Per la prima volta dopo la Seconda Guerra Mondiale Berlino invia truppe fisse all’estero, confermando le volontà del nuovo esecutivo presieduto da Friedrich Merz di essere attiva a livello militare, stanziando anche cospicui investimenti nel settore della difesa. La divisione che verrà schierata permanentemente in Lituania è costituita da 5000 soldati e prenderà il nome di Panzerbrigade 45, con un’insegna caratterizzata dal tradizionale simbolo del leone rampante e la Torre di Gediminas, che rappresenta la città di Vilnius. Le truppe tedesche si stanzieranno a poche decine di chilometri dalla Capitale, in una base militare attualmente ancora in costruzione, e saranno operative a partire dal 2027. Uomini di Berlino sono già installati nel territorio nei battlegroup multinazionali della NATO, ma si tratta di una presenza temporanea, mentre il dispiegamento della nuova divisione permetterà alla Germania di difendere l’area e gli interessi dell’Alleanza Atlantica sul lungo periodo. La nascita del progetto è dovuta ad un accordo bilaterale tra i due paesi, stipulato in seguito ad una richiesta di Vilnius, la quale, intimorita dall’instabilità geopolitica dell’Europa orientale, ha deciso di rivolgersi a Berlino, considerando la sua voglia di tornare a giocare un ruolo chiave negli affari strategici dell’Occidente.
La volontà tedesca di assumere nuovamente una centralità nelle dinamiche militari europei è nota, considerando soprattutto la debolezza economica, industriale e politica che ha caratterizzato gli ultimi anni della repubblica Federale, accentuata dalla crisi internazionali come la pandemia Covid-19 e lo scoppio col conflitto russo-ucraino. Già sotto la guida del cancelliere Olaf Scholz è stata proclamata una Zeitenwende, ovvero una svolta epocale, con un pacchetto di investimenti pari a cento miliardi, con l’obiettivo di modernizzare la Bundeswehr, ed aumentare l’efficienza. Anche Merz intende proseguire questo percorso, come promesso in campagna elettorale; le cifre che verranno investite dal nuovo esecutivo sono sensibilmente elevate, e si aggirano intorno ai cinquecento miliardi di euro, i quali rappresentano con grande chiarezza l’obiettivo di Berlino di tornare ad avere un ruolo di primo piano nella difesa degli interessi della NATO. Risulta ambiguo pensare che un attore, il quale negli ultimi decenni ha sempre prestato un’ossessiva attenzione a riguardo dell’economia, del bilancio e dell’austerity ora si ritrovi a spendere cifre da capogiro nel settore militare, il quale tra l’altro non è mai stato ritenuto come una priorità assoluta negli ultimi anni. Ciò viene favorito anche dal progetto ReArm Europe, il quale permette di aumentare le spese militari senza generare inflazione. Ora, in un frangente storico in cui le difficoltà economiche ed industriali attanagliano il Paese, e con la presenza di altri stati europei che attualmente vantano rapporti migliori con gli Stati Uniti d’America, l’influenza della Germania, così come il suo status a livello internazionale sono concretamente a rischio. L’aumento degli investimenti, così come il dispiegamento permanente di uomini su un fronte estremamente critico come quello dell’Europa orientale sono segnali chiari dell’obiettivo di tornare ad essere indispensabili, centrali ed affidabili.
Nonostante l’accordo bilaterale tra Germania e Lituania non sia stato preso nel contesto NATO, l’operazione rimane comunque un tassello chiave della strategia dell’Alleanza, la quale mira a contenere le ambizioni geopolitiche di Mosca. Quest’ultima, con l’attacco sferrato nei confronti di Kiev, ha dimostrato di non avere timore nel ricorrere all’utilizzo della forza per poter soddisfare i propri interessi geopolitici. Inoltre, è palese il sentimento di insicurezza provato dalla Russia, la quale vede minacciato lo spazio post-sovietico, e quindi concepisce le operazioni occidentali nell’area come un affronto, ed in particolare un rischio all’esistenza stessa della Nazione. L’Europa orientale diventa quindi un fronte chiave delle dinamiche geostrategiche globali, a causa delle molteplici insidie che cela, e della presenza di attori che stanno ampliando le proprie capacità militari; la Lituania stessa, oltre ad ospitare truppe tedesche, ha dichiarato l’intenzione di alzare al 5% il pil destinato al settore della difesa. Così come la Polonia, la quale negli anni ha ottenuto una maggiore considerazione da parte degli USA per quanto concerne gli affari militari dell’Alleanza, assumendo un ruolo di preminenza nelle dinamiche militari e strategiche, in particolare fungendo da perno del piano di contenimento del Cremlino.
Oltre a puntare su attori chiave posizionati sul fronte orientale, si registra la necessità di intimare a tutti gli stati membri di rafforzare le proprie capacità militari e la propria deterrenza, cercando di arrivare a stanziare circa il 5% del PIL, proprio come Vilnius ha in programma di fare. In questo modo sarebbe possibile aumentare la credibilità di tutti gli attori nel contesto internazionale, ed in particolare gli Stati Uniti potrebbero ridurre in parte la loro presenza in Europa, così come le dispendiosissime spese militari. La presidenza Trump, infatti, ha intenzione di tagliare parzialmente i folli investimenti, che gravano enormemente sul popolo americano. Impossibile però che la potenza egemone possa abbandonare completamente il Vecchio Continente, altrimenti il rischio sarebbe chiaramente quello di perdere lo status di prima potenza mondiale. Gli USA continueranno a fregiarsi del loro status, e a guidare l’Alleanza Atlantica, la quale è costretta ad affrontare attori intenzionati sul lungo periodo a porre a serio rischio lo status quo; per far fronte a queste nuove sfide e criticità, è necessario che gli alleati aumentino il loro impegno e la propria partecipazione negli affari militari globali, proprio come sta operando la Germania, che segue alla lettera questi accorgimenti.