti di vista alternativi estranei al “rossobrunismo” dughiniano.

Analizzando l’eurasiatismo, l’autore ne rivela la connessione con i problemi più attuali della realtà russa: l’insistenza sui “valori tradizionali”, la crescita del ruolo socio-politico della religione, l’acuirsi dei problemi sociali. Cepparulo rivela come gli eurasiatisti, creando costruzioni chimeriche basate su una bizzarra combinazione di elementi nazionali e sovietici, cerchino di conquistare l’intero spazio intellettuale.

L’autore non trascura nemmeno il fenomeno abbastanza inquietante del neopaganesimo, che in Russia sta guadagnando sempre più forza. Questa è una conseguenza logica della crisi della fede che ha colpito il mondo “post-cristiano”. Nel contesto russo, le sue radici risalgono all’epoca del crollo dell’ideologia comunista e della perestrojka, quando sulle rovine dell’impero sovietico fiorirono culti e credenze marginali che sfruttarono il vuoto spirituale esercitando la funzione di “tappabuchi”. Mentre la Chiesa ortodossa cercava di riprendere il suo ruolo di pastore spirituale, l’occultismo e il neopaganesimo offrivano alle persone una formula semplice: l’immediata soddisfazione dei desideri personali.

Leggendo il libro, ci si chiede involontariamente: quanto spesso ognuno di noi, inviluppati nella quotidianità che viviamo, siamo ciechi di fronte all’ovvio? Chi ha sempre vissuto nella capitale russa, anestetizzato dalla routine, non nota la grandezza della Piazza Rossa: al contrario, il turista rimane sbalordito, estasiato. Lo stesso vale per il “clima ideologico”: anneghiamo in esso senza notare le correnti sotterranee. Cepparulo, uno straniero perspicace, scioglie questa “matassa”, offrendoci una sguardo esterno che ci permette di vedere ciò che siamo abituati a ignorare. Da questo punto di vista, il libro è utile sia al lettore russo sia a quello italiano, poiché permette di guardare al proprio ambiente intellettuale da un punto di vista terzo, di approfondire la conoscenza che si ha di esso, scoprire ciò che prima era nascosto e cercare punti di contatto tra mondi così vicini e allo stesso tempo lontani.

Tutte le cosiddette “destre” in Russia trovano la propria origine diretta nel passato sovietico. I temi e le questioni che sollevano e che formano le loro agende non vanno praticamente oltre quella galassia rossa. L’interpretazione del ruolo di Stalin e del passato sovietico, considerato grande sia dai filocomunisti dichiarati, sia dai cosiddetti “monarchici” che si reputano gli eredi della “Russia ortodossa originaria”, è indicativa a questo proposito. Come è possibile ciò? La ragione sta nel fatto che costoro non hanno nulla in comune con coloro i quali combatterono contro i bolscevichi, condividendo con questi ultimi la stessa origine,  sia biologica sia intellettuale. La Russia è come nel cartone animato Anastasija: un ideale perduto per sempre dell’età dell’oro

Monarchici, eurasiatisti, neopagani e molti altri, in sostanza, nutrono la speranza di costituire un “impero”, in una forma o nell’altra. Così, i primi parlano di baluardo della “vera” Russia (statale, ortodossa, popolare), i secondi di quello “tradizionale”, gli ultimi di “unità panslava”. In sostanza, tutto ciò corrisponde a una frammentazione delle idee sovietiche, il che dimostra ancora una volta la loro origine comune.

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