Era il 1994 quando un anonimo autore di poesia e saggistica diede alle stampe un piccolo romanzo destinato a dare il via a una lunga carriera di pubblicazioni di successo. Quel libro si intitolava Estensione del dominio della lotta e il suo autore si firmava Michel Houellebecq, pseudonimo del meno letterario Michel Thomas. Prima di essere pubblicato dalla Éditions Maurice Nadeau, il libro fu rifiutato da un gran numero di editori. È plausibile immaginare che tali rifiuti trovassero origine nel contenuto stesso del libro: un romanzo fondamentalmente privo di trama, a metà strada tra il conte philosophique e il saggio antropologico, pregno di riflessioni tragiche sulla vita e sulle criticità della società tardo-capitalista. A quasi trent’anni di distanza da quell’esordio fulminante, è possibile affermare come, con il rifiuto di Estensione, quegli editori si siano fatti sfuggire un’opera fondamentale del panorama letterario contemporaneo.
Su Michel Houellebecq è stato detto e scritto di tutto. Secondo alcuni sarebbe un reazionario, misogino, razzista, ossessionato dal sesso; per altri, invece, lo scrittore francese sarebbe un genio letterario, capace, con i suoi personaggi e le sue storie cariche di nichilismo, di mettere a nudo tutte le debolezze dell’Occidente. Di sicuro, Houellebecq è dotato della rara capacità di generare dibattito anche al di là della ristretta cerchia di appassionati di letteratura che aspetta con trepidazione ogni sua nuova pubblicazione. In un’intervista a Public Sénat, l’ex Presidente della Repubblica Nicolas Sarkozy ha elogiato lo scrittore arrivando a definirlo “forse il più grande” poeta della nostra epoca. Lo stesso Emmanuel Macron, prima di approdare all’Eliseo e di insignire Houellebecq della Legion d’Onore, partecipò a una conversazione con lo scrittore pubblicata nel settimanale Les Inrockuptibles, durante la quale parlarono di Brexit, Europa e democrazia. I suoi detrattori lo dipingono come un misantropo, un pornografo e un fanfarone alla costante ricerca di attenzioni mediatiche. I suoi giudizi tranchant nei confronti delle femministe – “delle amabili idiote, inoffensive in linea di principio, rese purtroppo pericolose dalla loro disarmante assenza di lucidità” – la sua apertura nei confronti di Donald Trump – “uno dei migliori presidenti che l’America abbia conosciuto” – così come le sue considerazioni sul culto musulmano – “la religione più stupida è l’Islam. La lettura del Corano lascia prostrati” – sono tutti elementi che alimenterebbero la reputazione negativa di cui gode Houellebecq tra i suoi detrattori. Eppure, leggendo i romanzi dello scrittore francese emerge una complessità di fondo che non può essere ridotta a uno scontro semplicistico tra qualità e mediocrità.
Basterebbe aprire una qualsiasi pagina di uno dei suoi libri per rendersi conto di quanto Houellebecq sia abile nell’intercettare il malessere della società contemporanea meglio di un qualsiasi altro sociologo. I personaggi dei suoi romanzi non hanno nulla di speciale; non sono né ricchi e né potenti, né poveri né diseredati. Sono quadri, impiegati, segretarie, insegnanti, persone di una normalità assoluta e prive delle tipiche caratteristiche romanzesche di tanti personaggi letterari a cui siamo abituati. Michel Houellebecq non è uno di quegli scrittori che dà spessore all’intreccio narrativo. Nei suoi romanzi non succede quasi nulla. Il suo unico intento sembra essere quello di svelare i fantasmi della società capitalista. Le pagine dei suoi romanzi sono permeate da un’atmosfera di opprimente decadenza che si ripercuote sulle vite svuotate dei protagonisti; esseri umani rassegnati, soli e depressi, simboli di una società sfibrata che sembra procedere per inerzia verso l’estinzione. Il tipico protagonista dei romanzi di Houellebecq è un maschio bianco, etero, di mezza età, preda di una depressione logorante che lo costringe ad affrontare l’esistenza in maniera asettica, quasi da spettatore. Questi relitti umani trovano come unico slancio esistenziale i piaceri offerti dalla società dei consumi: il sesso a pagamento, la discoteca, le sigarette, l’alcol e gli antidepressivi. Quelli di Houellebecq sono uomini perversi che, attraverso una narrazione spesso in prima persona, si lasciano andare a riflessioni oscure che fanno trapelare i turbamenti più ermetici della società occidentale. Il liberalismo economico, la liberalizzazione del sesso e il progresso tecnologico sono solo alcune delle tematiche che Houellebecq utilizza per fotografare il malessere dell’Occidente. La competizione sessuale, così come quella economica, sono ingranaggi malefici che fin dalla nascita imprigionano l’individuo in una vita di solitudine estrema. Perché, ci dice Houellebecq, la morte di Dio, l’erosione della coesione sociale e il disfacimento dei legami sentimentali o familiari hanno gettato l’individuo in una giungla di competizione materialista che non può che generare solitudine. L’essere umano, così, diventa una mera entità egoriferita; l’unica distrazione al male di vivere è rappresentata dai tanti paradisi artificiali a basso costo offerti dal mercato. Benché abbia pubblicato otto romanzi, l’opera di Houellebecq è caratterizzata da una rigorosa linearità tematica. Le trame dei suoi libri possono anche variare (poco), ma i temi portanti della sua opera restano intatti – al massimo vengono ampliati con brevi appendici.
Da questo punto di vista, il suo primo romanzo, Estensione del dominio della lotta, rappresenta un compendio del pensiero houllebecqiano. Con le sue scarse 150 pagine, dà voce a tutta l’idiosincrasia di Houellebecq nei confronti della società tardo-capitalista e a tutto il suo nichilismo senza speranza. La trama è semplicissima e ruota intorno a pochi personaggi. Il protagonista è un anonimo trentenne parigino, programmatore in una società di servizi informatici. Ha un lavoro soddisfacente in termini economici, ma la sua vita sociale è ridotta al minimo. Dopo la fine del suo matrimonio, l’uomo ha smesso di avere rapporti sessuali con altre donne. Le sue uniche distrazioni sono rappresentate dalla scrittura di racconti moralistici con degli animali come protagonisti e dal consumo smodato di sigarette. La sua grigia routine viene interrotta nel momento in cui l’azienda per cui lavora gli affida l’incarico di recarsi in giro per la Francia in qualità di formatore di impiegati statali, in seguito all’introduzione di una nuova applicazione telematica. Nel fare ciò, il protagonista viene affiancato da Tisserand, un venticinquenne di aspetto sgradevole, ossessionato dal sesso, ma ancora vergine. Senza entrare troppo nello specifico dell’intreccio narrativo, la trama fornisce a Houellebecq la possibilità di studiare l’uomo contemporaneo così come un entomologo farebbe con degli insetti. I due personaggi principali sono esemplari di una specie privata di qualsiasi slancio emotivo e schiacciata dal peso di una selvaggia competizione socioeconomica. Le coordinate del romanzo appaiono chiare fin dalle primissime pagine: il disfacimento dei legami sociali ha reso il consumismo l’ultimo baluardo per il consolidamento del proprio essere. Il sesso, il fumo e l’alcol sono gli ultimi espedienti in grado di garantire agli esseri umani un barlume di soddisfazione personale, benché passeggera. Ma l’analisi di Houellebecq va più in profondità e non si ferma alla semplice rappresentazione delle conseguenze dell’atomizzazione sociale. Houellebecq si serve delle vicende dei due protagonisti per portare a galla un tema scabroso per l’Occidente, tramite il quale lo scrittore intende mettere in discussione l’intera impalcatura ideologica liberale, cioè che, in fondo, la libertà rende infelici. Da questo punto di vista, alcuni passaggi del romanzo sono folgoranti e forniscono una chiave di lettura anche a un titolo così poco letterario:
“Il liberalismo economico è l’estensione dell’ambito della lotta, la sua estensione a tutte le età della vita e a tutte le classi della società. Allo stesso modo, il liberalismo sessuale è l’estensione dell’ambito della lotta, la sua estensione a tutte le età della vita e a tutte le classi della società. Sul piano economico, Raphaël Tisserand appartiene alla schiera dei vincitori; sul piano sessuale, a quello dei vinti. Alcuni vincono su entrambi i fronti; altri perdono su entrambi i fronti.”
Houellebecq M., Estensione del dominio della lotta, Milano, Bompiani, 2007, p. 98.
In questo passaggio emerge quello che forse è il tema più caro a Houellebecq. Lo scrittore vuole dimostrare come la competizione forsennata tra gli esseri umani sia estremamente dannosa per gli individui più vulnerabili. Nonostante l’autore sia stato spesso (e in maniera troppo semplicistica) accusato di essere un reazionario di destra, fin dal suo esordio Houellebecq assesta un durissimo colpo all’ideologia neoliberista. Egli sembra voler dire al lettore che una società anti-ideologica non genera automaticamente maggiore felicità; anzi, l’assolutismo della libertà, sia in ambito economico che personale, determina “l’estensione del dominio della lotta” perché replica le dinamiche del mondo animale anche a quello umano: i più forti sopravvivono, i più deboli sono destinati a marcire nell’anonimato. L’individualismo competitivo sopprime il valore di ogni istituzione e dà vita a una società polverizzata. Tuttavia, a pagare le conseguenze più drammatiche di questa situazione sono gli individui più vulnerabili, i quali sprofondano in un baratro di solitudine, vergogna e risentimento. Emblematico, a questo proposito, il personaggio di Tisserand, un giovane di 25 anni, con un buon lavoro, ma prigioniero dei suoi stessi demoni: la disperazione scaturita dall’incapacità di perdere la verginità e la continua ricerca di esperienze sessuali che diano senso a una vita di profonda solitudine. Con Estensione del dominio della lotta, Michel Houellebecq sembra voler spiegare come tutte quelle esperienze che fino a pochi decenni fa erano in grado di garantire la felicità all’essere umano, quali l’amore o il mettere su famiglia, siano divenute sempre più prerogativa di una minuscola porzione della società, quella dotata dei migliori strumenti economici, fisici e caratteriali per sopravvivere. L’ossessione della libertà, quindi, ha trasformato la società in un enorme campo di battaglia tra individui che competono in ogni contesto esistenziale, sia in senso materiale che in senso emotivo. A pagarne le conseguenze, naturalmente, sono i più deboli, gli ultimi, quelli incapaci di sostenere la lotta perché privi degli attributi fondamentali a non soccombere.
In Estensione del dominio della lotta sono presenti tutti i mali che oggi affliggono le società occidentali: la disgregazione dei legami sociali, la difficoltà di amare, la depressione, il risentimento e l’autoreferenzialità. Basterebbe pensare al fenomeno degli Incel (Involuntary Celibate) per capire come Houellebecq avesse già compreso negli anni Novanta la pericolosità della distopia sociale tecno-capitalista. Il personaggio di Tisserand è un celibe involontario, troppo brutto per il sesso, tormentato da un senso di frustrazione che lo porterà addirittura a meditare il femminicidio. Quello stesso senso di frustrazione che oggigiorno contraddistingue l’elettorato populista, incattivito da quarant’anni di depauperamento assoluto. Per tutte queste ragioni, il primo romanzo di Houellebecq può essere considerato un classico contemporaneo. Nelle sue opere successive, l’autore francese ha continuato a demolire la società occidentale da diverse angolazioni, sempre fedele al proprio spirito decadente. Negli anni, però, molte delle sue uscite pubbliche sulle donne e sull’Islam hanno distolto l’attenzione dai meriti strettamente letterari della produzione houellebecquiana, riducendo spesso lo scrittore a un mero burattino nelle mani di scaltri pubblicitari. La verità è che l’autore di Saint Pierre è dotato di una complessità (e di un gusto per la provocazione) che non permettono una categorizzazione netta della sua personalità. Di certo, il primo romanzo di Houellebecq ha avuto il merito di fare luce sulle derive sociali dell’Occidente in modo quasi scientifico; dunque, per chi volesse comprendere i tanti mali che attanagliano l’Occidente, Estensione del dominio della lotta è una lettura imperdibile.