Lettrici, lettori,
Vi chiederete dove e come abbiamo passato la nostra prigionia. Ebbene, come molti italiani, a lavorare in smart working ma per renderlo più smart e meno working, lo abbiamo fatto in una casa nelle campagne laziali messaci a disposizione da un fedelissimo sostenitore, dove abbiamo spostato il 9 marzo 2020 il quartier generale de L’Intellettuale Dissidente. C’è poco da lamentarsi, dunque. Anche perché finalmente ci siamo, oggi, dopo due lunghi e intensi mesi di riunioni su Zoom con il “principe dei programmatori”, coronati da un numero di accessi impressionanti (più di un milione di utenti totali sommati marzo, aprile e inizio maggio), lanciamo la nostra Fase 2, molto più suggestiva, anche se virtuale, di quella che ci aspetta nelle prossime settimane nel mondo reale.
Impossibile non accorgersi che state navigando su un sito internet ristrutturato dalla testa (header) ai piedi (footer), al passo coi tempi informatici correnti, senza perdere quell’identità grafica che ci ha sempre contraddistinti. “Mi raccomando mantenete il bianco e nero con il giallo fosforescente” ci aveva scritto sul gruppo Telegram uno dei membri del Club dei 500 (promessa mantenuta!), che approfittiamo per ringraziare da parte della redazione e di tutti lettori, in fondo è soprattutto merito loro se la nostra rivista di agitazione culturale online rimane accessibile e gratuita per tutti, senza pubblicità, senza padroni, senza obblighi algoritmici, oggi con una veste grafica completamente rinnovata, e qualche piccola novità. Guardate voi stessi, scorrendo il menu, visitando tutte le pagine. Al vecchio, classico, binomio Controcultura/Cartucce, curata rispettivamente da Gianluca Giansanti e dal duetto Francesco Manta/Olivia del Bravo; si aggiungono le sezioni Confessioni, seguita da Valerio Alberto Menga che contiene ritratti-interviste fiume a personalità vive che ci ispirano; e Copertine (ex Homines), ovvero lunghe biografie di personalità morte che ci rappresentano nel pensiero o nell’azione, e infine una Radio Malaparte, completamente rinnovata, accudita da Alessio Mulas, e ascoltabile mentre si naviga sul sito (cliccate, e poi leggetevi qualcosa allo stesso tempo). Senza dimenticare le illustrazioni del nostro Breccia, che ha disegnato, foto per foto, tutti primi piani delle nostre firme di punta che con il passare dei mesi diventeranno sempre di più, seguendo la logica di una redazione, nativa digitale, che in realtà si sente un collettivo disorganizzato, indisciplinato, in contraddizione con sé stesso, ma sempre sul pezzo, dentro alla battaglia delle idee, senza complessi. Se non lo fate già, seguite ciascuno di loro sui social network, e non dimenticatevi di iscrivervi alla newsletter (inserendo la vostra mail nel piè di pagina) e seguire la nostra rivista su i vari canali Instagram, Twitter, Facebook, Linkedin, Telegram, gestiti da Daniele Ruffino, che non è un bot, con il supporto di Luca Martis, ideatore di tutte le info-grafiche connesse.
Repetita iuvant. Siamo il “primo giornale che non è soltanto un giornale”, ma un gruppo editoriale, affiancato da una casa editrice, un podcast, un festival, una rivista trimestrale cartacea, una scuola di formazione in giornalismo, editoria e nuovi media, affiancato da una comunità di lettori-editori, lettori-consiglieri, lettori-compagni di avventura. E da oggi direttamente su questo sito, nella sezione “Negozio”, potrete acquistare un’agenda de L’Intellettuale Dissidente, un libro di GOG Edizioni, l’ultimo numero de Il Bestiario degli Italiani, o ancora un manifesto e una maglietta disegnata in esclusiva per noi da Kaplan. E ovviamente entrare nel Club dei 500 a partire da dicembre 2020 non appena saranno aperte le nuove iscrizioni!
Vi chiederete come è stato possibile realizzare tutto questo, in soli 9 anni. Non abbiamo risposte, ci ricordiamo soltanto che 9 anni fa, Lorenzo Vitelli e il sottoscritto eravamo seduti a un bar, luogo metafisico e pragmatico insieme, crocevia di idealismo e realismo, dopo una lunga chiacchierata, decidemmo di dare vita a L’Intellettuale Dissidente. Da lì sono successe tante cose. Abbiamo vissuto momenti difficili, diverse volte stavamo per lasciare tutto, perché intraprendere questo destino non convenzionale significa trascurare gli affetti, sacrificare le amicizie, tradire le aspettative, rimettere in discussione i propri pregiudizi, crearsene di nuovi, non sentirsi mai abbastanza all’altezza del ruolo che si sta ricoprendo nel grande gioco del nostro secolo. Non bastano entusiasmo, passione, ambizione. Per sopravvivere ci vogliono spirito, pazienza, visione. Esorcizziamo la paura con l’adrenalina, sappiamo che il futuro è dalla nostra parte, conosciamo con precisione chi siamo e dove vogliamo arrivare. E tutto sommato, quotidianamente, commettendo errori, legittimi, e mai irreparabili, possiamo dire di essere sulla buona strada. Ma L’Intellettuale Dissidente è un cantiere aperto, e a settembre lanceremo la terza e ultima fase, e poi chissà cos’altro. Nel mentre, ci vediamo in giro per l’Italia, DPCM permettendo. Inshallah.