La credibilità empirica del progresso democratico è assai più dubbia, e pure genuinamente complessa (cioè a dire controversa o, per essere più precisi, meritevole di controversia basata sui dati e rigorosamente argomentata). In parte ciò è dovuto al fatto che la configurazione moderna della democrazia emerge nell’ambito di una tendenza modernista molto più ampia, i cui filoni tecno-scientifici, economici, sociali e politici sono oscuramente interrelati, uniti da correlazioni fuorvianti e false connessioni causali. Se, come sostiene Schumpeter, il capitalismo industriale tende a generare una cultura demo-burocratica che porta alla stagnazione, potrebbe nondimeno sembrarci che la democrazia sia associata al progresso materiale. È facile interpretare erroneamente un indicatore ritardante come un fattore causale positivo, specialmente quando lo zelo ideologico presta i propri bias al fraintendimento. Sarebbe come dire che, siccome il cancro colpisce soltanto gli esseri viventi, lo si potrebbe – con apparente motivo – associare alla vitalità.
Una semplice cronologia storica suggerisce che l’industrializzazione sia alla base della democratizzazione progressiva, invece di esserne un derivato. Questa osservazione ha fatto sorgere una scuola ampiamente accettata di teorie pop di scienza sociale, secondo cui la maturazione delle società in direzione democratica è determinata dalle soglie di ricchezza, e precisamente dalla formazione della classe media. Lo stretto correlato logico di idee simili, cioè che la democrazia sia fondamentalmente non produttiva in relazione al progresso materiale, è generalmente sottostimato. La democrazia consuma il progresso. Quando lo si rilevi in una prospettiva di Illuminismo oscuro, la modalità di analisi appropriata per lo studio del fenomeno democratico è la parassitologia generale.
Risposte semilibertarie all’epidemia sono favorevoli a questa ipotesi. Data una popolazione largamente infettata dal virus zombie che barcolla verso un collasso sociale cannibalistico, l’opzione preferita dovrebbe essere la quarantena. Non è l’isolamento comunicativo a essere essenziale, ma un efficiente dissolvimento della solidarietà sociale che rafforzi il circuito continuo di domanda e risposta, ed esponga la gente, con la massima intensità, alle conseguenze delle proprie azioni. La solidarietà sociale, al contrario, è amica del parassita. Ritagliando tutti i meccanismi di domanda e risposta ad alta frequenza (come i segnali di mercato) e rimpiazzandoli con circuiti lenti, a infrarossi, i quali passano attraverso il dibattito centralizzato della volontà generale, una società radicalmente democratizzata si libera apparentemente dai parassiti, trasformando tratti comportamentali locali, dolorosamente disfunzionali, intollerabili e quindi da correggere urgentemente, in patologie socio-politiche globali, insensibili e croniche.
Rosicchiare parti del corpo delle persone potrebbe renderti difficile trovare un lavoro, questo è il genere di lezione che darebbe un ordine strettamente liberale di laissez-faire vincolato, ciberneticamente intenso. È anche esattamente il genere di insensibile discriminazione zombifomica che ogni democrazia compassionevole denuncerebbe come reato d’opinione mentre gonfia il budget pubblico per organizzare campagne di sensibilizzazione volte al risveglio delle coscienze a favore di chi soffre di sindrome da cannibalismo compulsivo, affermando la dignità dello stile di vita degli zombie nei programmi didattici, e regolando gli spazi di lavoro per assicurare che i morti continuino a trascinarsi in giro e non siano vittime di padroni ossessionati dal profitto e fissati con le performance.
Mentre la tolleranza illuminista nei confronti degli zombie fiorisce al riparo dello scudo del grande parassita democratico, un piccolo residuo di reazionari attento agli effetti degli incentivi reali solleva la questione di base: ma vi rendete conto che queste politiche portano inevitabilmente a una massiccia espansione della popolazione zombie? Il vettore dominante della storia presuppone che queste fastidiose obiezioni siano messe da parte, ignorate e – quando possibile – silenziate per mezzo dell’ostracismo sociale. Chi rimane così isolato può fare due cose: raccogliere in un bunker cibo in scatola, armi e monete preziose, oppure affrettarsi a richiedere un secondo passaporto e iniziare a fare le valigie.
Se tutto questo sembra scollegato dalla concretezza storica, c’è un rimedio efficacemente attuale: un piccolo balzo digressivo in Grecia. In quanto modello microcosmico della morte dell’Occidente in tempo reale, la storia greca è ipnotica. Descrive un periodo di 2500 anni che è tutt’altro che ordinato, ma irresistibilmente drammatico, dalla proto-democrazia fino alla compiuta apocalisse zombie. Il suo pregio principale sta nel fatto che illustra alla perfezione il meccanismo democratico in extremis, separando individui e popolazioni locali dalle conseguenze delle loro decisioni e facendo derivare i loro comportamenti da sistemi di redistribuzione centralizzata, su larga scala. Decidi tu cosa fare, ma poi voti sulle conseguenze. Come si potrebbe dire di no?
Nessuno si meravigli quindi se, nel corso di trent’anni di appartenenza alla UE, i greci hanno cooperato avidamente a un mega-progetto di ingegneria sociale che li priva di tutti i segnali sociali a onde corte reindirizzando le domande e le risposte nel grandioso circuito della solidarietà europea, il quale garantisce che tutte le informazioni economicamente rilevanti siano sottolineate in rosso e portate al pozzo nero della Banca Centrale Europea. Più nello specifico, si è cospirato con l’Europa per obliterare tutte le informazioni che potrebbero essere contenute nei tassi di interesse della Grecia, quindi disabilitando effettivamente tutto il circuito di domanda e risposta finanziario per quanto riguarda le scelte di politica interna.
Questa è la democrazia nella sua forma consumata che supera ogni perfezione ulteriore, giacché nulla si adegua meglio alla volontà generale di un’abolizione della realtà per via legislativa, e nulla avvelena la realtà più del combinato disposto di tassi d’interesse teutonici e decisioni di spesa in stile mediterraneo. Vivi da greco e paga da tedesco – ogni partito politico che non sia riuscito a salire al potere su quella piattaforma merita di rosicchiare i resti lasciati dagli avvoltoi nel deserto. È roba da gente senza cervello, in tutti i sensi immaginabili del termine. Cosa mai potrebbe andare storto?
Nick Land
*Si pubblica un brano dal libro di Nick Land, “L’Illuminismo Oscuro”, edito da Gog, 2021