Kiev ha smantellato una rete di spie ungheresi presente sul suo territorio, con l’accusa di raccoglimento di dati militari sensibili, i quali potrebbero essere utilizzati in futuro per minare la sua sicurezza. Nello specifico, sono stati arrestati ed espulsi due agenti ucraini sotto copertura, figure chiave nella strategia di spionaggio che pare Budapest abbia attuato. Secondo le ricostruzioni, le due spie avrebbero agito attivamente sul campo, creando una fitta rete in grado di rilevare quante più informazioni possibili, non solo a livello militare, ma anche politico, sociale e culturale; da ciò è possibile capire che l’interesse ungherese non si limiti esclusivamente all’acquisizione di dati relativi alle disposizioni e alle performance belliche di Kiev, ma si estende anche alla conoscenza del popolo ucraino in senso lato, in modo tale da poter utilizzare queste nozioni in futuro e da influenzarlo con strumenti di soft power.
Le attività di spionaggio hanno avuto luogo nell’oblast della Transcarpazia, situato nella parte occidentale, al confine con l’Ungheria. Un’area dal forte valore geopolitico per diverse ragioni. Innanzitutto, si registra la presenza di una folta minoranza etnica ungherese che conta circa 80 mila persone, le quali preservano saldamente il legame con la madrepatria. Inoltre, da un punto di vista prettamente storico, la Transcarpazia è stata inclusa integramente nel Regno d’Ungheria fino al 1920, e occupata a tratti negli anni della Seconda Guerra Mondiale; la connessione identitaria e culturale rimane molto forte, e Budapest ne approfitta sfruttandola per soddisfare i propri interessi strategici, cercando di estendere la propria influenza nell’area ed essere protagonista delle dinamiche sociopolitiche della regione. La Transcarpazia assume una rilevanza fondamentale per via delle sue elevate potenzialità. In futuro potrebbe diventare un nodo strategico per i collegamenti tra il Middle corridor e l’Europa centrale: il Corridoio Transcaspico è una rete di trasporti che connette il Vecchio Continente all’Asia centrale, finanziata dall’Unione Europea con l’obiettivo di ridurre i tempi di transito e di trovare un’alternativa alla cooperazione strategica con Mosca in seguito allo scoppio del conflitto russo-ucraino. Grazie al controllo della Transcarpazia, l’Ungheria avrebbe la possibilità di controllare parte del percorso, assumendo un ruolo di primo piano nelle dinamiche economico-commerciali eurasiatiche fungendo da ponte fra Europa e Asia e si aprirebbe a nuove possibilità.

Nello specifico, le operazioni dell’intelligence ungherese pare mirassero a rilevare dati sulla vulnerabilità del sistema di difesa di Kiev presenti nell’area, e ad ottenere informazioni sull’eventuale reazione da parte della popolazione ad un potenziale ingresso delle truppe ungheresi nella regione. Budapest ha prontamente smentito le accuse, affermando che si tratta di un tentativo di diffusione di propaganda anti-ungherese, e ha dichiarato di non aver ricevuto dettagli ufficiali sul caso. La risposta non è tardata ad arrivare, con l’espulsione di due agenti di Kiev della sede diplomatica ucraina a Budapest. Il materiale raccolto dall’SBU documenta incontri, intercettazioni telefoniche, comunicazioni in cifra e scambi di denaro in contanti. Nonostante la rete fosse ben radicata sul territorio, pare che non sia stata in grado di rilevare segreti di Stato o informazioni compromettenti, in virtù del fatto che l’intelligence ucraina è entrata a conoscenza delle operazioni di spionaggio ungheresi già da diverso tempo, ed è stata in grado di prendere delle contromisure efficaci, arrivando successivamente ad incastrare i colpevoli, accusati di alto tradimento in tempo di guerra. A causa delle tensioni diplomatiche sono stati rinviati i colloqui previsti inizialmente per il 12 maggio, nonostante la delegazione ucraina fosse già giunta a Uzhhorod; questi incontri avrebbero dovuto avere come oggetto la discussione sul ruolo di Budapest come garante dei diritti della minoranza ungherese in Transcarpazia. È lecito ritenere che il vertice si terrà solo dopo che si sarà rimarginato lo strappo diplomatico e sarà stata fatta chiarezza sulle operazioni di spionaggio nell’oblast di confine.
Il rapporto tra i due paesi è sempre stato tutt’altro che roseo: gli ultimi anni hanno visto l’Ungheria diventare uno degli unici stati membri dell’Unione Europea ad avere rapporti con la Russia, nonostante la condanna all’unanimità che il Vecchio Continente ha rivolto nei suoi confronti. Il tentativo di isolamento è stato ostacolato da Orban, il quale ha costantemente manifestato profondo scetticismo riguardo alla strategia attuata dall’UE in risposta al conflitto in Europa orientale, ritenendo che tagliare qualsiasi tipo di comunicazione con Mosca sia un errore, e che sia necessario comprendere le esigenze della controparte per stabilizzare l’area. Inoltre, Budapest ha mostrato perplessità anche nei confronti degli aiuti militari forniti a Kiev dall’Occidente, affermando che l’invio di armi avrebbe solamente alimentato il conflitto, invece di spegnerlo. Allo stesso tempo, l’Ucraina non ha mai considerato l’Ungheria come un partner affidabile, considerando il suo stretto legame con Mosca come un forte pericolo, privilegiando piuttosto le partnership e la cooperazione con altri attori europei, i quali hanno in più occasioni certificato il proprio sostegno a favore della causa di Kiev. Le difficoltà nelle relazioni tra i due attori, come dimostrato dalla recente crisi diplomatica, paiono non essere sanabili nel prossimo futuro.
Sembra di essere al principio di una rivalità geopolitica che potrebbe potenzialmente sfociare in un vero conflitto armato nei prossimi anni, specialmente nel caso in cui Budapest non dovesse lasciarsi intimorire dallo smantellamento della rete di spionaggio e continuasse a finanziare operazioni di questo tipo. Sarà interessante seguire con attenzione le evoluzioni di questa vicenda, la quale potrebbe aprire a scenari inediti, capaci di rivoluzionare le dinamiche di potere dell’Europa orientale.