OGGETTO: Un losco affare serbo
DATA: 11 Novembre 2024
SEZIONE: Società
AREA: Europa
Il primo novembre alle ore 11:33 è crollato il tetto della stazione di Novi Sad in Serbia provocando 14 vittime. L’episodio pone nuova attenzione sulla situazione dell’edilizia pubblica serba, sempre più lontana dalle normative europee e sempre più vicina alle mafie. Le proteste di massa che sono seguite all'incidente hanno visto la partecipazione di una fascia trasversale della popolazione, oltre a violenti disordini sedati dalla polizia.
VIVI NASCOSTO. ENTRA NEL NUCLEO OPERATIVO
Per leggere via mail il Dispaccio in formato PDF
Per ricevere a casa i libri in formato cartaceo della collana editoriale Dissipatio
Per partecipare di persona (o in streaming) agli incontri 'i martedì di Dissipatio'

È di qualche giorno or sono (1/11/2024) la notizia del crollo del tetto di una stazione ferroviaria nella città serba di Novi Sad. I morti accertati sarebbero 14, più una ventina di feriti. Di questi ultimi quattro sono state ricoverate in ospedale con lesioni gravi. Dopo diverse ore è stata tratta in salvo una ragazza di 14 anni sommersa dalle macerie. Sul luogo sono intervenuti più di 80 soccorritori affiancati da squadre di movimento terra. 

Il tetto in questione era stato costruito nel 1964 e ristrutturato molto di recente. L’azienda ferroviaria statale serba, Železnice Srbije, ha dichiarato che la costruzione sopra l’ingresso della stazione non faceva parte della recente ricostruzione dell’edificio della stazione, ma è stata coinvolta nei lavori generali di ristrutturazione. Ingegneri serbi esperti di edilizia pubblica hanno sottolineato ai media nazionali ed internazionali che i lavori di ristrutturazione potrebbero aver causato una modifica strutturale dell’edificio, provocando indirettamente il crollo del tetto. 

Questo crollo è solo l’ultimo di una serie di crolli di edifici pubblici nelle città serbe. Sussiste, infatti, un problema di fondo, in Serbia, la mafia, quella legata alle grandi aziende dell’edilizia è ormai totalmente penetrata negli appalti pubblici. Molti, in particolare gli oppositori politici, adducono le responsabilità di tale penetrazione delle mafie all’interno degli organi di potere all’attuale presidente Vucic, ma cosa certa è che la situazione era la medesima anche prima della sua presidenza. Vucic ha utilizzato le mafie per il processo di accentramento di potere da lui ideato e ora, ottenuto ciò che voleva, sta cercando di allontanarsene. Interessante, a tal proposito, è la notizia che è stata riportata il 17 giugno di quest’anno sulla testata Agenzia Nova, dove la presidente del Parlamento di Belgrado, Ana Brnabic, afferma che la vita di Aleksandar Vucic sarebbe in pericolo poiché rappresenta un ostacolo per le mafie serbe. La dichiarazione è scaturita a seguito delle intercettazioni ottenute dal sistema di chat crittografata di Sky ECC dei membri del clan criminale Kakav, in cui si parla del presidente serbo: «Vucic non è solo un ostacolo al dominio della criminalità organizzata e della mafia in questo Paese e in questa regione, ma è anche il garante della sicurezza e della stabilità della Serbia» (commento alle trascrizioni di Brnabic). Le intercettazioni riguardano il capo del clan Radoj Zvicer e altri e altri membri del medesimo. Le mafie serbe concentrano le loro attività nello spaccio di droga e nel settore edilizio. In quest’ultimo settore, il grosso del guadagno scaturisce dalla manodopera a basso costo e poco specializzata di cui fanno uso e dalla diminuzione del ferro utilizzato nei tralicci di cemento armato. 

Il 3 agosto del 2021 è stato arrestato Veljko Belivuk, leader di uno dei più temuti clan criminali della regione di Belgrado. Nel corso dell’interrogatorio, Belivuk ha negato di essere coinvolto in omicidi e in altre attività criminali, sostenendo però, tra le altre cose, di intrattenere da anni stretti rapporti con alcuni alti funzionari dello stato, compreso il presidente Aleksandar Vucic. Belivuk ha poi continuato affermando di aver aiutato, insieme ad alcuni suoi amici, il regime a garantire la sicurezza del Pride di Belgrado, a scongiurare una protesta dei tassisti nella capitale, a organizzare un comizio del Partito Progressista Serbo, ma anche di influenzare il comportamento di alcuni gruppi di hooligan. Stando a ciò che nel 2021 è stato riportato da KRIK, Belivuk ha rivelato che a fungere da tramite fra lui e Vucic è stato un hooligan, Aleksandar Vidojević. Belivuk ha anche tenuto a puntualizzare di aver incontrato Vucic personalmente più volte. Le Belivuk confermano certe rivelazioni emerse dalle inchieste giornalistiche. Belivuk è noto come uno dei leader di un gruppo di ultras del Partizan che controlla anche altri gruppi di tifosi. Il figlio del presidente Vucic è stato più volte fotografato in compagnia di alcuni hooligan, compreso Aleksandar Vidojević.

Spesso, in Serbia, sono proprio gli hooligan a fare da intermediari tra le istituzioni e le mafie, poiché molti membri delle istituzioni, Vucic su tutti, in gioventù ne hanno fatto parte e alcuni legami non si sono mai troncati. Vucic ha utilizzato questi gruppi per indirizzare le elezioni del 2017 e ha continuato ad utilizzarli per accentrare sempre più il potere nelle sue mani, in cambio ha permesso che essi penetrassero nelle istituzioni, arricchendosi con gli appalti pubblici, però ora, soprattutto a partire dal 2023, Vucic sembra aver cambiato idea e si sta progressivamente allontanando da alcune figure “scomode” e non più strettamente necessarie, ecco spiegato il perché delle recenti minacce del giugno di quest’anno.

I più letti

Per approfondire

Ritorno alla serbosfera

La lezione ucraina, ci riporta inevitabilmente nei Balcani occidentali, dove tutto a questo punto è possibile.

Cin cin balcanico

Viaggio dentro la Bosnia, dove non si è mai turisti.

Follia bosniaca, armi serbe

La storia di Gavrilo Princip (e della sua Mlada Bosna) rimane ancora oggi una delle più mistificate.

La nuova cortina di ferro

Oggi, nei Balcani, si è spostata la linea di demarcarcazione della guerra fredda tra Stati Uniti e Cina.

Belgrado si disallinea

Quella che poteva apparire solo come una suggestione da fantapolitica sembra sempre più vicina a realizzarsi. Ai BRICS potrebbe aggiungersi la Serbia: Xi e Vucic vorrebbero lavorare per raggiungere quest'obiettivo in un futuro non troppo distante.

Gruppo MAGOG