Non ci siamo mai fermati del tutto, ma da qualche tempo la città ha davvero ripreso a vivere. Le strade sono sempre più affollate e qualsiasi bottega con spazio per un paio di tavolini li ha sempre pieni. I pub, che spillano il sangue stesso che tiene in vita questa città, hanno aperto i battenti e hanno ripreso a fare il loro mestiere. Londra respira di nuovo a pieni polmoni e si sta riprendendo dal torpore. Il lungo inverno, però, ha mietuto le sue vittime e le strade ne sono piene. La pandemia ha contribuito ad aggravare una situazione già estremamente seria e il numero d’indigenti che si è trovato per strada è altissimo. L’epidemia si è portata via qualche tetto e più di una persona si è ritrovata a guardare le stelle da un marciapiede a Princes Square o a lavorare alla giornata. Nuovo degrado che si unisce al già numeroso precedente al quale il neo-rieletto sindaco di Londra promette di mettere fine; lo stesso sindaco di Londra che tempo fa prometteva più polizia per combattere accoltellatori, stupratori e malviventi tutti. Ignorante e presuntuoso lui, come tutti gli altri politici stagionali e stagionati; si è riempito la bocca di progetti, di lungimiranti disegni di bene sociale e collettivo, di crescita e di unione. Ma Londra non ringiovanisce perché c’è più spazio per andare in bicicletta, a Londra non vanno via le rughe se il sindaco impone i limiti di velocità. Londra al massimo si trucca per l’occasione, ma poi fa quello che vuole, lo sanno tutti. Questa città, come tutto il paese, avrebbe davvero bisogno di una netta inversione di rotta. Un nuovo slancio vitale che la svegli una volta per tutte e per davvero. Bisogna che la smetta di coccolare i cittadini. Serve una doccia fredda per svegliarli dall’illusione che tutto sia loro dovuto, che lo stato debba pensare a loro e alle loro famiglie. Che tutta la comunità debba farsi carico delle loro medicine e delle loro esigenze abitative. Talmente radicata questa cosa che dire altrimenti ti fa tacciare dei peggiori epiteti, talmente pusillanimi sono diventati che anche se sono obesi è colpa dello stato…dello stato, del Primo Ministro, del Council, di Sir Churchill!…si mangerebbero anche il tozzo di pane del loro assistente sociale se potessero… ingordi sbafoni. Restano seduti ad aspettare la pappatoria, come cani che non sanno vivere senza padrone; non vedono la fine del mese senza una mano gentile, una parola dolce o un sorriso. Se solo sapessero che nell’ostilità e nel disprezzo si cela molta più umanità che nell’elemosina; se solo sapessero che le sfortune e le disparità che li affliggono sono solo frutto della loro immobilità pensosa e della loro cristiana forma mentis secondo la quale più si è miti e bisognosi e più qualcosa ti è dovuto. Involuzione a tutti gli effetti.
Il tessuto sociale di quest’isola, ad esempio, è impregnato di schemi governativi, di case popolari, di assistenze sociali, assistenze sanitarie, pasti gratis, verdure lasciate agli angoli delle strade. Up for grab. Nessuno deve più davvero fare niente per assicurarsi un’esistenza, basta chiedere aiuto allo stato. Lo stato, di nuovo questa astrusa, spaventosa invenzione che, essendo anch’essa intangibile, ha ora preso a tutti gli effetti il ruolo di Dio nelle menti più disposte ed ha cominciato a partorire una nuova umanità d’insicuri, di fragili, d’impauriti. Una umanità che trova inconcepibile l’ordine Naturale delle cose; urla a pieni polmoni per dar prova di essere ancora viva ma sono solo gemiti e spasmi che precedono la morte. Il proiettile fatale che l’ha trafitta non è che un concetto, apparentemente innocuo: “sei perfetto cosi come sei”. Ebbene per quanto possa ormai non riscuotere più alcun effetto, chi vi scrive crede fermamente che invece sia stata questa la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Questo concetto apre la porta a migliaia di altre considerazioni che, logicamente, appaiono una conseguenza inevitabile della prima. Cosi facendo, si è dato il via ad un’altra serie di ragionamenti del tutto nuovi all’uomo: gli si è detto che nonostante tutto, qualcuno deve amarlo per com’è e deve ascoltarlo solo perché si prende la briga di respirare, giusto per lo “sforzo” di essere venuto al mondo. Gli si dice che le sue debolezze sono quelle di tutti e che sono sempre e comunque giustificate; che la comunità sarà sempre lì pronta a prendersi cura di lui a prescindere da tutto, mentre i grassatori del suo amato stato gli sgraffignano le tasse dalla saccoccia, con tacito assenso civile. Si è soprattutto mentito loro dicendo che più sarebbero stati miserabili e inetti e più Iddio li avrebbe voluti nel regno dei cieli. Il proiettile ha colpito il bersaglio ed è esploso in una miriade di pezzettini che stanno infettando e lacerando tutto il resto; è per questo che l’animale si dimena prima di morire, perché soffre terribilmente. Ci tocca la sua stessa sorte; con la differenza che a noi pochi rimasti che accettano l’inevitabile disfatta, piacerebbe goderci questi ultimi istanti senza troppe seccature e invece non ci lasciano neanche morire ed estinguerci in pace. Ci tocca ascoltare il parere di tutti, siamo obbligati a vivere in una realtà’ gestita da ebeti malaticci, debolucci e sensibilini erti ad esempio dalle stesse masse succubi che ora ne pagano il prezzo in termini di sopravvivenza.
Legittimo pensare che non si possa andare avanti ancora per troppo e che le nostre esistenze offendano la Natura di un’offesa irreparabile. Ci crediamo cosi evoluti da pensare di potercene distaccare e allo stesso tempo di poterla comunque cambiare, di renderla più pacioccona e accessibile, di mallearla attorno alle nostre convinzioni deviate. Fortuna vuole però, che alla Natura non importi un fico secco di noi, delle nostre auto, delle armi nucleari e tantomeno delle quote rosa. Dovrebbe essere implicito nel patto sociale che le leggi di Natura vadano ancora rispettate; bisognerebbe analizzare i motivi della sopraffazione, non condannarla a priori. Nessuno di noi ha scelto di venire al mondo, non abbiamo debiti di gratitudine verso nessuno e non dobbiamo giustificarci con nessuno. Di conseguenza, abbiamo il diritto/dovere di esercitare la nostra forza e abbiamo il diritto/dovere di farlo a nostro piacimento e fin dove questa può arrivare. Badate però, ciò non significa usare violenza gratuita o sfruttare il più debole, questo significa che determinati comportamenti – che non sono costrutto dell’uomo ma bensì leggi di Natura – andrebbero esaminati da un punto di vista del tutto diverso, da un punto di vista oggettivo e non moralistico. Invece no, eccoci costretti nel 2021 a dover ancora difendere i diritti dell’uomo dalla boccaccia dei moralisti di ogni levatura e tiratura sociale. In uno Stato di Natura, ad esempio, non sarebbe assolutamente necessario dover creare leggi che legittimino il sesso o le unioni tra omosessuali poiché queste sono già chiaramente legittimate in Natura; anziché creare nuovi leggi e decreti, sarebbe più saggio disfarci di quegli abomini che già umiliano lo spirito dell’uomo e che sono ancora in vigore. Sicché, nonostante le scoperte scientifiche, le esperienze storiche e la morte di Dio, l’umanità non sa ancora scrollarsi la morale di dosso; né quella cristiano-borghese di destra né quella “tutta nuova” borghese-cristiano di sinistra. Si evince che la costante non è il lato politico, bensì la classe sociale che la esercita, la stessa classe sociale che decide le sorti di una nazione e che ha dato vita a una progenie di debosciati. Invero, diverse generazioni di ansiosi cagasotto camminano le strade delle nostre città; stronzetti malriusciti e saccenti a cui non manca mai la bava alla bocca. Hanno sempre qualche cosa di cui lamentarsi e trovano troppo spesso qualcuno con cui farlo; c’è costantemente qualche cosa che non gli va e se non stai ad ascoltarli e a dirgli che sono bravi per avertelo fatto notare, guaiscono come bestie finché non gli carezzi la testa. Delatori, suscettibili e piagnucoloni non ricoprirebbero mai un ruolo di rilievo in una società onesta, non verrebbero mai ascoltati in TV, non verrebbero mai pubblicati ma verrebbero piuttosto derisi. Derisi e umiliati, all’occorrenza. Persone con la faccia talmente tosta da arrabbiarsi se qualcuno non vuole dargli aiuto; come se prerogativa dell’uomo fosse quella di aiutare chi è in difficoltà, come se tutti fossero obbligati a tendere loro la mano, gli spetta, addirittura! Li senti parlare ed è ovvio che credono che tutto gli sia dovuto, che il mondo appartenga a chi si lamenta più forte, a chi si fa trovare altrettanto propenso alla mediocrità. Se per questi ominidi lo stato è diventato Dio, allora la “libertà” è Sua madre. Ma quale libertà mi chiedo io, se c’è chi sentenzia sulle scelte di vita dell’altro? Quale libertà se non mi è concesso vivere secondo Natura, che è l’unica cosa che conta? E allora fratelli e sorelle, liberiamoci dalla libertà e ci libereremo anche dalla morale.
Cosi parlò colui al quale nessuno chiese un parere a proposito. Come volevasi dimostrare.