OGGETTO: Cronache di Siria
DATA: 31 Gennaio 2025
SEZIONE: Geopolitica
FORMATO: Racconti
Sevizie di cristiani e sciiti. Atti di violenza sui civili non rivendicati ma nemmeno repressi. Un jihadismo a convenienza, che lascia spazio al favore di attori esterni. Ecco tutta l’ipocrisia di un Occidente che offre la mano al terrorismo, fra ipocrisie e disfatte della nuova regia firmata HTS.
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Siria, Valle dei Cristiani, Università di Al Hawash, 10 gennaio 2025. Gli uomini di Hayat Tahrir al Sham requisiscono alcune stanze dell’ateneo per farne sale di preghiera dedicate ai mussulmani: un gesto di per sé innocuo e, da un punto di vista islamico, virtuoso; tale azione assume però tutt’un’altra valenza se si pone lo sguardo al contesto. La Valle dei Cristiani, in arabo Waad al Nazarà, è un’area geografica a ovest della Siria, presso il confine libanese, comprendente diversi villaggi del distretto di Homs. Quest’area è popolata da circa 250.000 persone, l’80% delle quali di fede cristiana, principalmente ortodossa ma anche cattolica e di altre confessioni, ed è stata così per millenni, persino sotto il controllo ottomano: da qui il nome della valle. Nei giorni successivi al 10, HTS organizza una parata con armi d’assalto e megafoni durante la quale centinaia di manifestanti sunniti provenienti da altre province e milizie ampliate da numerosi foreign fighters (principalmente ceceni) dichiarano il proprio dominio sulla valle, con tanto di canti di guerra.

Intanto, alla periferia di Homs, un gruppo di jihadisti ferma un autobus e ne perquisisce e interroga i passeggeri: scoperti due cristiani, questi vengono indotti a rinnegare la propria fede e, quando vi rifiutano, vengono frustati pubblicamente sulla schiena, davanti agli altri passeggeri. Negli stessi giorni, a Dummar, prima dell’ascesa delle forze ribelli uno dei distretti più pacifici di Damasco, HTS giustizia il sindaco e ne espone il corpo alla barbarie dei propri militanti. Nel frattempo, sempre il 15 gennaio, tra Al Ghouta e Al Qasa’a, quartieri cristiani di Damasco, un predicatore wahabita inizia a minacciare le persone per la loro, a suo avviso, promiscuità, girando armato di kalashnikov: viene poi neutralizzato dai locali che lo disarmano e allontanano; tuttavia il giorno dopo lo stesso ritorna in zona, accompagnato da altri 5 compagni d’arme che aprono il fuoco verso la cima dei palazzi ferendo una persona. E non è tutto: milizie jihadiste nella prima settimana dell’anno corrente hanno provato a entrare in Libano, aprendo il fuoco sull’esercito regolare libanese, con scarsi risultati e venendo ricacciati in Siria. Tutti questi episodi potranno sembrare sconnessi dalla direzione apicale cui fa capo Al Sharaa, ma è importante ricordare che il nuovo regime ha piazzato come Ministro della Giustizia il jihadista Shadi Alwaisi, famoso per le sentenze di esecuzione per adulteri e infedeli alla Shariya da lui pronunciate durante la sua militanza in Al Nusra, fronte paterno di HTS, sempre al fianco di Al Sharaa (all’epoca Al Jolani). 

Ma come mai nei media mainstream non si è assolutamente parlato di questi fatti? La Turchia ha finanziato vari esperimenti di comunicazione verso l’ormai decaduto regime di Assad: un esempio è l’Esercito Nazionale Siriano. Per quanto riguarda HTS, è innegabile il supporto da parte della Turchia, specie per quanto riguarda le zone a nord-ovest, attorno ad Aleppo, le primissime a cadere: dando un’occhiata agli armamenti a loro disposizione, specie i mezzi, i droni e le tecnologie belliche più sofisticate, se ne potrà riconoscere la matrice turca. Corpi speciali turchi in effetti non hanno mai negato il loro coinvolgimento nell’addestramento dei miliziani salafiti siriani a partire dal 2016, come ricorda Aaron Zelin, esperto di Daesh ed estremismo islamico per il Washington Institute for Near East Policy; egli ricorda anche come Al Jolani avesse effettuato colloqui con funzionari USA prima del 2018. Ciononostante, è importante evidenziare l’altalenanza di questi rapporti: nel 2018, ai tempi del tentativo di Assad di riprendere Idlib, Al Jolani era rimasto deluso dalla (mancata) risposta della Turchia, definendola “un partner inaffidabile”, nonostante egli avesse acconsentito all’installazione di diverse torrette di avvistamento turche oltre il confine siriano, gesto non apprezzato dai suoi collaboratori di Al Qaeda, per i quali secondo la Shariya è impensabile che una forza straniera abbia autorità all’interno dei confini del proprio Stato; in seguito la Turchia ha risposto alla lamentela di Al Jolani bollando HTS come organizzazione terroristica.

Bisogna comunque rendere onore al cospicuo autofinanziamento della milizia: dall’affiliazione all’ISIL a quella ad Al Qaeda, si stima che tramite racket di estorsione e sequestri di persona, come fosse la mafia italiana negli Anni di Piombo, l’organizzazione abbia raccolto più di 94 milioni di dollari, una cifra notevole, anche grazie a scambi di prigionieri con il governo di Assad, l’Iran, il Libano e perfino l’Italia. Il poco rigore dottrinale del suo capo, la frammentazione interna con fronti provenienti da varie milizie discioltesi e riunitesi, la massiccia provenienza di foreign fighters (circa la metà dei militanti), l’instabilità dei rapporti coi supporters più prossimi, la presa di Israele delle alture del Golan a cui il nuovo regime non ha ancora risposto, la speranza espressa da Al Sharaa nei confronti della politica estera di Russia e America trumpiana e l’occhiolino ai media occidentali induce a pensare che forse il vero alleato di HTS va cercato in Occidente, dando un’occhiata a quali Stati hanno mire espansionistiche compatibili agli obiettivi di Al Sharaa, anche a prezzo della vita delle minoranze, primi tra i quali i cristiani e i non meno minacciati alawiti, questi ultimi accusati di aver favorito Assad.

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