Molto spesso le relazioni amministrative degli eserciti nemici sono quelle che meglio rendono l’idea sul loro stato di salute, e ciò è valido anche e specialmente per gli ucraini. È ben noto che i russi utilizzino i prigionieri tra le fila del proprio esercito. Un esempio è sicuramente quello del battaglione Maxim Krivonos. Dalla documentazione di alcune basi militari russe nelle quali sono finiti i prigionieri ucraini prima di essere smistati e rimandati al fronte, ora dalla parte russa, è emerso come l’addestramento di questi risultasse estremamente lacunoso e come fossero esausti a causa delle rotazioni quasi inesistenti. I prigionieri hanno inoltre rivelato come molti siano stati inviati direttamente in prima linea senza possedere la minima esperienza militare. Questo è il problema fondamentale di ogni mobilitazione forzata, soprattutto se non organizzata adeguatamente.
Da qualche mese il fenomeno della “carne da macello” ha iniziato a preoccupare i vertici militari ucraini, poiché le statistiche sulle diserzioni peggiorano di giorno in giorno. In Ucraina i casi in cui è stato aperto un procedimento penale per diserzione in Procura sono 86mila dal 2022. Stando alle statistiche sulle defezioni, riportate più volte dall’inviato di guerra Daniele Dell’Orco e dallo IARI (Istituto Analisi Relazioni Internazionali), quelle note, cioè quelle per cui si è aperto un procedimento si attestano al di sotto del 45%. Dopo l’inizio dell’offensiva su Kursk tali statistiche sono andate peggiorando notevolmente, in poco più di due mesi il numero totale dei disertori è aumentato di 22.800 soldati. La causa è dovuta all’avanzamento innegabile dei russi sulla linea difensiva storica nel Donbass: spesso tale spostamento ha portato a tagliare ponti di rifornimento con le prime linee, le quali si sono trovate isolate e senza viveri, ciò ha fatto precipitare le condizioni minime di sopravvivenza. Prendiamo per esempio le statistiche che prendono in esame i mesi tra gennaio e inizio maggio 2024. In questo lasso di tempo hanno disertato 19mila soldati ucraini, circa 4.750 al mese, facendo due conti ben 160 al giorno. Le statistiche che prendono in esame i mesi da maggio a settembre evidenziano però un netto peggioramento, i disertori si attestano sulle 380 unità giornaliere. Naturalmente qui si parla solamente di defezioni per cui è stato aperto un procedimento; i numeri reali, considerate anche le defezioni ombra, sono più del doppio. A tale numero vanno aggiunti i morti e i feriti.
Facendo due conti l’Ucraina sta perdendo più di 700 soldati al giorno. Il fenomeno delle defezioni è così evidente che anche un giornale apertamente filo-ucraino come La Repubblica il 9 settembre 2024 ha dedicato un intero articolo al tema, nel quale viene riportata la testimonianza di un comandante di battaglione, Roman Kovalev, il quale ha affermato sul Telegraph ucraino che nelle unità di fanteria il fenomeno della fuga può riguardare «fino al 30% dei soldati». Kovalev ha poi continuato dicendo che mancano gli uomini per poter progettare una controffensiva. Consapevole della gravità della situazione, la Verkhovrna Rada (il parlamento) ha depenalizzato il primo tentativo di fuga dal fronte. Ma solo a patto che il soldato si penta, e torni nei ranghi. Tutti sanno che è solo un palliativo. A questa situazione va aggiunto il considerevole numero dei renitenti alla leva, i quali preferiscono fuggire all’estero, oppure per mezzo di conoscenze ottenere falsi certificati di esenzione. Dietro alla fuga in qualche Stato dell’Unione risiede anche la minaccia dello spopolamento. Il problema demografico è molto serio, poiché a fuggire spesso sono i più giovani. Dall’inizio della guerra, il Paese ha perso 14 milioni di cittadini — da 42 a 28 milioni — in gran parte fuggiti o riparati all’estero. Un’emorragia che include donne, minorenni e disertori, e rischia di lasciare l’Ucraina con una carenza di forza lavoro e una crisi sociale a lungo termine.
Si stima che dal 2022 tra defezioni e fughe dalla leva a Kiev manchino circa 500mila unità. Una sorta di esercito fantasma, che sarebbe grande quanto quello messo insieme dalla Russia con la mobilitazione parziale del 2022. L’esercito russo, stando alle fonti ufficiali, dovrebbe attestarsi attorno alle 330 mila unità, ma è cosa risaputa che il numero debba essere accresciuto di un 25% (statistiche ISPI). La disfatta dell’esercito ucraino è iniziata con la controffensiva dell’estate 2023, la quale non ha portato a risultati, ma solo a un drastico peggioramento delle condizioni dei soldati, ed è peggiorata drasticamente con il blitz nel Kursk che ha portato ha lasciare sguarnite le linee difensive e all’accerchiamento russo su più fronti. Agli Ucraini servono uomini, tanti uomini, dunque o si pensa ad un intervento attivo della NATO, ma sarebbe terza guerra mondiale, o in alternativa, voce che sta girando proprio in questi giorni, spostare la leva agli over 21 anziché solo agli over 25, alcuni membri del governo stanno addirittura pensando agli over 18. La realtà è che, anche si optasse per questa soluzione, le cose non migliorerebbero, magari si può ipotizzare un rallentamento nell’avanzata russa, data proprio da questa giovane “carne da macello”, ma il destino della guerra sembra ormai segnato.