OGGETTO: Un dramma americano
DATA: 14 Gennaio 2022
SEZIONE: Postumano
FORMATO: Visioni
La serie "Dopesick" - prodotta da Michael Keaton, distribuita da Disney+ - è un piccolo capolavoro poco reclamizzato.
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“This is dope! This is sick!” esclamano gli adolescenti americani a gran voce ridendo in video, esaltati da un ventennio di testi rap. Letteralmente suonerebbe “questo è droga; questo è malato” ma il significato nello slang è ovviamente invertito; positivo; garanzia di felicità alterata; di qualcosa di forte.  Immaginate ora, per un attimo, il rampollo di una ricchissima famiglia statunitense; una di quelle, per intenderci, che dà il proprio nome alle collezioni nelle sale del Guggenheim Museum e del Louvre. Una dinastia fondata su milionari brevetti farmacologici; un’azienda dove gli azionisti sono consanguinei che si detestano a seconda del grado di parentela. Sviluppare un nuovo farmaco è un processo lungo e dispendioso, ma l’ambizioso Richard Sackler vuole scalare la vetta, arrivare in cima alla piramide della Purdue Pharma; togliere lo scettro al vecchio zio e per questo è disposto perfino a rischiare il capitale societario. È sicuro che l’Oxycontin rivoluzionerà il remunerativo mercato degli antidolorifici e, una volta registrata la formula, occorre creare la patologia. “Dolore cronico debilitante” è la definizione escogitata dalla sezione marketing e diffusa tramite gruppi di sperimentazione, fondazioni e ospedali finanziati dall’azienda farmaceutica. Un “disturbo” che, ripetuto conferenza dopo conferenza da medici compiacenti, diventa dannatamente reale. Ora serve solamente convincere il CDC – Center for disease control and prevention – a etichettarla in modo che sia facilmente mutuabile. Occorre carpire la fiducia dei medici di base sguinzagliando agguerriti venditori che, istruiti a dovere e spinti da generose commissioni, vendano il miracoloso prodotto mostrando slide suffragate da dati e convincenti studi clinici “indipendenti”.

Anche il lancio viene accuratamente studiato a tavolino: le comunità degli Appalachi con i loro minatori e boscaioli sono perfette allo scopo. Infortuni e invalidità sul lavoro sono all’ordine del giorno tra i lavoratori della West Virginia e l’Oxycontin inizia a essere prescritto. L’unico oppioide al mondo a non dare dipendenza è così efficace da causare più di 400mila vittime in pochi anni. Anche il dosaggio consigliato schizza rapidamente da 10 milligrammi a più di cento come l’ondata di violenze e rapine che accompagna la diffusione delle pillole sul territorio.

Dopesick – dichiarazione di dipendenza – ripercorre accuratamente le tappe di un dramma ventennale, di una piaga sociale non ancora rimarginata; ma scordatevi la classica impostazione da serie crime. La vicenda giudiziaria e le indagini sono solamente una dei nuclei narrativi attraverso cui viene messa in scena la commistione tra Big Pharma, politica, enti incaricati della sorveglianza e la difficoltà nel dimostrarne la collusione. La miniserie prodotta da Michael Keaton ci sbatte subito in faccia la discesa negli inferi della dipendenza da oppiacei che trasforma perfino il rispettabile medico, sua ennesima straordinaria interpretazione, in uno zombie disposto a tutto per una dose. Una piaga che disintegra intere comunità di lavoratori, minandone la fiducia che riponevano nei dottori di famiglia e, perfino, nei propri parenti. Le vendite dell’Oxycontin, intanto, sono strabilianti; il titolo vola in Borsa mentre nelle strade l’eroina diventa più economica della “droga di Stato”. In una società fortemente dopata come quella americana, dove nei drugstore sono in vendita confezioni magnum di farmaci da banco, la “febbre da Oxy” s’infiamma e, quando la stessa DEA inizia a sequestrare ingenti quantitativi di pillole agli spacciatori, scatta un’indagine che troverà l’agente speciale impersonato da Rosario Dawson a scontrarsi con un inscalfibile muro di gomma.

Dopesick (una produzione di Disney+)

Molto ruota attorno alla definizione sul bugiardino della scatola. Un inserimento nei farmaci di II categoria avrebbe pesantissime ripercussioni sulle somministrazioni e, quindi, sulle vendite. D’altronde un farmaco che ha tre volte la potenza della morfina difficilmente può essere usato per tempi prolungati per curare semplici nevralgie; ma la grande forza di persuasione della Purdue Pharma e l’assunzione del funzionario del CDC incaricato alle etichettature fa miracoli. Funzionari statali in scadenza di mandato sono generalmente ben disposti di proseguire la carriera all’interno delle stesse aziende che dovevano controllare; soprattutto quando ai loro stipendi si sommano molti zeri. E, nonostante l’ecatombe per strada, è arduo dimostrare che sia il farmaco a causare quei decessi. Serve provare che le overdosi avvengano per eccesso di Oxycontin regolarmente prescritto e, dal momento che la maggior parte dei pazienti si è trasformata in junkies, nel loro sangue navigano ogni genere di droghe; il caso si arena. Servirà l’ostinazione di un combattivo procuratore distrettuale e anni d’indagine per inchiodare l’azienda alle proprie responsabilità, senza peraltro riuscire a perseguirli penalmente, grazie anche agli sforzi profusi da Rudolph Giuliani nell’ostacolare l’incriminazione dei dirigenti che avevano mentito davanti al Congresso.

Sceneggiata a partire dal bestseller Dopesick: dealers, doctors and the Drug Company that addicted America, la serie racconta solo la più clamorosa delle cause che periodicamente coinvolgono Stati, cittadini e Big Pharma senza scrupoli. Una strage da cui l’Europa è stata risparmiata paradossalmente proprio per l’ostinazione dello stesso Richard Sackler che, ormai accecato dalla hybris, voleva a ogni costo l’approvazione del prodotto da parte della Germania – all’epoca il Paese con il più protezionistico sistema di approvazione farmacologica –  da utilizzare come pivot per l’intero Mercato Comune. Un pericolo che puntualmente si è riproposto sotto forma del Fentanyl, che è cento volte più potente della morfina; come spesso tristemente dimostrato negli squat e nei boschetti della droga. Una storia (non solo) americana.         

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