«Se il vostro camion è stato utilizzato in questa protesta l’account bancario della vostra azienda sarà congelato. L’assicurazione sul vostro veicolo sarà sospesa. Le conseguenze sono reali e faranno male. È tempo per voi di tornare a casa. E sarò ancora più chiara, avremo zero tolleranza […] Abbiamo ora gli strumenti per tracciare i soldi e vedere ciò che sta accadendo e cosa è stato pianificato in tempo reale.» Queste sono state le parole espresse dalla portavoce del governo canadese a Febbraio del 2022, quando migliaia di camionisti hanno deciso di protestare contro le politiche restrittive del presidente Trudaeu. Una dichiarazione che ha un valore paradigmatico: rivela il potere che i governi hanno nel poter bloccare una protesta pacifica, o una qualsiasi forma di dissenso attraverso intimidazioni di carattere finanziario.
“Non vi piace la nostra politica, blocchiamo i vostri conti correnti”. Un ricatto semplice ed efficace. Ma perché un democraticissimo Paese occidentale come il Canada ha optato per una politica del genere? Semplice, perché può farlo. Durante la pandemia abbiamo assistito alla facilità con cui i governi possono sospendere i più basilari diritti costituzionali, relegando il cittadino in uno spazio spettrale che è quello dell’Ausnahmezustand, o stato di eccezione, ovvero «quella terra di nessuno fra l’ordine giuridico e il fatto politico, fra la legge e la sua sospensione». In questo contesto, è possibile attuare con facilità, un insieme di politiche fortemente restrittive, come quella appunto di congelare i conti correnti di coloro che legittimamente protestano. È dunque opportuno pensare a nuove forme di resistenza a quel potere centrale che così facilmente può mettere a tacere l’antagonismo.
La decentralizzazione, ovvero una distribuzione del potere tra più soggetti, potrebbe essere una delle risposte tecniche a un problema politico. Una forma di difesa, o quantomeno un’alternativa praticabile, in grado non di annullare, ma quantomeno di compensare il potere coercitivo dei governi sui cittadini, dando a questi ultimi un’arma al livello contrattuale. A tal proposito è importante ricordare che uno degli argomenti più trattati nell’universo crypto è quello del DAO. DAO è un acronimo che sta per Decentralice Auotonoumous Organization. È un sistema basato su una serie di smart contract – ovvero programmi implementati sulla blockchain di Ethereum – che può essere utilizzato per diversi fini. Un gruppo di persone potrebbero scegliere di partecipare ad un determinato DAO acquistando dei token che rappresenta il diritto di partecipare al suo governo. In un certo senso quei token sono come azioni, più ne possiedo, maggiore è il diritto di voto. Tuttavia qualsiasi decisione venga presa nel DAO è pubblica, in quanto è pubblico il codice che lo genera. Quindi ha la caratteristica di essere trasparente nei confronti dei membri che ne fanno parte, ma anche all’esterno.
I motivi del voto possono essere differenti e proposti da qualsiasi soggetto detenga il token in questione. Si può votare su come allocare i fondi a disposizione, come utilizzarli per progetti che il gruppo reputa importanti, per retribuire gli sviluppatori, oppure per cambiare le regole stesse del DAO. L’elemento interessante è che persone da varie parti del mondo con obiettivi comuni possono unirsi e creare un progetto che non è soggetto a controlli esterni e che ha la caratteristica di essere trasparente. Inoltre la maggior parte dei DAO creati, prevedono che se passa una proposta verso la quale alcuni membri non sono favorevoli, questi hanno un periodo di tempo, deciso in precedenza, in cui possono ritirare quei fondi ed uscire dal DAO. Quindi non è vincolante nel senso che, nel momento in cui sono in disaccordo, o quell’accordo non lo trovo più favorevole per i miei interessi, posso semplicemente ritirare la somma allocata.
La caratteristica interessante è che essendo gli smart contract alla base di quel DAO non censurabili, nessuna autorità può avere il controllo su quei fondi che sono protetti da possibili congelamenti. Da questo punto di vista sembra emergere un’ingiustizia di fondo, ovvero maggiore sono i token a mia disposizione, maggiore sarà il peso. Questo meccanismo ha ovviamente una sua logica, nel momento in cui investo in un progetto più di un’altra persona, voglio che le mie decisioni abbiano un impatto maggiore, dato che rischio di più. Ma dall’altra parte questo ragionamento potrebbe apparire lontano dal modello democratico, in cui il peso di un voto non si basa sulla ricchezza di un soggetto. Vitalik Buterin, fondatore di Ethereum, è stato uno di coloro che ha più ragionato su questo tema, arrivando ad analizzare in maniera accurata il concetto di quadratic voting. Il quadratic voting è stato introdotto inizialmente da Gitcoin, una piattaforma online basata sulla tecnologia blockchain che mira a incentivare e supportare lo sviluppo di progetti open source. Il quadratic voting è offerto come soluzione al problema della concentrazione dei voti per consentire una distribuzione più equa del potere decisionale. Nel sistema di quadratic voting, agli individui viene assegnato un certo numero di “crediti di voto” che possono utilizzare per esprimere le proprie preferenze su diverse questioni o proposte.
L’aspetto chiave è che i voti possono essere utilizzati in modo non lineare, ma in proporzione al quadrato del numero di crediti spesi. In altre parole, se un individuo vuole esprimere una preferenza su una questione, può spendere un credito di voto per farlo. Tuttavia, se desidera esprimere una preferenza più forte o influente, può spendere ulteriori crediti. Ad esempio, per esprimere una preferenza due volte più forte, dovrà spendere quattro crediti (2^2), e così via. L’obiettivo del quadratic voting è di mitigare gli effetti della concentrazione del potere di voto in base alla ricchezza. Ovviamente i DAO sono una tecnologia in fieri, ciò significa dire che non sono del tutto prevedibili gli utilizzi futuri. Uno dei progetti più interessanti al riguardo è Aragon Dao, una piattaforma attraverso la quale è possibile costruire DAO in modo sostanzialmente semplice.
Come spiega Vincenzo Iovino, ricercatore presso Aragon ZK Research, l’intento è quello di rendere questa tecnologia user friendly, ovvero sempre più fruibile per l’utente medio. Ad oggi sono stati creati attraverso Aragon circa seimila DAO e all’interno dei quali sono stati depositati 12 miliardi di dollari. Questa nuova tecnologia, possibile grazie alla blockchain, mette in evidenza che è fattibile trovare dei metodi di associazione liberi da controlli statali o di grandi multinazionali, proprio perché la decentralizzazione, realizzata attraverso la crittografia, offre un’alternativa a ciò che abbiamo fino ad ora conosciuto.