Andate da uno scienziato o un informatico sicuro dei suoi dogmi, e chiedetegli cosa sia la coscienza. Non avrà mai il coraggio di dirvi che non lo sa. Vi dirà che in qualche modo essa emerge dal furioso comunicare dei neuroni nel cervello, e che prima o poi si capirà perché e la si potrà simulare artificialmente. Avete davanti qualcuno che ha paura della conoscenza e del dubbio, e si macchia di fare della sua scienza un dogma vuoto. Federico Faggin non vi deluderà così. È il creativo e l’imprenditore responsabile per l’esistenza dei moderni device, dai microprocessori ai touchpad, fondatore di potenze tecnologiche come ZiLOG e Synaptics. Dalla provincia vicentina emigrò negli Stati Uniti dove, in sordina, si stava creando la contemporanea industria tech. Seguendo poi le orme intellettuali di suo padre, Faggin ha avviato un viaggio intellettuale nel mondo della coscienza, ovvero del bug esistenziale che inchioda sul posto ogni tecno-positivista californiano.
Federico Faggin è l’homo faber in persona. In ogni sua intervista ha raccontato la sua forza motrice: un desiderio profondo di conoscere e capire, per poi costruire. Dai modellini d’aeroplano alle più avanguardistiche creature in silicio, la prospettiva di Faggin dovrebbe essere quella dell’uomo soddisfatto dalla sua scalata, dalla sua ricchezza, dalla sua fama. E invece siamo lontani anni luce dai grindset contemporanei. Nel pieno della sua attività di inventore e imprenditore digitale ha vissuto una esperienza raccontata da altri come il dettato di Dio sulla montagna. Conosciuta intuitivamente la natura del reale, Uno e pervaso di libertà ed amore, per decenni ha studiato per capire cosa avesse capito. Irriducibile ci offre le sue conclusioni, una teoria dell’essere, dell’uomo e della scienza che usa le categorie logiche e verbali dell’homo faber, dell’artigiano e dell’informatico per portarci oltre il mondo della materia.
Per iniziare a parlare di Irriducibile passiamo per… un meme, che circola da anni online. Ironicamente ci fa notare come le civiltà spesso divinizzano le invenzioni e le tecniche più avanzate o impattanti. Gruppi nomadi e pastorali vedono frequentemente il divino negli animali, negli spiriti della natura; nel Medio Oriente e nel Mediterraneo la diffusione della scrittura trasformò gli antichi politeismi in culti del Libro. Il lavoro e la vita di Faggin hanno avuto a che fare con le versioni più moderne ed occidentali di questi culti: prima il positivismo scientifico e materialista, nato dall’estremo sopravanzare delle tecniche scientifiche nell’Otto e Novecento, e poi tutte le teorie che equiparano l’uomo o l’universo stesso a dei computer. Faggin ammette candidamente di essere stato, da giovane studente e da imprenditore in carriera, un fedele propagatore nel culto materialista. Credeva fermamente che l’esistenza si fermasse alla materia, che l’intelligenza non fosse null’altro che un meccanismo, e che grazie ai calcolatori in silicio si sarebbero potuti risolvere, simulare e riprodurre tutti quei problemi cui la scienza non aveva ancora risposta. Faggin ha poi dedicato la seconda parte della sua vita a internamente controbattere a questa ortodossia, e poi offrire al mondo delle nuove fondamenta scientifiche.
L’ortodossia della fisica classica sostiene che: 1) tutto l’esistente è fatto di materia, e non esiste null’altro; 2) la materia è fatta di unità minime e indivisibili; 3) le unità si muovono secondo norme fisse e quindi 4) l’universo è interamente meccanico, deterministico; 5) l’uomo può matematicamente scoprire queste norme e prevedere il comportamento della materia; 6) anche la vita è nulla più di uno speciale sistema meccanico; 7) fenomeni inspiegabili deterministicamente come la nascita dell’universo, la coscienza umana ed il libero arbitrio sono bug dai quali distogliere lo sguardo, o da fissare con apriori che poi un giorno saranno matematicamente spiegati, in quanto 8) il progresso non ha limiti. Questa ortodossia è vecchia decrepita e inadatta ad affrontare la realtà, eppure Faggin nota come l’esplosione dell’informatica le abbia dato nuova vita. Nella SiliconValley qualcuno crede davvero che l’IA sia intelligenza nel senso umano, ed il pubblico è pervaso di riduzionismo scientista.
Quella stessa scuola che ha creato il determinismo lo ha ucciso, a partire da circa 120 anni fa. La fisica classica è stata smantellata pezzo a pezzo da quella quantistica. Sia chiaro, entro certe proporzioni materiali e con un buon grado di approssimazione molti fenomeni seguono le previsioni della fisica classica: se si sono fatti bene i conti e nessuno nel cantiere ha barato, il pilone di calcestruzzo potrà fare X cose e rimarrà in piedi Y anni. Ma se si penetra nella profondità della materia, facendo uso tanto della matematica quanto degli esperimenti, si rivela lo sbalorditivo mondo quantistico. Le fondamenta della realtà, quelle particelle spesso illustrate come simpatiche sferette, sono a dir poco criptiche. Le particelle non sono oggetti, ma relazioni il cui comportamento non è prevedibile. Solo quando l’osservatore umano contempla la materia al suo stato più piccolo essa prende una forma e traiettoria ben definita. Fino ad allora regna il principio di indeterminazione di Heisenberg: o si conosce la velocità di una particella o la sua posizione.
La stessa fisica che voleva costruire certezze assolute ci dice che queste sono o una illusione, o frutto di condizioni altamente controllate, come quelle di un computer. Faggin però rifiuta di accettare una mancanza di senso dell’universo, o che sia il caso a guidarlo. Non è forse l’uomo parte di questo stesso universo, e non siamo forse forsennati ricercatori di sapere, senso, scopo?
Il computer è una macchina classica, e perciò non è un simulatore della realtà – se c’è un messaggio che uno dei creatori del moderno calcolatore vuole comunicarci, è questo. I computer sanno straordinariamente rafforzare una parte della mente umana, ma non possono realmente sostituirlo. Il PC è fabbricato, non cambia nel corso degli anni, ed una piccola deviazione del suo funzionamento porta alla malfunzione; l’incredibile sistema che è la vita nasce e basta, senza costruttori e programmatori, e sopravvive in un contesto di completa fluidità e porosità con il mondo esterno, al punto che definire precisamente il confine di un essere vivente non è un compito facile.
La risposta di Faggin al fallimento della pretesa totalitaria della fisica classica e determinista è un ritorno ad una scienza che parta dall’uomo, anziché dalla materia. Il postulato è semplice: bisogna porre come fondamento della teoria del mondo quegli aspetti così terribilmente umani che non sappiamo spiegare, come la coscienza o il libero arbitrio, e insediarli nella teoria matematica della fisica quantistica. Se si unisce materia e spirito, si arriva ad un sistema assai più perfetto di quello classico, che ha ben cinque domande che non sa risolvere e deve accantonare: perché esiste l’universo, e che senso ha; perché l’universo ha un ordine e come ci è giunto; come è emersa la vita; che cosa sia la coscienza e perché esista; gli organi coscienti sono o no dotati di libero arbitrio, e perché. Faggin propone una filosofia ed una fisica in cui rimane irrisolta solo la domanda dell’Origine, che comprensibilmente è di difficile risoluzione.
La via di Faggin pesca a piene mani nell’armamentario della tradizione occidentale, ed esplicitamente si definisce panpsichista: la radice fisica dell’universo è cosciente e libera, in modi e forme che nell’esperienza della vita e dell’uomo trovano un livello complesso ma non esaustivo. La matrice stessa dell’essere potrebbe essere una sostanza cosciente e che cerca di conoscersi – così si risolvono i problemi dello scopo dell’universo, del suo evolversi non secondo logiche lineari, e quegli strani bug della coscienza e del libero arbitrio. Questa è la tradizione di Giordano Bruno e del suo Dio in tutto, di Hegel con il suo Spirito autocosciente, della grande teleologia tomistica.
Faggin cerca di riportare nella legittimità scientifica la metafisica e l’anima – sia chiaro, le chiama così non lui, ma chi vi scrive. Con metafisica si intende un livello fisico profondo e misterioso, la cui matrice è la libertà quantistica; con anima si intende una componente non fisica del corpo umano, connessa alla coscienza universale. Ma questa non è la teoria di un teologo, e di fatti si ancora saldamente al mondo scientifico dal quale Faggin proviene. L’escamotage con cuiribaltare la fisica quantistica nel panpsichismo sono le teorie dell’informazione, ovvero le definizioni del reale non tanto come assieme di oggetti, quanto come rapporti e flussi simbolici e semantici. Poi, Faggin non abbandona il mito occidentale del progresso: dalla vituperata mentalità ingegneristica lo trasla nella mistica dell’universo che procede conoscendo sé stesso. E così, se da giovane Faggin era un determinista e credeva nell’IA perché era un informatico, oggi pone alla radice del mondo la ricerca del senso, l’autocoscienza, l’amore e la libertà perché questa è la sua vita da quando, come racconta spesso, nel dicembre del 1990 ha vissuto una sconvolgente esperienza mistica e rivelatrice. Se c’è qualcosa che Irriducibile dimostra, è che al centro della ricerca fisica e scientifica c’è l’essere umano, con i suoi desideri, caratteristiche e debolezze. Che la teoria sia solo specchio del teorico?
Irriducibile nasce da un viaggio personale e profondo nella natura del mondo, e ne offre i frutti al lettore. Ricordiamo però, da Meister Eckhart (citato da Faggin stesso) che la conoscenza derivata dall’esperienza di qualcosa è insormontabilmente più grande di quella che deriva dalla parola, perché tra la parola e l’oggetto che essa descrive c’è un oceano. Irriducibile allora è un suggerimento ad intraprendere il proprio viaggio, a dubitare e costruire, ad aspettare la propria epifania. A ingegneri e fisici sia ben chiaro un monito: non con le sole macchine può essere descritto l’uomo.