Lo sviluppo del diritto internazionale moderno ha le sue fondamenta nel Trattato di Westfalia del 1648, che ha sostanzialmente creato il sistema degli Stati nazionali. Nel corso dei secoli i costituzionali del diritto internazionale si sono evoluti. È importante capire che il diritto internazionale non prescrive solo regole di condotta che i singoli stati devono osservare, ma contiene anche regole e principi. In base a questo sistema si definiscono le relazioni degli Stati con gli altri Stati e con i gruppi interni. Agli Stati è vietato usare la forza gli uni contro gli altri e intervenire nei rispettivi affari interni.
Solo gli Stati hanno il diritto intrinseco di partecipare alla creazione di trattati con altri Stati e possono creare organizzazioni comuni intergovernative tramite trattati internazionali, come disciplinato dal diritto consuetudinario dei trattati. È interessante notare che nell’Artico, gli Stati e gli altri attori hanno intenzionalmente scelto di non utilizzare i trattati internazionali per creare forme di cooperazione intergovernativa. Nell’Artico i principi fondamentali del diritto internazionale hanno una portata universale, ergo il diritto internazionale non si adatta facilmente alle condizioni uniche di una regione come l’Artico. Ogni volta che viene negoziato un trattato internazionale, la questione politica regolata avviene sotto lo stretto controllo del governo centrale che rappresenta lo Stato nei negoziati sui trattati ed è anche responsabile dell’attuazione del trattato internazionale a livello interno.
Il diritto internazionale ha uno status diverso nei vari sistemi giuridici nazionali. Il suo status interno e la sua effettività sono definiti nel diritto costituzionale di ciascuno Stato. La regione artica è in costante trasformazione, (geo)politica, economica e dal punto di vista ambientale e geologico. Le numerose trasformazioni che la regione artica ha vissuto dalla fine della Guerra Fredda includono il passaggio dalla tensione militare alla cooperazione transfrontaliera in materia di protezione dell’ambiente e della scienza; il riconoscimento dell’Artico come una regione distinta e cooperativa con interessi condivisi e un’elevata protezione geologica; l’ampliamento del dibattito tra gli Stati artici e altri attori non statali, tra cui le popolazioni indigene, sull’equilibrio tra protezione ambientale ed economia.
Nel complesso, gli Stati artici insieme alle popolazioni indigene dell’Artico, con il sostegno dei popoli e delle società civili della regione, hanno ricostruito la loro struttura geopolitica. Ciò è stato possibile grazie alla cooperazione transfrontaliera in alcuni settori, come la protezione dell’ambiente, la bonifica ambientale, la ricerca e il salvataggio, la scienza. Questo ha segnato un cambiamento significativo, una vera e propria trasformazione: dalla tensione militare della Guerra Fredda all’alta stabilità geopolitica dell’era del Consiglio Artico. Analizzando le trasformazioni subite dall’Artico possiamo concludere che ciò non sarebbe stato possibile senza due elementi come la sicurezza e la deterrenza nucleare globale; la natura originaria della militarizzazione dell’Artico e un elevato grado di certezza del diritto internazionale.
Gli Stati artici condividono diversi interessi comuni come l’obiettivo di affrontare l’inquinamento a lungo raggio, e questo atteggiamento cooperativo che privilegia la stabilità geopolitica, il cosiddetto “modello artico”, è ora minacciato da un cambiamento in corso. In primis i drammatici impatti del cambiamento climatico e della perdita di biodiversità, poi a seguire le nuove incertezze che emergono a causa della rinascita delle rivalità tra grandi potenze, segnate da una corsa agli armamenti e da nuove tensioni tra Est e Ovest. Se il primo quadro di minacce è globale e inevitabile, con un possibile esito di collasso imminente e irreversibile di alcuni ecosistemi, il secondo è decisamente regionale e tra due blocchi, con ricadute finora minime nella stessa regione artica, limitate a sanzioni e pressioni contro la Russia. Sebbene l’invasione russa dell’Ucraina abbia modificato drasticamente lo stato della geopolitica e della cooperazione artica, non porterà necessariamente a un cambiamento strutturale delle stesse. Tale trasformazione sarebbe resa fattibile se, ad esempio, la Russia, insieme alla Cina e all’India, ampliasse i BRICS per includere la ricerca artica creando una struttura di governance parallela e di attrito al Consiglio Artico. Non siamo ancora arrivati a questo punto, ma questa possibilità, anche se dannosa per gli interessi condivisi degli Stati artici, è stata ipotizzata e discussa, e ha un suo potenziale dal punto di vista di una Russia punita dalle sanzioni occidentali.
Infine, un cenno importante sulla Groenlandia, enorme isola artica che si estende tra America del Nord, Europa e Russia. Quest’isola sta rapidamente attirando l’interesse delle grandi potenze mondiali grazie alle sue ricchezze naturali inestimabili e alla sua posizione strategica, che la rende cruciale sia dal punto di vista militare che commerciale. Le sue risorse minerarie, come le terre rare e il petrolio, sono di vitale importanza per sostenere l’industria globale e le ambizioni energetiche del futuro. La sua posizione geograficamente centrale tra i continenti la rende anche un punto di transito ideale per le rotte commerciali internazionali, specialmente in un mondo che cerca nuove vie per ridurre i tempi di trasporto e abbattere i costi. L’attuale governo groenlandese è un’amministrazione che si definisce ambientalista e indipendentista, è fermamente convinta di poter rispondere a queste crescenti pressioni internazionali, evitando di diventare una pedina in un nuovo gioco geopolitico di sfruttamento simile ai processi di neocolonialismo che hanno caratterizzato altre regioni del mondo, come l’Africa o il Sudamerica. Il governo della Groenlandia ritiene di poter negoziare un futuro in cui la sovranità dell’isola non venga compromessa. La realtà internazionale è sempre più aggressiva e alcune politiche estere cercano di approfittare della sua vulnerabilità strategica, cercando di occupare spazi vitali nel Circolo Polare Artico.
Mentre l’Unione Europea, spinta dalle proprie ambizioni climatiche e dalla necessità di risorse naturali essenziali per la transizione energetica verso fonti più sostenibili, guarda alla Groenlandia come a un fornitore cruciale di materie prime rare e fondamentali, come il litio e il grafene, gli Stati Uniti non nascondono il loro interesse nel rimettere piede sull’isola, forse cercando di stabilirvi una nuova base militare avanzata.
La posizione della Groenlandia, vicino al Circolo Polare Artico e ai confini strategici tra l’America del Nord e la Russia, rappresenta una risorsa inestimabile in termini di difesa, tanto più in un contesto di crescente tensione geopolitica. Gli Stati Uniti potrebbero quindi vederla come un avamposto di sicurezza, soprattutto alla luce della competizione con potenze rivali. La Cina, nonostante la sua lontananza geografica, si auto-definisce “paese vicino all’Artico” e rivendica un ruolo di primo piano in questa regione, puntando a sfruttare le opportunità economiche offerte dalle nuove rotte commerciali che si stanno gradualmente aprendo con lo scioglimento dei ghiacci polari. Le nuove rotte artiche riducono i tempi di navigazione tra Europa, Asia e Nord America, facendo della Groenlandia un vero e proprio ‘hub commerciale’ potenziale e un punto d’accesso privilegiato per le merci cinesi dirette verso il mercato occidentale. La Cina sta infatti investendo in infrastrutture, cercando di posizionarsi come uno dei principali attori nella gestione di questa nuova e promettente via marittima artica, pur cercando di mantenere relazioni pacifiche con le altre potenze regionali. L’interesse nei confronti della Groenlandia non è solo una questione relativa alle risorse naturali o di potenza militare, ma anche di un delicato equilibrio geopolitico che vede coinvolti diversi attori internazionali. Il futuro dell’isola dipenderà dalla capacità dell’amministrazione groenlandese di navigare queste pressioni contrastanti, pur cercando di mantenere la propria indipendenza e proteggere l’ambiente artico che la rende unica.