Elon Musk rappresenta oggi un punto di convergenza tra l’innovazione tecnologica e l’influenza politica, con un ruolo che va ben oltre la leadership aziendale, arrivando a toccare temi chiave per la sicurezza strategica degli Stati Uniti. La sua figura imprenditoriale e le tecnologie portate a mercato da SpaceX alimentano un potenziale scenario di nuovo predominio americano in settore di frontiera ai più oggi ancora sconosciuto: l’estrazione mineraria nello spazio, un’industria nascente con prospettive significative per il futuro. Ovvero utilizzare i corpi celesti più o meno vicini alla terra come miniere di materiali da riportare qui sul nostro pianeta, o da utilizzare direttamente nelle missioni spaziali.
Partiamo dai dati. Per quanto sembri ancora pura fantascienza, l’industria mineraria spaziale è una realtà che ad oggi, stando a quanto sostenuto dalle aziende che si occupano di market research, vale quasi 2 miliardi di dollari. Lo space mining, anche noto come asteroid mining, è un’industria giovane e le serie storiche a nostra disposizione va a mala pena oltre il lustro, tuttavia sembra esserci un consenso tra queste compagnie di ricerca private: tutte concordano sul fatto che, in meno di un decennio, il settore sarà almeno quintuplicato.
Aziende come Asteroid Mining Company, Bradford, iSpace, Kleos Space, Planetary Resources, SpaceFab.US, Sierra Nevada Corporation e Virgin Galactic sono ben attive, con investimenti crescenti nella progettazione dei veicoli spaziali e nelle tecnologie necessarie per le missioni di estrazione spaziale. E tutto questo senza citare la più celebre compagnia spaziale privata: SpaceX.
L’estrazione di minerali da asteroidi e altri corpi celesti minori (inclusi gli oggetti vicini alla Terra) potrebbe rappresentare una nuova frontiera per la raccolta di risorse come metalli e composti volatili. L’interesse per lo sfruttamento delle risorse extraterrestri è crescente, come dimostrano svariati progetti di NASA, OSIRIS-REx, e le iniziative private di Planetary Resources e Deep Space Industries, tutti in qualche modo orientati a raccogliere risorse fondamentali per la produzione energetica o per altre applicazioni tecnologiche avanzate.
Le analisi di mercato attuali fornite dalle compagnie private ci permettono di suddividere l’industria dell’estrazione mineraria dagli asteroidi in diversi compartimenti industriali: il lancio, le operazioni di mining, e la progettazione delle navicelle spaziali. Di queste, il segmento operativo (ovvero l’effettiva estrazione delle risorse dagli asteroidi) dovrebbe rappresentare la quota di mercato maggiore. Tra tutte le tipologie di asteroidi, il segmento Type M, composti quasi totalmente da metalli come ferro e nichel, è la categoria per cui si prevede la crescita più rapida. Per quanto riguarda le applicazioni, il settore delle costruzioni dovrebbe avere un ruolo significativo, in quanto l’estrazione spaziale può rivoluzionare non solo l’industria spaziale ma anche il settore edile terrestre, fornendo materiali che riducono la necessità di estrazione mineraria sulla Terra.
A livello geopolitico, la situazione attuale dipinge gli Stati Uniti come il player in grado di mantenere la quota maggiore del mercato, grazie a politiche interne favorevoli che stimolano la crescita del settore minerario spaziale. Anche l’Asia-Pacifico è in espansione, con i governi che aumentano gli sforzi per regolamentare l’estrazione spaziale e promuovono l’uso dell’ISRU (In-Situ Resource Utilization), un approccio che sfrutta le risorse presenti nello spazio per ridurre i costi delle missioni.
Il nuovo ruolo di Elon Musk all’interno della futura compagine governativa statunitense inizia così a prestarsi a una lettura del tutto nuova. Il settore dell’estrazione mineraria non è poi così nuovo per il sudafricano: suo padre, Errol Musk, vanta un passato di tutto rispetto nel business dell’estrazione degli smeraldi. Nesso o coincidenza poco importa: in un futuro non più così remoto, la tecnologia di SpaceX potrebbe riportare sulla terra il materiale estratto su altri corpi celesti. Questo elemento è geopoliticamente degno di nota come ogni nuova tipologia di sfruttamento minerario, perché darebbe agli USA un vantaggio competitivo pionieristico nell’esplorazione e nella futura estrazione di materie dagli asteroidi. Il sistema Starship, con la sua capacità di carico e il potenziale per voli multipli a basso costo, potrebbe trasformare completamente il settore dell’estrazione mineraria spaziale, portando lo space mining da concetto fantascientifico a progetto realizzabile. Stiamo parlando di un mezzo di trasporto da più lungo di un campo da calcio (121 metri) e largo quanto un campo da volley (9 metri), con capacità di portata tra le 100 e le 150 tonnellate (tra i 3 e 5 tir a seconda della vettura di riferimento). Questa prospettiva presenta vantaggi economici per gli Stati Uniti, offrendo la possibilità di accedere a risorse strategiche, come metalli rari, senza dipendere dalla decisione di nessun altro governo straniero.
Una sorta di nuova corsa all’oro insomma, ma con densità di materiale significativamente maggiori, e con una competizione che, al momento, stenta a vedersi. In uno scenario nemmeno troppo ipotetico visti gli investimenti menzionati prima, un monopolio statunitense sulle risorse spaziali porterebbe vantaggi significativi agli Stati Uniti, sia a livello di potenza economica che di influenza geopolitica. L’accesso a minerali e risorse extraterrestri permetterebbe agli Stati Uniti di consolidare una posizione dominante nelle tecnologie avanzate (dai semiconduttori all’energia) riducendo la dipendenza dai player stranieri.
Tuttavia, per stabilire un monopolio di questo tipo sarebbe necessaria una regolamentazione internazionale favorevole e un costante avanzamento tecnologico. E qui il governo statunitense è al lavoro, almeno dallo U.S. Commercial Space Launch Competitiveness Act del 25 novembre 2015, un atto dichiaratamente pensato “per facilitare un ambiente di crescita per l’industria spaziale commerciale emergente, incoraggiando investimenti privati e creando condizioni normative più stabili e prevedibili, e per altri scopi.”
Un fattore chiave per il successo a lungo termine di questo progetto risulta quindi essere il supporto governativo. Regolamenti che proteggano le attività statunitensi nello spazio e incentivino il settore privato sono fondamentali per stabilire un regime di quasi-monopolio nell’estrazione mineraria spaziale: servono leggi spaziali aggiornate e accordi internazionali che assicurino la stabilità di queste attività, mentre l’adozione di politiche spaziali aggressive permetterebbe agli USA di rimanere in testa alla corsa per il controllo delle risorse spaziali.
La battaglia per le risorse è uno scontro presente in ogni pagina della storia dell’uomo, a partire da quando le popolazioni nomadi iniziarono a scontrarsi con i primi gruppi di agricoltori sedentari. Da quel giorno, l’introduzione di nuove tecnologie (così come la loro adozione di massa) è stata sempre legata a una concezione di predominio che da tecnologico diventa territoriale, e quindi legato a che cosa c’è nella terra che si conquista. L’autobiografia di Andrew Carnegie, il magnate dell’acciaio che ha permesso l’unificazione degli Stati Uniti con i territori dell’ovest attraverso l’acciaio, le fonderie e la costruzione delle ferrovie, in questo senso, insegna ancora molto. Oggi, la battaglia tecnologica per lo sfruttamento delle risorse potrebbe essere alle porte di un nuovo paradigma: quello delle estrazioni minerarie aerospaziali.
L’intersezione tra l’innovazione tecnologica guidata dal Musk imprenditore e le strategie governative rese possibili dal Musk politico supportato da un presidente suo alleato, potrebbero offrire agli Stati Uniti un vantaggio competitivo senza precedenti. Anche se la possibilità di un monopolio americano nell’estrazione mineraria spaziale rimane per ora più ipotetica che reale, l’influenza di Musk e di SpaceX pone solide basi per il futuro dell’esplorazione spaziale. Se le sinergie tra pubblico e privato continueranno a rafforzarsi, gli Stati Uniti potrebbero trovarsi in una posizione di vantaggio decisivo per definire e dominare l’industria spaziale nei decenni a venire, con conseguenze che a catena passerebbero dal rivoluzionare il settore delle risorse minerarie globali, e da lì i mercati energetici, manifatturieri, e di produzione tecnologica avanzata.