Nella giornata del 17 febbraio a Milano, nell'elegante location della Fondazione Feltrinelli in viale Pasubio, centro nevralgico della cultura progressista meneghina, va in scena il IX Forum Italo Russo organizzato dalla Associazione Conoscere Eurasia guidata da Antonio Fallico. Nel sancta sanctorum del centro sinistra milanese, rampante, europeista progressista va in scena la parata dei manager, dei diplomatici, degli imprenditori maggiormente attenti a fare da pontieri per il buon vicinato con Mosca nei giorni della crisi ucraina Gran cerimoniere dell'evento è il padrone di casa, Carlo Feltrinelli, che apre il primo panel con Sergey Razov, ambasciatore russo in Italia, e Attilio Fontana, presidente leghista della Regione Lombardia. Gli interventi di Feltrinelli e Fontana davanti al diplomatico russo, da otto anni e mezzo plenipotenziario del presidente Putin in Italia, sono coincidenti: il "partito del Pil" rappresentato dalle due anime della borghesia illuminista della Milano di Beppe Sala, prossima a ospitare la Settimana della Moda che vedrà il primo salvacondotto per le persone vaccinate col siero russo Sputnik, e dal presidente leghista che difende l'idea della "internazionalizzazione delle piccole e medie imprese italiane" vota per l'appeasment con Mosca. Non c'è la geopolitica, in primo piano, a Milano, città economica, e che fonti imprenditoriali che abbiamo potuto contattare all'evento definiscono "vera capitale" d'Italia per la Russia, che per arrivare al cuore del nostro Paese guarda al suo interesse economico. Per Feltrinelli ciò si somma alla necessità di difendere il pluralismo culturale e morale della sua Fondazione, per Fontana e la Lega l'occasione di mostrare che non è solo il Caroccio a non volere il contrasto alla Russia. Ma il mondo non è solo fatto di rapporti economico imprenditoriali. Nelle relazioni internazionali il "partito del Pil" ha forza contrattuale se assecondato al governo: le centrali euro-atlantiche che sostengono il governo Draghi, in quest'ottica, sono assai più incerte. La crisi russo-ucraina contribuirà a far emergere una nuova faglia tra le anime di questo Paese, tra l'economia nordica e la politica romana? Quello andato in scena a Milano ci è parso la prova generale di un equivalente settentrionale nel consociativismo romano alla Bettini-Letta: la ricerca di un terreno di confronto comune sulla base di interessi materiali e personali coincidenti da parte di figure appartenenti a schieramenti diversi. Ma di questi tempi quando di mezzo c'è la Russia, tutto è più scivoloso...