OGGETTO: Malcolm X era di destra?
DATA: 18 Dicembre 2020
SEZIONE: Pangea
Il leader afroamericano entra vertiginosamente nel dibattito politico. Alessandro Sallusti lo cita, Pierluigi Bersani lo stuzzica, Mattia Feltri ci ricama sopra. Intanto, è bene leggerlo
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Nel “Buongiorno”, la rubrica che tiene su “La Stampa”, Mattia Feltri torna su quello che per i politici televisivi è una incongruenza, il fardello di un tabù. Pierluigi Bersani, a “dimartedì”, la trasmissione de La7, ha beccato Alessandro Sallusti, direktor del “Giornale”, citare Malcolm X. “Ho letto Sallusti citare Malcolm X, può succedere anche che Renzi vada con la destra”, ha detto ‘Pigi’ Bersani, ghignando. “Bersani è spiritoso oltre che stimabile, ma stupirsi perché a destra si citi Malcolm X, e addirittura lo si definisca saggio, dice qualcosa della destra italiana e dice parecchio della sinistra”, attacca Feltri. “È infatti probabile che oggi a destra, eletti ed elettori, in gran parte possano scambiare Malcolm X per un influencer di Tik Tok, ma è ipotizzabile una minoranza che ne abbia sentito parlare, e ne sia perfino affascinata. Malcolm X ha una biografia complessa, diciamo così, ma chi trascura o disprezza la sua battaglia per i neri è troglodita, prima ancora che di destra”. Poi Feltri cita il totem Lincoln, repubblicano, che lottò per l’abolizione della schiavitù. Non si tratta di evanescenze ideologiche, di sudoku politico, di perdita delle coordinate – che non esistono più da mo’. Spessore umano. Così dice Feltri, a ragione. “Non sono sicuro che ne farei una questione di destra e di sinistra, ma di spessore umano, ed è lungo questa linea che il bipolarismo avrà sempre un senso”. Un happy and al miele. Magari esistesse il bipolarismo del buon senso e Malcolm X entrasse di peso nel pensare politico, al di là degli sketch tivù. Intanto, cominciamo a leggerlo. Ritagliamo un brandello dai discorsi del leader afroamericano, raccolti da Gog in Nessuno può darti la libertà.

Non c’è sistema più corrotto di un sistema che rappresenta se stesso come esempio di libertà, di democrazia e va per la terra e dice agli altri popoli quale forma di governo devono adottare, quando noi, cittadini di questo Paese, per poterci servire della scheda siamo costretti a usare il fucile. La più grande arma che le potenze coloniali hanno usato in passato contro la nostra gente è sempre stata il divide et impera.

L’America è una potenza coloniale: ha colonizzato ventidue milioni di afroamericani privandoli della piena cittadinanza, dei diritti civili e soprattutto dei diritti umani. Non solo ci ha privati del diritto di essere cittadini, ma di essere umani. Il diritto di essere riconosciuti e rispettati come uomini e donne. In questo paese un nero può avere 50 anni ed essere considerato ancora un “ragazzo”. Sono cresciuto coi bianchi, ero integrato prima ancora che inventassero quella parola e ancora devo conoscere dei bianchi (sapete cosa dico se li avete frequentati abbastanza) che non si rivolgano o si riferiscano a noi come al “ragazzo” o al “giovane”, indipendentemente dalla nostra età, dalla nostra istruzione o dalla nostra condizione professionale. In questa società noi restiamo dei ragazzi.

La strategia dell’America è la stessa strategia che è stata usata in passato dalle potenze coloniali: divide et impera. Mette un negro contro l’altro. Un’organizzazione negra contro l’altra. Ci fa credere che abbiamo obiettivi diversi, aspirazioni diverse. Appena un negro dice qualcosa, lei corre da quell’altro negro e gli chiede: «Cosa pensi di quello che ha detto?».

Perciò in questo Paese voi incontrate due tipi diversi di afroamericani: il tipo che considera se stesso una minoranza, e il suo scopo è limitato alla scena americana, e quello che considera se stesso parte di una maggioranza e i bianchi come parte di una minoranza microscopica. E quest’ultimo usa un approccio diverso nel cercare di lottare per i suoi diritti. Non implora. Non vi ringrazia per ciò che gli date, perché gli state dando solo ciò che avrebbe dovuto avere cent’anni fa. Non crede che gli facciate alcun favore

Malcolm X

Oggi tutti sono in grado di capire il trucco, tranne alcuni leader negri. La nostra gente ha gli stessi scopi, le stesse aspirazioni, ovvero libertà, giustizia, uguaglianza. Tutti noi vogliamo rispetto e riconoscimento in quanto esseri umani. Non vogliamo essere integrazionisti né separatisti. L’integrazione è solo un metodo usato da alcuni gruppi per ottenere libertà, giustizia, uguaglianza e rispetto come esseri umani. E la separazione è un metodo usato da altri gruppi per ottenere libertà, giustizia, uguaglianza o dignità umana. La nostra gente ha commesso l’errore di confondere i metodi con gli obiettivi. Ma finché siamo d’accordo sugli obiettivi, non dovremmo mai cadere nella trappola di diffidare l’uno dell’altro solo perché crediamo in metodi, tattiche o strategie diverse. L’obiettivo da raggiungere è lo stesso.

Dobbiamo tenere a mente tutto il tempo che non stiamo combattendo per l’integrazione o per la separazione. Noi stiamo combattendo per il riconoscimento come esseri umani, per il diritto di vivere come esseri umani liberi in questa società. In effetti, noi stiamo combattendo per dei diritti che sono anche più grandi dei diritti civili, ossia i diritti umani. Fra i cosiddetti negri in questo Paese, specie tra i gruppi dei diritti civili, quelli che credono in tali diritti sprecano gran parte del loro tempo per dimostrare che sono americani. Il loro modo di pensare è di solito provinciale, ristretto ai confini dell’America, ed essi si considerano sempre una minoranza. Quando si vedono nel palcoscenico americano, quel palcoscenico è dei bianchi, perciò un nero che si trova là sopra è automaticamente parte di una minoranza, è un perdente, e nella sua lotta usa sempre un approccio basato sulla preghiera, sul metodo del cappello in mano, sul compromesso.

Mentre l’altro segmento, o sezione, in America, i nazionalisti neri, sono più interessati ai diritti umani che ai diritti civili. Danno peso più alla dimensione umana che a quella civile. La differenza tra il pensiero e lo scopo dei negri coinvolti nella lotta per i diritti umani e quelli coinvolti nella lotta per i diritti civili è che i negri coinvolti nella lotta per i diritti umani non si considerano americani. Loro si considerano parte di una umanità scura. Vedono l’intera lotta al di là dei confini della scena americana ma proiettata su scala mondiale. E nel contesto mondiale loro vedono che gli scuri sono numericamente superiori ai bianchi. Sull’arena mondiale i bianchi sono una minoranza microscopica. Perciò in questo Paese voi incontrate due tipi diversi di afroamericani: il tipo che considera se stesso una minoranza, e il suo scopo è limitato alla scena americana, e quello che considera se stesso parte di una maggioranza e i bianchi come parte di una minoranza microscopica. E quest’ultimo usa un approccio diverso nel cercare di lottare per i suoi diritti. Non implora. Non vi ringrazia per ciò che gli date, perché gli state dando solo ciò che avrebbe dovuto avere cent’anni fa. Non crede che gli facciate alcun favore. Non vede nessun progresso dalla guerra civile. Non vede nessun progresso perché, numero uno, se la Guerra civile lo avesse liberato oggi non avrebbe avuto bisogno di una legge sui diritti civili. Se la proclamazione sull’emancipazione, emanata da quel liberale brillante chiamato Lincoln, lo avesse liberato, oggi non starebbe cantando We Shall Overcome. Se gli emendamenti alla costituzione avessero risolto il suo problema, oggi il suo problema non sarebbe ancora qui. E se la sentenza contraria alla segregazione della Corte Suprema del 1954 fosse stata genuinamente e sinceramente pensata per trovare una soluzione, oggi non staremo qui a discuterne. Perciò, questo tipo di nero è un essere pensante: riesce a vedere che ogni manovra fatta dall’America per risolvere presumibilmente il suo problema non è stata nient’altro che un inganno politico, tradimento della peggior specie. Oggi, lui non ha più fiducia in questi cosiddetti liberali. So che tutti coloro che son venuti qui stasera non si definiscono liberali, perché è diventata una parola sporca. Significa ipocrisia.

Malcolm X

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