Jakarta, 17 febbraio 2025. In occasione dei primi 100 giorni dell’amministrazione presidenziale di Prabowo Subianto, la Lega degli studenti universitari BEM-SI rilascia una dichiarazione per la stampa in cui si denunciano le mancanze del governo Prabowo relativamente alle politiche a sostegno del popolo, in particolare riguardo l’emergenza alimentare, la redistribuzione del capitale, la trasparenza delle manovre finanziarie, l’educazione scolastica e la sanità: il comunicato segue infatti l’istruzione presidenziale 1/2025 che, a fronte di un programma di somministrazione di pasti gratuiti, apporta ingenti tagli al bilancio. Seguono nei giorni successivi numerose proteste studentesche indette su X tramite l’hashtag #indonesiagelap (letteralmente “Indonesia oscura”) alle quali si unisce una buona fetta di popolazione. Le quali vengono però represse anche con la violenza, come presso l’isola di Papua, dove la polizia spara diverse munizioni vere, come testimoniano le immagini diffuse sui social dai dimostranti: il governo non ha reso noto alcun dato riguardo al bilancio degli scontri.
Le proteste danno continuità alle dimostrazioni del 14 febbraio, anch’esse indette su X con l’hashtag #adilijokowi (“processate Jokowi”), nelle quali si manifestava appunto contro il mancato processo di Jokowi (così viene chiamato l’ex presidente Joko Widodo) per corruzione e violazione dei diritti umani in riferimento alle accuse del 2012 presso la Corte per l’Eradicazione della Corruzione, a quelle del 2013 per lo sfratto di massa a Pluit, sobborgo di Jakarta, a quelle di finanziamento illecito della campagna dell’attuale leader Prabowo e alle denunce da parte di Amnesty International in merito alla repressione (avvenuta sistemicamente durante le proteste in Papua nel 2019 contro le discriminazioni verso l’etnia locale) e all’uccisione di manifestanti (verificatasi nel 2020 durante proteste del fronte islamico FPI in riferimento al tentativo dell’amministrazione Jokowi di reintrodurre disposizioni normative del periodo coloniale olandese in materia di repressione del dissenso) e giornalisti (come nel caso di Anak Agung Bagus Narendra Prabangsa, assassinato nel 2019 da un sostenitore di Jokowi il quale ha ottenuto un importante sconto di pena) e all’applicazione della pena di morte in maniera sommaria quale strumento volto alla repressione del consumo e della circolazione di stupefacenti. Inoltre Jokowi era stato accusato nei primi anni 2000 di essere vicino (e forse perfino loro foraggiatore) a gruppi terroristici di matrice islamista tra cui i responsabili dell’attentato del 2002 a Bali. Ma qual è il collegamento tra Prabowo e Jokowi e quale paura si cela dietro la fetta consistente di popolo indonesiano che contesta i due politici?
Al termine del Secondo Conflitto Mondiale l’Indonesia viene riconosciuta autonoma dal Giappone; seguono 4 anni di guerra con i coloni olandesi che si vedono poi costretti a scendere a compromessi e adeguarsi all’autonomia indonesiana. Il presidente è Sukarno, comunista, che applica una politica militarista e autoritaria, scontrandosi con la Malesia e instaurando uno stato di polizia presso il proprio Paese. Nel 1965, però, gli Stati Uniti fanno capolino e foraggiano un colpo di stato che metterà al potere il generale Suharto: dalla padella alla brace. In soli due anni vengono epurati col sangue parlamento, esercito, giornali, sindacalisti, viene reso illegale il socialismo in ogni sua forma, viene perseguitata la minoranza cinese, i secessionisti di Papua (Nuova Guinea Occidentale), Timor Est e Nord Sumatra e vengono presi di mira i cittadini dei sobborghi più poveri in un processo che porta all’eliminazione di circa un milione di persone. Il regime di Suharto durerà fino al 1998, quando si dimette in seguito a una rivolta popolare successiva a una tremenda crisi finanziaria da egli provocata. Oltre al sangue, gli anni di Suharto vengono caratterizzati da una corruzione dilagante, un sistema di favoritismi e di nepotismo estremo che monopolizzano la dimensione politica e amministrativa dell’Indonesia.
La tradizione di favoritismi e nepotismo non sembra essersi fermata con le dimissioni di Suharto. Infatti il sostegno di Jokowi a Prabowo sembra coincidere con la modifica della legge sui limiti di età delle candidature presidenziali, modifica che ha dato modo a Prabowo di poter essere eleggibile e derivata da una sentenza della corte costituzionale, organo guidato niente di meno che dalla cognata di Jokowi; in tutta risposta Gibran Rakabuming Raka, figlio di Prabowo, viene nominato da Jokowi suo vice. Di fatto rapporti tra Jokowi e Prabowo, nonostante l’apparente rivalità politica, sembrano essere molto distesi: infatti già nel secondo mandato Jokowi, Prabowo era da lui stato nominato Ministro della Difesa, scelta che ha suscitato non poco sdegno dai più anziani e dagli abitanti della martoriate Papua e Nord Sumatra, essendo Prabowo nient’altri che il genero dell’ex-despota Suharto e soprattutto avendo sotto di lui servito nell’esercito come generale di corpo speciale. A Prabowo, ormai 72enne, erano stati attribuiti diversi crimini di guerra, tra cui omicidi ed esecuzioni extra-giudiziarie perpetrate dal proprio commando e la morte di migliaia di studenti e manifestanti durante le proteste degli anni ‘90 a Papua e in Timor Est (oggi indipendente), e per ciò era stato esiliato in Giordania; essendo però l’Indonesia una nazione in ampia crescita demografica, quindi fondamentalmente molto giovane, la maggior parte dell’elettorato attivo non ha memoria storica di chi fosse stato Prabowo, da cui la vittoria netta alle ultime elezioni, aiutata da una massiccia campagna social volta a far apparire l’ormai anziano signore come un innocuo nonnino dedito alla patria, con tanto di balletti su TikTok.
Il popolo indonesiano, specie la sua porzione più anziana, teme quindi il protrarsi di una dinastia politica, e a ragion veduta, visti i segnali: le proteste delle ultime settimane trovano quindi spiegazione.
Gli USA hanno goduto molto di questo clima, e dai rapporti pluridecennali con Suharto prima e con i suoi successori poi hanno potuto assicurarsi adesso una precedenza nel possibile acquisto di nichel dall’Indonesia, che ne ha un’importante industria mineraria,a cui dovrà seguire una rimozione del blocco degli Stati Uniti posto per l’acquisto di nichel grezzo dall’estero; anche la Cina corteggia Prabowo per gli stessi motivi e per la necessità di un alleato nel sud-est asiatico con una politica estera compatibile.