OGGETTO: Il piano utopistico
DATA: 22 Ottobre 2024
SEZIONE: Geopolitica
AREA: Asia
Il Presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha da poco illustrato i punti fondamentali del Piano per la vittoria ucraina presso il Consiglio Europeo. Leggendo quelli resi pubblici ci si rende immediatamente conto della loro irrealizzabilità, a partire proprio dai rifornimenti militari. Si può dunque ancora concretamente parlare di un piano per la vittoria?
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Andando a vedere, naturalmente solo quelli resi noti, i punti del Piano per la vittoria presentato da Volodymyr Zelensky al Consiglio Europeo ci si accorge di come questi assomiglino a una strategia che non sfigurerebbe se affiancata ad altre redatte in tempi e spazi diversi, ma comunque negli ultimi giorni prima della fine delle ostilità. I punti da rendere pubblici sono cinque, mentre tre sono stai resi noti solo a Stati Uniti, Regno Unito, Francia, Italia e Germania. Pressappoco possiamo riassumerli nel seguente modo.

Zelensky chiede un invito ufficiale da parte della Nato, il quale servirebbe a far comprendere a Putin che «ha perso geopoliticamente». Il nuovo Segretario Generale della Nato, Mark Rutte, si è invece limitato a dire che l’Ucraina entrerà, senza però specificare quando. La risposta del Segretario è però estremamente appropriata. Infatti, non è proprio concepibile ottenere un invito ufficiale da parte della Nato a guerra in corso: la cosa era stata, infatti, sottolineata più volte anche dal Segretario uscente, Jens Stoltenberg. L’attuazione dell’invito risulterebbe poco fattibile anche a guerra conclusa nel caso dovessero rimanere questioni territoriali irrisolte con la Russia.

Il secondo punto contiene al suo interno un allegato segreto. Dalla parte nota si evince come la strategia di Zelensky risieda nel portare la guerra sul «territorio della Federazione russa, in modo che i russi inizino a capire cosa sia la guerra e a rivolgere il loro odio verso il Cremlino». A ciò si aggiunge di voler «condurre operazioni di difesa congiunte con i nostri vicini europei per abbattere i droni nei nostri cieli; eliminare le restrizioni sull’uso dei missili occidentali contro obiettivi militari in territorio russo». Per quanto concerne la prima parte del secondo punto, ricordiamo che l’unica operazione ucraina in territorio russo, la controffensiva di Kursk, si è rivelata un disastro totale, poiché non ha ottenuto l’effetto sperato e ha portato ad un indebolimento delle linee difensive ucraine permettendo così ai russi di sfondare o accerchiare il nemico su più punti. Inoltre, per quanto concerne l’opinione pubblica russa, essa ha sempre risposto in modo opposto ad ogni segnale di escalation: si è cementificata, anziché rivoltarsi contro Putin. Va inoltre come la maggior parte degli oppositori di Putin sia comunque concorde in merito al condurre una guerra contro l’Ucraina. A ciò si aggiunga che coloro che invece la pensavano diversamente hanno in gran parte già lasciato il Paese nel 2022.

Anche il terzo punto come il secondo contiene al suo interno un allegato segreto. Questo, nella parte nota, si concentra sulla richiesta di aiuti per il dispiegamento sul territorio ucraino di un pacchetto completo di deterrenza strategica non nucleare. Zelensky chiede anche fondi per poter produrre armi autonomamente in territorio ucraino. Ciò che chiede Zelensky è l’esatto opposto della smilitarizzazione richiesta da Mosca per arrivare a un trattato di pace. Da sempre la Russia non chiede una cessione di territori, ma, appunto, che l’Ucraina non sia considerata ostile dalla Russia. Motivo per cui è stata attuata l’invasione stessa.

Roma, Ottobre 2024. XX Martedì di Dissipatio

Anche il quarto punto contiene un allegato segreto. L’Ucraina vorrebbe ripagare i partner “fedeli” con un accordo strategico sull’estrazione e l’utilizzo di risorse come l’uranio, il titanio e il litio, delle quali tutto il territorio ucraino è molto ricco.

L’Ucraina basandosi sull’esperienza bellica prevede di formare un contingente numeroso, esperto e permanente, sovvenzionato anche dagli altri Paesi dell’alleanza, in particolare quelli Europei. In estrema sintesi, il Presidente ucraino vorrebbe che l’Ucraina armata diventasse utile per l’Unione Europea. Vorrebbe diventare in breve tempo come Polonia e Romania, con la grande differenza che esse sono parte della Nato, dunque, uno stato capace di ospitare basi militari con decine di migliaia di truppe, sistemi di difesa di altissimo livello, piattaforme per la ricognizione lungo il confine orientale dell’Unione. Inoltre, Kiev vorrebbe arrivare ad avere un proprio arsenale nucleare, costruito in modo proprio e in grado da fungere da deterrente. Nel mezzo, le digressioni sulle capacità di Kiev di costruire bombe atomiche e provvedere così in autonomia alla propria sicurezza grazie alla deterrenza nucleare. L’Ucraina vorrebbe riottenere ciò che le era sfuggito con il Memorandum di Budapest, quando la neonata Federazione Russa si riprese tutte le atomiche dislocate in territorio ucraino, poiché quelle bombe erano sovietiche e non ucraine.

Per ora né gli USA, né tantomeno l’Unione Europea si stanno muovendo in tale direzione. Dei 60 miliardi in armamenti promessi secondo i media dal Congresso americano non si è più parlato, semplicemente perché tale “promessa” non è mai stata reale. Così come lo sblocco di cui parla Zelensky di 50 miliardi in prestito dall’Unione Europea a Kiev. In questo caso non si tratta di 50 miliardi in armi, ma di un finanziamento e il denaro non si trasforma immediatamente in materiale bellico, considerando anche l’esponenziale aumento della richiesta alle aziende fornitrici, le quali si trovano a rifornire più fronti contemporaneamente (da tener conto anche della richiesta israeliana). Tale finanziamento non serve assolutamente ad alleggerire la pressione russa sul fronte bensì a tenere in piedi l’intero impianto statale ucraino, si consideri che servono circa 10 miliardi al mese solo per consentire agli stipendi pubblici e alle pensioni di continuare ad essere erogate. La sopravvivenza dell’Ucraina dipende solo ed esclusivamente da queste erogazioni di denaro, se il rubinetto dovesse essere chiuso collasserebbe in due o tre mesi.

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