OGGETTO: L’intellettuale definitivo
DATA: 03 Settembre 2024
SEZIONE: Recensioni
FORMATO: Letture
AREA: Italia
Antonio Gramsci è tra i pensatori italiani più influenti e studiati a livello globale. La biografia monumentale di Angelo d'Orsi - "Gramsci. La biografia" - edita da Feltrinelli nel 2024, esplora non solo il suo pensiero e il suo impatto politico, ma anche le vicende personali e drammatiche che ne hanno plasmato la personalità. D'Orsi evidenzia come siano state in primis la malattia e le difficoltà familiari a influenzare profondamente la sua visione del mondo.
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Antonio Gramsci, insieme a Niccolò Machiavelli, è l’autore italiano più tradotto e studiato al mondo. Negli ultimi vent’anni si è avuta una mole impressionante di edizioni critiche dei suoi scritti, che sono stati ritenuti utili per interpretare i vari contesti politici attuali. Un esempio è il dibattito attuale nella politica italiana, inerente i concetti di egemonia e intellettuale organico. Altresì, nel contesto accademico anglofono l’interpretazione esegetica dei Quaderni dal carcere è stata presa come paradigma per lo sviluppo della disciplina dei Cultural Studies.

Ma una conditio sine qua non per approntare una corretta analisi filologica degli scritti gramsciani è quella di cercare di ricostruire anche la sua personalità, che non può prescindere dalle sue vicissitudini private, contraddistinte da una intensa drammaticità. Questo è l’assunto su cui si fonda la monumentale biografia di Angelo d’Orsi, intitolata per l’appunto Gramsci. La biografia, con il sottotitolo, Edizione definitiva, pubblicata nella collana I campi del sapere da Feltrinelli (2024). La peculiarità del saggio è stata quella di mettere in stretta connessione la formazione intellettuale, le vicissitudini personali e il contesto storico in cui Gramsci è vissuto.  carattere che è stato determinato dalla malattia, il morbo di Pott, che colpì il pensatore sardo fin da piccolo. Patologia causata dalla scarsa igiene e dalla malnutrizione e che in futuro gli causò l’accentuata gibbosità: «Nino era destinato a diventare un disabile, e ciò avrebbe pesantemente condizionato la sua esistenza, ma forse gli diede un surplus di capacità empatica verso l’altrui sofferenza. Per altro verso la disabilità rafforzò il carattere del ragazzo, e in qualche modo divenne un’arma in più nel suo bagaglio esistenziale». (pag. 30) 

Patologia che Gramsci scoprì solamente successivamente nel 1922, quando venne sottoposto ad un esame diagnostico in Russia e che gli era stata però sempre nascosta da parte dei suoi genitori per vergogna, dato che nella società arcaica sarda la malattia era vista come una forma di maledizione.

Ciò che influenzò la personalità di Antonio Gramsci fu anche il cattivo rapporto con suo padre. Il motivo scatenante fu l’arresto di quest’ultimo nel 1898 per peculato, quando Antonio aveva sette anni. Il seguente processo che si tenne a Oristano lo vide condannato a cinque anni e otto mesi di reclusione. Al piccolo Antonio anche in questo caso venne omessa la verità. Molto probabilmente la venne a sapere, secondo d’Orsi, che a sua volta si basa sulla tesi di Giuseppe Fiori, durante un momento ludico con altri bambini: «La notizia lo sconvolse, producendo, specie per la modalità in cui gli giunse, un raro choc». (pag. 42) Proprio l’omissione dell’arresto del padre da parte della famiglia faranno, secondo l’autore, cogliere a Gramsci il valore assoluto della verità come vera e propria filosofia morale, che si rafforzò in lui anche nei successivi anni torinesi (1911-1922) prima da studente universitario e poi come giornalista e militante politico nel Partito socialista italiano

Nell’economia del saggio, l’autore dedica una cospicua parte agli avvenimenti che portarono alla fondazione del Partito comunista d’Italia, nato a seguito della fuoriuscita della frazione comunista nel Congresso XVII congresso del Psi che si svolse al teatro Goldoni di Livorno dal 15 al 21 gennaio del 1921, dove Gramsci non avrebbe avuto un ruolo da protagonista «fu actus più agens in quelle giornate di gennaio». (pag. 259) Per argomentare la sua tesi, d’Orsi riporta la testimonianza fatta da Camilla Ravera, collaboratrice di Gramsci alla redazione de L’Ordine Nuovo, la quale dichiarò che Gramsci non rivendicò mai la presa di posizione della frazione scissionista durante i giorni del Congresso e non replicò neanche alle accuse che gli venivano imputate dai membri della frazione massimalista unitaria, che lo tacciavano di essere stato un interventista e bellicista durante la Prima guerra mondiale. Secondo l’autore, il comportamento che assunse Gramsci fu dovuto a due fattori: all’epoca del Congresso di Livorno ancora non era un leader di partito a livello nazionale ma semplicemente un militante, giornalista e dirigente socialista conosciuto solamente nell’ambito torinese; il secondo motivo era di natura psicologica, dato che Gramsci aveva un un carattere riservato, meditativo e quindi refrattario alla dialettica di un congresso. 

Un turning point per la sua vita, sia dal punto di vista dell’esperienza personale che teorico-politica, fu il viaggio che fece a Mosca nel giugno del 1922, inviato dal Partito italiano in qualità di rappresentante alla II conferenza dell’Esecutivo allargato del Comintern e come rappresentante nell’esecutivo e nel Presidium del Partito comunista Russo, permanenza che per una serie di congiunture si protrasse per ben 17 mesi, fino alla fine del novembre del 1923. A livello personale vi fu l’incontro con Giulia Schucht, la sua futura compagna di vita e madre dei suoi due bambini. A livello teorico politico, la permanenza nella terra dei Soviet fu determinante per la sua successiva elaborazione teorica dello stesso concetto di egemonia, che poi andrà ad elaborare negli anni successivi. Ma è proprio da quella esperienza, secondo d’Orsi, che Gramsci ne trarrà la suggestione iniziale, ovvero l’egemonia che equivaleva alla gestione del potere e alla sua amministrazione, imprescindibile per l’attuazione del socialismo. Tale concetto verrà esplicitato per la prima volta da Antonio Gramsci nell’articolo, Dopo la conferenza di Como, pubblicato nella rivista Stato operaio nel 1924 (II,19,1924) in cui definì la linea del partito da seguire, che consisteva nell’elaborare teorie politiche e pratiche per unire le due classi sociali: quella operaia e contadina. Unione tra le due classi che sarebbe dovuta servire per superare l’arretratezza economica e sociale del sud Italia, considerata «il grande problema italiano», che Gramsci propose anche nel documento intitolato Le tesi di Lione, scritto nel gennaio del 1926 per elaborare la tesi strategica del PCI in occasione del IV Congresso tenutosi a Lione in forma clandestina. 

Roma, Maggio 2024. XVIII Martedì di Dissipatio

Il termine egemonia verrà ripreso anche nei Quaderni del carcere in più riprese e con varie accezioni. Per la prima volta viene citato nei primi mesi del 1930 nel Quaderno 1 e  poi compare successivamente  fino al 1935, assumendo il significato di direzione politica da parte di un gruppo su un altro subalterno, che si poteva attuare tramite il consenso per mezzo di istituti pubblici, quali: scuola e Stato; oppure da parte di istituti privati: partiti politici, sindacati, editoria e istituzioni religiose. Collegata al concetto di egemonia si andava anche il termine dell‘intellettuale-organico, figura individuale o collettiva che doveva avere il compito di saper creare una “contro-egemonia”, con lo scopo di manifestare e attuare i bisogni della classe subalterna. 

Il pensiero di Antonio Gramsci è quindi legato da un fil rouge che connette il  pensiero giovanile di pubblicista e politico militante durante il periodo torinese ( 1911-1922), per passare ai Quaderni e alle stesse Lettere del periodo carcerario(1926-1937) in cui si evidenzia una continuità di pensiero, ma che a seconda dei contesti politici e personali viene modificato e arrangiato. Contesti personali che furono determinati durante il periodo carcerario a causa della durezza della reclusione e dal progredire della sua patologia. A questi si aggiungevano questioni di carattere psicologico, come la distanza politica dalle linee del PCI, eterodiretto dal Comintern, i problematici rapporti con la moglie Giulia, e la lontananza dai suoi due bambini. 

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