OGGETTO: Nessuno può darti la libertà, se sei un uomo te la prendi
DATA: 03 Novembre 2020
SEZIONE: inEvidenza
Predicatore, agitatore, oratore, acerrimo rivale dell'apostolo della nonviolenza Martin Luther King: Malcolm X è stato un leader rivoluzionario. Niente "marcette per la pace", niente canti, piagnistei, pagliacciate, spesso guidate dai "negri da cortile" collusi con l'uomo bianco: lui la libertà non la voleva elemosinare, ma se la voleva prendere a tutti i costi, anche con le armi, se necessario. Gog Edizioni pubblica i suoi ultimi discorsi, una miscellanea di scritti esplosivi.
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Discorso ai quadri di base – Detroit, novembre 1963 – in “Nessuno può darti la libertà”, Gog Edizioni (euro 15, pp. 220).

Cos’è una rivoluzione? A volte sono portato a credere che molta della nostra gente utilizzi questa parola, rivoluzione, in maniera vaga, senza prestare la dovuta attenzione al suo vero significato, alle sue peculiarità. Quando si studiano la natura storica delle rivoluzioni, i moventi, gli obiettivi, i risultati, i metodi utilizzati, può darsi che si debbano cambiare i termini, può darsi che sia necessario darsi un nuovo programma e nuovi scopi. Può darsi pure che si debba cambiare idea.

Consideriamo la rivoluzione americana del 1776. Quale fu il motivo? La terra. Perché la terra? Perché la terra è indipendenza. Come fu portata a termine? Spargendo sangue. Quindi, è accaduta per via della terra, che è la base dell’indipendenza, e l’unico modo per poterla ottenere è stato per mezzo di uno spargimento di sangue. La Rivoluzione francese. Quale fu il suo fondamento? Quelli che non possedevano la terra contro i proprietari terrieri. Quale fu il motivo? La terra. Come la ottennero? Spargendo sangue. Non ci fu spazio per i sentimentalismi o per i compromessi, non ci fu negoziazione. Vi sto dicendo che non sapete cosa sia una rivoluzione. Perché quando scoprirete di cosa si tratta, tornerete nei vicoli, fuggirete.
La Rivoluzione russa. Quale fu il suo fondamento? La terra, sulla lotta di chi non ne aveva contro chi la possedeva tutta. Che cosa la provocò? Uno spargimento di sangue. Non è una rivoluzione se, in mezzo, non ci sono spargimenti di sangue. E voi avete paura di spargere sangue, lo ripeto, avete paura. Eppure, l’uomo bianco vi ha mandati in Corea e avete versato del sangue, vi ha mandati in Germania e avete versato del sangue, vi ha mandati nel Pacifico a combattere i giapponesi e avete versato il vostro sangue. Voi versate il vostro sangue per i bianchi, ma quando si tratta delle vostre chiese che vengono bombardate o delle giovani nere che vengono uccise, non avete sangue da versare. Voi versate del sangue quando l’uomo bianco vi dice di farlo, voi mordete quando l’uomo bianco vi dice di mordere, voi abbaiate quando l’uomo bianco vi dice di abbaiare. Odio dire certe cose sul nostro conto, ma è la verità. Come fate a essere nonviolenti in Mississippi pur essendo stati violenti in Corea?

Come potete giustificare la nonviolenza in Mississippi e in Alabama, quando le vostre chiese vengono bombardate e le vostre ragazze vengono uccise, e al tempo stesso diventare violenti con Hitler e Tojo e con altra gente che neppure conoscete?

Malcolm X

Se la violenza è sbagliata in America, allora è sbagliata anche all’estero. Se è sbagliato essere violenti per difendere la nostra gente nera, le donne, i bambini, i neonati e gli uomini, allora è sbagliato che l’America ci chiami alle armi e ci insegni a usare la violenza in sua difesa, allora è anche giusto che voi e io facciamo tutto quel che è necessario per difendere la nostra gente, proprio qui, in questo Paese.
La Rivoluzione cinese: volevano la terra. Allora hanno cacciato via i britannici insieme ai loro «zii Tom» cinesi. Proprio così! Hanno dato il buon esempio. Quando ero in prigione, ho letto un articolo. Ecco, non scioccatevi quando dico che sono stato in prigione, perché voi siete ancora in prigione. Questo è ciò che significa America: prigione. Comunque, quando ero in prigione, ho letto un articolo sulla rivista «Life». Mostrava una ragazzina cinese di 9 anni, suo padre giaceva vicino a lei, in ginocchio, e lei stava premendo il grilletto. Perché suo padre era uno zio Tom cinese. Quando hanno fatto la rivoluzione, laggiù, hanno fatto fuori un’intera generazione di «zii Tom», li hanno spazzati via, così, semplicemente. Entro dieci anni, quella ragazzina sarebbe diventata una donna adulta e non ci sarebbero stati più «zii Tom» in Cina. E, oggi, questo è uno dei Paesi più duri, tosti e temuti dall’uomo bianco sul pianeta. Perché non ci sono «zii Tom» da quelle parti.

Di tutte le materie, la storia è la più adeguata a ricompensare i nostri sforzi. Infatti, quando vedete che avete dei problemi, tutto ciò che dovete fare è esaminare il metodo storicamente utilizzato in tutto il mondo da chi ha problemi simili ai vostri. Quando avrete visto come hanno fatto a risolvere i loro, allora saprete come risolvere i vostri. C’è stata una rivoluzione in Africa, una rivoluzione nera. In Kenya, i rivoluzionari sono stati i Mau Mau, quelli che hanno portato la parola «Uhuru» alla ribalta. I Mau Mau erano dei rivoluzionari, credevano nella dottrina della terra bruciata. Anche la loro rivoluzione aveva come fondamento la terra, il desiderio della terra.
In Algeria, nella parte settentrionale dell’Africa, ha avuto luogo una rivoluzione. Gli algerini erano dei rivoluzionari perché volevano la terra. La Francia gli aveva offerto di integrarsi, in Francia. Hanno mandato la Francia al diavolo, perché volevano un po’ di terra, non un po’ di Francia. E si sono imbarcati in una battaglia sanguinosa.

Sto citando queste varie rivoluzioni, fratelli e sorelle, per mostrarvi che non può esserci una rivoluzione pacifica. Non potete fare una rivoluzione basata sul «porgere l’altra guancia». Non esiste una cosa del genere, una rivoluzione nonviolenta. L’unica rivoluzione nonviolenta è la rivoluzione negra. L’unica rivoluzione che si propone l’obiettivo di amare il proprio nemico è quella dei negri. Quella dei negri è l’unica rivoluzione che abbia come scopo quello di eliminare la segregazione nelle tavole calde, nei teatri, nei parchi pubblici e nei gabinetti! Questa non è rivoluzione. La rivoluzione si basa sulla terra. La terra è il fondamento di ogni indipendenza. La terra è la base della libertà, della giustizia e dell’uguaglianza. L’uomo bianco sa cos’è una rivoluzione. Lui sa che la rivoluzione nera è di portata mondiale sia per scopo che per natura. La Rivoluzione nera sta investendo l’Asia, l’Africa e sta volgendo lo sguardo sull’America Latina. La Rivoluzione cubana, quella è una rivoluzione; hanno rovesciato il sistema. La rivoluzione è in Asia, la rivoluzione è in Africa, e l’uomo bianco sta urlando perché vede la rivoluzione in America Latina. Come pensate che reagirà quando vedrà che avete imparato cos’è una vera rivoluzione? Voi non sapete cos’è una rivoluzione. Se lo sapeste, non usereste quella parola. La rivoluzione richiede sangue, la rivoluzione è ostile, la rivoluzione non conosce compromesso, la rivoluzione rovescia e distrugge tutto ciò che è di intralcio sul suo cammino. E voi, qui, seduti senza far nulla, con le mani in mano, dicendo «amerò questi ragazzi, non importa quanto mi odiano». Voi avete bisogno di una rivoluzione. Chi ha mai sentito parlare di una rivoluzione dove la gente sta con le braccia conserte, come il reverendo Cleage stava meravigliosamente evidenziando, cantando We Shall Overcome?

Durante una rivoluzione non si fanno queste cose: non si canta, perché si è troppo occupati a sparare. La rivoluzione si basa sulla terra. Un rivoluzionario vuole la terra così per dare vita alla sua nazione, una nazione indipendente. Questi neri non stanno chiedendo una nazione, stanno cercando di tornare strisciando nelle piantagioni.

Malcolm X

Quando volete una nazione, allora si parla di nazionalismo. Quando l’uomo bianco si ribellò contro l’Inghilterra, per che cosa lo fece? Voleva questa terra così da poterci costruire sopra un’altra nazione bianca. Quello è nazionalismo bianco. La rivoluzione americana era nazionalismo bianco. La Rivoluzione francese era nazionalismo bianco. Anche la Rivoluzione russa era nazionalismo bianco. Non ci credete? E allora perché Nikita Chruščëv e Mao Zedong non sono riusciti a mettersi d’accordo? Nazionalismo bianco! Su cosa si basano tutte le rivoluzioni che, oggi, si stanno sviluppando in Asia e in Africa? Sul nazionalismo nero. Il nazionalista nero è un rivoluzionario che vuole una nazione.
Stavo leggendo alcune parole molto belle del reverendo Cleage; spiegava di non riuscire a unirsi con nessun’altro in città perché tutti si dicevano impauriti all’idea di essere identificati con il nazionalismo nero. Se avete paura del nazionalismo nero, avrete paura della rivoluzione. Ma se amate la rivoluzione, amerete anche il nazionalismo nero. Affinché capiate questo, occorre fare un passo indietro e ricordare cosa vi diceva il vostro fratello poco fa, a proposito del negro da cortile (house Negro) e del negro dei campi (field Negro) ai tempi della schiavitù. I negri da cortile vivevano in casa con il padrone, vestivano abbastanza bene e mangiavano bene perché si nutrivano del cibo avanzato dal piatto del padrone. Vivevano in soffitta o nel seminterrato ma comunque vicino al padrone, e amavano il padrone più di quanto lui amasse se stesso. Avrebbero dato la vita per salvare la casa del padrone prima ancora del padrone stesso. Se il padrone avesse detto «abbiamo una bella casa», il negro di casa avrebbe risposto «si, abbiamo una bella casa». Ogni volta che il padrone diceva «noi», lo schiavo ripeteva «noi». Questa è la definizione di un negro da cortile.
Se la casa del padrone avesse preso fuoco, il negro da cortile avrebbe combattuto più tenacemente di lui per spegnere l’incendio. Se il padrone si fosse ammalato, il negro da cortile avrebbe detto «qual è il problema capo, siamo malati?». Figuratevi un po’! Siamo!

Il negro da cortile si identificava con il suo padrone più di quanto il padrone si identificasse con se stesso. E se qualcuno fosse andato dal negro da cortile a dirgli: «Fuggiamo, scappiamo, separiamoci!», lui lo avrebbe guardato e avrebbe risposto: «Amico, tu sei pazzo! Che vuol dire separarci? Dove trovo una casa migliore di questa? Dove posso indossare abiti migliori di questi? Dove posso mangiare cibo più buono di questo?». Quello era il negro da cortile ed è così che lo chiamavano, ed è così che dobbiamo chiamarlo anche noi, perché da queste parti ci sono ancora dei negri da cortile a spasso. Il negro da cortile moderno ama il suo padrone, vuole vivere vicino a lui. Pagherebbe una casa tre volte il suo valore pur di vivere vicino al suo padrone e potersi vantare: «sono l’unico negro qui», «sono l’unico negro al lavoro», «sono l’unico negro in questa scuola». Voi non siete altro che dei negri da cortile! E se qualcuno venisse da voi, proprio adesso, dicendovi «separiamoci», voi dareste la stessa risposta del negro da cortile ai tempi delle piantagioni: «Che vuol dire separarci? Dall’America, da questo bravo uomo bianco? Dove troverai un lavoro migliore di questo?». Voglio dire, è questo che direste: «Io in Africa non ci ho mica lasciato niente!». Questo è ciò che direste. Avete lasciato il cervello in Africa! In quella stessa piantagione c’era un negro dei campi. I negri dei campi rappresentavano la massa. Erano sempre più numerosi i negri dei campi di quelli che erano addetti alla casa del padrone. Il negro dei campi viveva un inferno. Si nutriva degli avanzi. In casa mangiavano bene, anche il maiale. Il negro nei campi non otteneva niente di tutto questo, solo ciò che restava del maiale. Si chiamano frattaglie adesso, ma in quei giorni le chiamavano con il loro vero nome: budella. Questo è quello che eravate: dei mangia-budella. E alcuni di voi lo sono ancora, dei mangia-budella. Il negro dei campi veniva picchiato dalla mattina alla sera, viveva nel capanno, nella baracca, indossava abiti vecchi e strappati. Odiava il suo padrone. Ho detto: lui odiava il suo padrone. Era intelligente. Il negro da cortile amava il suo padrone, ma il negro dei campi no – e ricordate, loro erano in maggioranza e odiavano il padrone. Se la casa avesse preso fuoco, il negro dei campi non avrebbe tentato di salvarla, avrebbe pregato per il vento, per la brezza. E quando il padrone si ammalava, il negro dei campi pregava che morisse. Se qualcuno fosse andato dal negro dei campi a dirgli «separiamoci, corriamo», lui non avrebbe risposto «per andare dove?», avrebbe detto «qualsiasi posto è meglio di questo».

Oggi, ci sono tanti negri dei campi in America. Io sono un negro da campo, le masse lo sono. E quando vedono la casa di quest’uomo andare in rovina, non sentirete questi piccoli negri dire «oh, il nostro governo è nei guai», loro dicono «il governo è nei guai!». Immaginate un negro che dice «il nostro governo», ho anche sentito dire da qualcuno «i nostri astronauti»; a malapena li assumono nelle fabbriche e hanno il coraggio di dire «i nostri astronauti», «la nostra marina». Quei negri sono fuori di testa, quei negri sono fuori di testa! E proprio come i proprietari di schiavi dell’epoca usavano Tom, il negro da cortile, per tenere sotto controllo i negri dei campi, i proprietari di schiavi di oggi dispongono di negri che non sono nient’altro che dei moderni «zii Tom», gli «zii Tom» del ventesimo secolo. E li usano per tenerci sotto controllo, passivi, pacifici e non violenti. È Tom che vi rende non violenti. È come quando andate dal dentista e questi fa per afferrare il vostro dente. Quando inizia a rimuoverlo, lo combattete. Ma poi lui vi inietta nella mascella una roba chiamata procaina, che vi da l’impressione di non provare alcun dolore e allora vi calmate, perché la procaina nella vostra mascella inizia a fare effetto, cominciate a soffrire quietamente. C’è del sangue che scorre nella vostra bocca, ma voi non vi rendete conto di cosa sta succedendo perché qualcuno vi ha insegnato a soffrire – in maniera pacifica. L’uomo bianco vi fa la stessa cosa nelle strade, quando vuole farvi un bernoccolo in testa, approfittandosi di voi senza la paura che opponiate resistenza. Per evitare che voi rispondiate ai colpi, l’uomo bianco sguinzaglia questi vecchi religiosi «zii Tom» affinché ci insegnino a soffrire con serenità, proprio come la procaina. Non ci insegnano a smettere di soffrire, ci insegnano a soffrire pacificamente! Come osservava il reverendo Cleage, loro vi dicono di lasciare scorrere il vostro sangue nelle strade. Questa è una vergogna. Voi sapete che lui è un predicatore cristiano. E se è una vergogna per lui, potete immaginare cosa sia per me. Non c’è niente nel nostro libro, il Corano, che ci insegni a soffrire in maniera pacifica. La nostra religione ci insegna a essere intelligenti, pacifici, cortesi, a obbedire alla legge e a rispettare tutti, ma se qualcuno ti mette le mani in faccia, devi mandarlo al cimitero. Questa è una buona religione. Infatti, è una religione molto antica. È la religione di cui Ma e Pa un tempo ci parlavano: occhio per occhio, dente per dente, testa per testa, vita per vita. Questa è una religione come si deve.
Eppure, nessuno ne risente di questa religione che ti insegna a essere tutto meno che a essere un lupo, perché vuole trasformarti nel suo pasto. È così che funziona con l’uomo bianco in America: lui è il lupo e tu sei la pecora. Ogni volta che un pastore ci insegna a non scappare dall’uomo bianco e, al tempo stesso, a non combatterlo, sta commettendo un tradimento nei miei e nei vostri confronti. Non sacrificate la vostra vita per niente. No, preservatela, perché è la cosa migliore che avete. Però se dovete rinunciarvi, che sia alla pari! Il padrone degli schiavi che aveva preso Tom, lo vestiva bene, lo nutriva bene, gli aveva dato anche una piccola istruzione, e gli aveva dato un cappotto lungo e un cappello a cilindro così che tutti gli altri schiavi lo ammirassero. Poi si servì di lui per controllarli.

La stessa strategia impiegata a quel tempo viene utilizzata anche oggi, dallo stesso uomo bianco:

Lui prende un negro, un cosiddetto negro, e lo rende importante, gli costruisce un’immagine, lo pubblicizza, lo rende una celebrità. Questo, poi, viene fatto diventare un portavoce dei negri, un leader negro.

Malcolm X

Vorrei menzionare giusto un’altra cosa, velocemente, ovvero il metodo usato dall’uomo bianco per combattere la rivoluzione negra, come l’uomo bianco usa i pezzi grossi, ossia i leader negri, contro la rivoluzione negra. Loro non sono parte della Rivoluzione negra. Loro vengono utilizzati contro la Rivoluzione negra. Quando Martin Luther King fallì nel tentativo di abolire la segregazione ad Albany, in Georgia, la battaglia per i diritti civili in America ha raggiunto il suo punto più basso. È stato il fallimento di King in quanto leader. La Southern Christian Leadership Conference ha avuto problemi finanziari, ha avuto problemi con la gente quando fallì ad Albany, e altri leader negri per i diritti civili di statura nazionale sono diventati degli idoli infranti. Hanno iniziato a perdere prestigio e influenza, così i leader negri locali hanno iniziato a aizzare le masse. A Cambridge, nel Maryland, è apparsa Gloria Richardson, così come a Danville, in Virginia, e in altre parti del Paese, sono comparsi leader locali che hanno iniziato a risvegliare la nostra gente a livello di base. Questo non è mai stato fatto da quei negri di statura nazionale. Loro vi controllano, ma non vi hanno mai incitato o aizzato. Loro vi controllano, vi contengono, vi hanno mantenuto nella piantagione.

[…]

È come quando prendete un caffè che è troppo nero, significa che è troppo forte. E allora cosa fate? Lo correggete con della crema, per alleggerirlo. Ma se mettete troppa crema dentro, vi scorderete che un tempo è stato un caffè. Era caldo, adesso è diventato tiepido. Era forte, adesso è debole. Ti era d’aiuto per darti una svegliata, adesso ti mette a dormire. Questo è ciò che hanno fatto con la marcia su Washington: ne hanno preso parte ma non si sono integrati, l’hanno infiltrata. Si sono uniti, sono diventati parte di essa, ne hanno preso il controllo. E una volta che hanno preso il controllo, ha perso la sua carica militante. Ha smesso di essere arrabbiata, di essere calda, ha smesso di essere inflessibile. Ha anche smesso di essere una marcia, è diventata un picnic, un circo. Nient’altro che un circo, con dei pagliacci e tutto il resto. Ne avete avuta una anche qui a Detroit, l’ho vista in televisione, guidata da dei pagliacci, bianchi e neri. So che non vi piace quel che sto dicendo, ma lo dirò ugualmente. Perché io posso provare ciò che dico. Se credete che quanto sto dicendo è falso, portatemi da Martin Luther King, da Philip Randolph, da James Farmer e dagli altri tre, e vediamo se lo negheranno davanti al microfono. È stata una svendita, un’acquisizione.
Quando James Baldwin è rientrato da Parigi, non lo hanno lasciato parlare perché non erano riusciti a convincerlo a rispettare il copione. Burt Lancaster ha letto il discorso che Baldwin avrebbe dovuto fare. Non hanno lasciato che Baldwin salisse sul palco, perché sanno che Baldwin è capace di dire di tutto. Hanno controllato rigidamente, hanno detto a questi negri a che ora venire in città, come venire, dove fermarsi, quali cartelli portare, quali canzoni cantare, quali discorsi avrebbero potuto fare e quali non avrebbero potuto, e poi gli hanno detto di andarsene dalla città entro il tramonto. E ognuno di questi Tom, giunto il tramonto, era andato via dalla città.

Muhammed Alì e Malcolm X

Ora, io so che a voi non piace ciò che sto dicendo, ma posso confermarlo. È stato un circo equestre, uno spettacolo superiore a qualsiasi spettacolo di Hollywood. Reuther e gli altri tre diavoli dovrebbero ricevere un premio Oscar come migliori attori dell’anno perché si sono comportati come se amassero veramente questi negri riuscendo così ad ingannarne un bel numero. Quanto ai leader negri, ad essi dovrebbe toccare un premio per i migliori attori non protagonisti.

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