OGGETTO: Un abbaglio chiamato Dottrina Gerasimov
DATA: 27 Agosto 2024
SEZIONE: Geopolitica
AREA: Russia
È uno dei più grandi equivoci dell'attualità. È uno dei falsi miti sulla Russia contemporanea più duri a morire. È l'isola che non c'è delle scienze strategiche. È una delle massime espressioni del precario stato di salute della cremlinologia occidentale. Stiamo parlando dell'inesistente dottrina Gerasimov.
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Uno spettro si aggira per l’Europa e turba, da anni, i sonni di politici, politologi, analisti e persino militari. È uno spettro sul quale sono stati scritti centinaia di articoli allarmisti e sul quale non mancano i libri. Questo spettro è la presunta dottrina ufficiale della Russia in materia di guerre ibride: la famosa e famigerata dottrina Gerasimov. C’è solo un problema con questo corpo di leggi e prescrizioni sulla destabilizzazione: non esiste

Ai russi piace ingannare i nemici nascondendo o camuffando le proprie azioni, oppure provando ad alterare la loro consapevolezza situazionale, ma non è questo il caso. La dottrina Gerasimov, invero, è figlia di un enorme malinteso. Ed è diventata uno dei falsi miti sulla Russia contemporanea più duri a morire per via di colui che l’ha popolarizzata: il noto cremlinologo Mark Galeotti.

La storia è la seguente. Il generale Valerij Gerasimov fu invitato a tenere un discorso all’Accademia russa delle scienze militari nel marzo 2013. Era l’epoca delle primavere arabe, che solo due anni prima avevano portato alla violenta caduta di Mu’ammar Gheddafi in Libia e che ora minacciavano l’alleato Bashar Assad in Siria, perciò Gerasimov decise di focalizzare il proprio intervento sulla loro analisi. 

Le primavere arabe – e Gerasimov aveva ragione da vendere su di esse – non erano che l’ultima evoluzione delle guerre post-clausewitziane. Guerre non guerreggiate e non convenzionali, combattute a distanza, dunque a morto zero per coloro che avevano premuto il grilletto, che rappresentavano la nuova frontiera delle guerre ibride e altro non erano che le rivoluzioni colorate teorizzate da Gene Sharp applicate al mondo arabo. La Russia, ammoniva Gerasimov, avrebbe dovuto prendere appunti dagli Stati Uniti e dal loro modo di fare la guerra ibrida, investendo maggiormente in operazioni psicologiche e informative. 

Quello di Gerasimov era un commento su come le guerre post-clausewitziane fossero evolute dal dopo-guerra fredda al dopo-undici settembre, una disamina asettica e critica, e di lì a breve sarebbe stato ampliato per un articolo poi apparso su una rivista vicina alle forze armate russe, il Corriere Militare-Industriale, col titolo: «Il valore della scienza nella predizione».

L’articolo a firma di Gerasimov catturò l’attenzione di uno dei più celebri volti della cremlinologia occidentale, il britannico Mark Galeotti, il quale, pur professando di essere fluente in lingua russa, tradusse l’articolo in inglese per il suo blog In Moscow Shadows pubblicizzandolo come uno scoop: la Russia si era dotata di una dottrina militare sulle guerre ibride, sviluppata da Gerasimov, che veniva presentata in esclusiva al grande pubblico. Pochi mesi dopo, per destino o puro caso, i russi avrebbero reagito a Euromaidan invadendo la Crimea e accendendo il Donbas’ soffiando sul fuoco del separatismo. La dottrina Gerasimov in azione. Per Galeotti è l’inizio di un periodo di notorietà che lo porta dall’Inghilterra agli Stati Uniti e che fa rimbalzare il suo nome su tutti i giornali. Per Galeotti è il momento di cavalcare l’onda del successo e di approfondire ciò che pensa di avere scoperto.

Roma, Maggio 2024. XVIII Martedì di Dissipatio

Sarà tra il 2015 e il 2019, raccogliendo materiale per la scrittura di Hybrid War or Gibridnaya Voina? Getting Russia’s non-linear military challenge right e di Russian Political Warfare: moving beyond the hybrid, che Galeotti scopre di non avere scoperto nulla: Gerasimov non è uno specialista di guerre non convenzionali – al contrario, è un militare della scuola Clausewitz – e quello che aveva tradotto e popolarizzato era un semplice commento analitico, non una dottrina. A quel punto, Galeotti prende contatto con una delle riviste di relazioni internazionali più prestigiose dell’Occidente, Foreign Policy, e fa mea culpa con un articolo che, purtroppo, non diventa virale abbastanza: «I’m Sorry for Creating the Gerasimov Doctrine» (let. Mi dispiace per aver creato la dottrina Gerasimov). Ma è troppo tardi. Ormai il mito vive di vita propria e, specchio dell’ignoranza endemica dei nostri tempi, persone che non hanno mai letto l’articolo di Gerasimov né conoscono il russo lo hanno cristallizzato con articoli, conferenze, corsi e addirittura libri.

In Italia, dove la tuttologia regna sovrana, le scuse di Galeotti non attecchiscono, probabilmente non vengono nemmeno lette, perché, ancora oggi, i salotti televisivi, le università e l’Internet sono invasi di autoproclamati esperti di Russia che continuano a parlare di dottrina Gerasimov. La giornalista Marta Ottaviani le dedica Brigate russe. La guerra occulta del Cremlino tra troll e hackerscrivendo che «la cosiddetta ‘Dottrina Gerasimov’, che prende il nome dal Generale che l’ha teorizzata, è il punto di partenza della guerra non convenzionale che vede come strumenti principali internet, le nuove tecnologie e i social network». L’esperto di disinformazione Matteo Pugliese scrive che «la moderna dottrina militare russa si ispira alle idee dell’attuale capo di Stato Maggiore, Valerij Gerasimov, convinto sostenitore della guerra asimmetrica». Nicola Cristadoro supera tutti e, addirittura, intitola alla dottrina un libro: La dottrina Gerasimov. La filosofia della guerra non-convenzionale nella strategia russa contemporanea.

Sono tutti in errore. Gerasimov non ha inventato nulla, per stessa ammissione di Galeotti, il suo impatto nel riassetto delle forze armate russe è stato irrilevante, come dimostrato dalla presenza di guerre ibride gerasimoviane a lui antecedenti, e, ultimo ma non meno importante, i veri teorici russi della guerra ibrida che hanno plasmato l’era Putin sono altri, che quasi mai risultano citati dai cremlinologi nostrani, ovvero Sergej Karaganov, Igor Panarin ed Evgeny Messner, per citarne alcuni.

Karaganov teorizzò nei primi anni Novanta la militarizzazione delle comunità russe e/o russofone rimaste orfane della casa madre dopo la dissoluzione dell’Unione Sovietica, giocando un ruolo determinante nell’infiltrazione delle guerre di secessione in Moldavia e Georgia del 1990-93 e plasmando il Putinpensiero, come dimostrato dalla guerra in Georgia del 2008 e dal successivo intervento in Ucraina in funzione anti-Euromaidan.

Panarin, al quale non è stato dedicato neanche un millesimo dell’attenzione riservata all’inflazionato Gerasimov, potrebbe essere non esageratamente definito uno dei costruttori della Russia putiniana. Studioso poliedrico, con interessi spazianti dalla guerra psicologica alla dedollarizzazione, Panarin è conosciuto e riconosciuto in patria per essere la mente dietro la nascita dei BRICS e dell’Unione Economica Eurasiatica, per aver convinto Rosneft e Gazprom a superare le transazioni in dollari, per aver suggerito di forgiare una coalizione antiegemonica con la Cina e, tornando alle guerre ibride, per aver contribuito all’ampliamento della conoscenza sull’arte della manipolazione delle masse e all’aggiornamento delle misure attive alla luce dell’invenzione dell’Internet e dei social media.

Messner, vissuto durante la Guerra fredda, è il nome che manca sempre, sebbene non dovrebbe mancare mai, nelle discussioni sulla guerra ibrida russa. Senza di lui e senza la sua opera magna, lo sconosciuto Ribellione, o il nome della Terza guerra mondiale, l’arsenale ibrido dell’Unione Sovietica, poi ereditato dalla Russia, sarebbe rimasto fermo alla disinformazione.

La dottrina Gerasimov non esiste. Gerasimov non è uno specialista né uno studioso di conflitti post-clausewitziani. Le azioni asimmetriche e non convenzionali della Russia nel mondo non sono plasmate né guidate da un solo corpo teorico, bensì da un insieme di idee e linee-guida appartenenti a epoche diverse e formulate da una pluralità di idee. Il punto di partenza per non perdersi nel vasto oceano delle guerre ibride e nel nebuloso mondo russo è smettere di seguire i cattivi maestri.

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