Il RIC, acronimo di Russia-India-Cina è un meccanismo consultivo trilaterale tra i rispettivi paesi, nato nel 1996 per iniziativa dell’allora Ministro degli Esteri di Mosca, Yevgeny Primakov; l’obiettivo del RIC è la promozione della cooperazione politica e per la sicurezza regionale dell’Asia, con focus su questioni legate al terrorismo, la riforma dell’ONU, sicurezza energetica e cambiamento climatico. Il RIC, ovviamente, è anche un metodo che al momento della sua fondazione, aveva l’intenzione di bilanciare gli equilibri internazionali a fronte della fine della Guerra Fredda, e quindi di impedire che il sistema globale divenisse unipolare a guida statunitense. Il RIC è quindi precursore del più noto BRICS (Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica) a cui poi si sono aggiunti negli ultimi anni altri paesi, come l’Iran o l’Indonesia, solo per citarne alcuni. I tre paesi che fanno parte del RIC sono anche coinvolti in altri apparati internazionali finalizzati alla cooperazione, come l’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai (SCO). Il formato trilaterale tra Mosca, Pechino e Nuova Delhi è inattivo dal 2020, a causa delle tensioni allora in atto al confine himalayano tra l’India e la Cina.
Recentemente però il Ministro degli Esteri russo, Sergey Lavrov, ha parlato con favore nell’ottica di un possibile ritorno del meccanismo di consultazione trilaterale. A maggio 2025, durante la conferenza “Forum of the Future-2050” a Perm, in Russia, ha ribadito l’interesse moscovita nei confronti del RIC, affermando che, con la normalizzazione del confine himalayano, fosse arrivato il momento di ristabilire tale piattaforma di cooperazione, accusando inoltre la NATO di interferenze volte a portare l’India ad avere sentimenti ostili nei confronti della Cina. Lavrov ha inoltre definito la necessità di creare un’autonomia strategica. Pechino ha fatto eco alle parole di Lavrov, dimostrandosi interessata alla questione, soprattutto in termini di stabilità regionale, difatti il Consigliere di Stato e Ministro degli Esteri cinese, Wang Yi, in occasione di alcuni incontri ha ribadito la necessità di rafforzare la cooperazione trilaterale, mostrando quindi l’intenzione di tenere in considerazione la questione.
Il momento sembra propizio, Cina e India hanno ripreso delle normali relazioni diplomatiche, emblematico l’incontro che nel 2024 hanno avuto il leader cinese Xi Jinping e quello indiano Narendra Modi al vertice BRICS tenutosi a Kazan, in Russia. Il Ministro degli Esteri indiano, Subrahmanyam Jaishankar, in una recente visita in Cina, dal 14 al 15 luglio, in occasione della riunione SCO, ha incontrato il Ministro degli Esteri di Pechino, Wang Yi, oltre ad aver personalmente avuto modo di incontrare Xi Jinping; senz’altro la dimostrazione della volontà di ristabilire il rapporto tra i due paesi. Il portavoce del Ministero degli Affari Esteri indiano (MEA), Randhir Jaiswal, ha messo in chiaro il tipo di struttura che il RIC rappresenta, in cui spiega che esso è un dialogo politico di cooperazione con formato consultivo, specificando che a momento debito sarà presa una decisione nei confronti o meno della riattivazione di questo sistema, come riportato dal The Economic Times in un articolo del 17 luglio.
La Russia, l’India e la Cina hanno intensificato gli scambi nel settore militare ed energetico, creando quindi un nuovo centro di potere non solo in Asia, ma nell’intero commercio mondiale. Per restituire qualche dato: nel 2024 gli scambi tra Russia e India hanno avuto un valore stimato di 65,70 miliardi USD, con importazioni indiane dalla Russia pari a 64,44 mld, ed esportazioni verso la Russia per 4,26 mld USD; quelli tra India e Cina nel 2023-24 con un totale di scambi da 118,4 miliardi USD, con export verso Pechino per 16,67 mld e import per 101,7 mld USD, infine tra Russia e Cina nel 2024 il trade totale ammonta a 244,8 miliardi USD, con importazioni dalla Cina pari a 129,3 miliardi ed esportazioni da Pechino a Mosca intorno a 115,5 mld USD. Bisogna immaginare che il ritorno del RIC rappresenterebbe un ulteriore passo avanti delle potenze in ascesa, che potrebbero giovare non solo del riassetto geopolitico in atto negli ultimi anni, ma vedrebbero un incremento per la cooperazione in termini sia materiali che non, a fronte dell’aggressiva politica trumpiana, che con i suoi dazi ha allontanato molti ex-partner statunitensi – soprattutto in Asia – che hanno visto la mossa del Presidente USA come troppo ostile. Di conseguenza, diversi paesi, hanno iniziato a consolidare rapporti strategici con altri centri nevralgici, come la Cina o la Russia.
Il 17 luglio il portale russo Izvestia, ha riportato le parole del viceministro degli Esteri russo, Andrei Rudenko, nelle quali affermava che Mosca stava negoziando per la ripresa dell’iniziativa trilaterale di cooperazione in questione con Pechino e Nuova Delhi, inoltre la dichiarazione del suddetto evidenzia come questo formato sia importante anche in considerazione che tutti e tre i paesi sono membri del BRICS e ne sono anche i fondatori. Sia l’India che la Cina sono i principali acquirenti di petrolio russo, tra il 2022 ed il 2025, il 47 per cento delle esportazioni interessava i paesi in questione. Nel 2023-24 il petrolio greggio russo, ha rappresentato all’incirca il 35-39 per cento dell’import petrolifero indiano, con punte mensili che hanno raggiunto il 45 per cento, come confermato da S&P Global Commodity Insights. Nuova Delhi, dalla metà del 2023, è divenuta il principale acquirente mondiale di petrolio Urals via mare, assorbendo oltre la metà delle esportazioni marittime di petrolio greggio proveniente dalla Russia. Questo rende il quadro ancora più interessante, dimostrando la reale forza di cui queste potenze dispongono, e che sicuramente verrebbe accresciuta se venisse formulata una rinnovata intesa, quindi con la riattivazione del formato RIC. Le sanzioni occidentali contro il petrolio russo, che si sono dimostrate inefficienti – la Russia ha incrementato del 4 per cento l’export solo nel 2024 – hanno a che fare anche con la preoccupazione che la Casa Bianca nutre nei confronti di un possibile ritorno del RIC, così come della continua espansione del BRICS.
L’India è comunque membro del Quadrilateral Security Dialogue (QSD) o Quad, insieme a Stati Uniti, Giappone e Australia; cooperazione strategica che ha lo scopo di contenere l’espansione cinese nell’Indo-Pacifico, Nuova Delhi ha inoltre portato ad un maggior livello le relazioni commerciali con l’Unione Europea, il che potrebbe essere uno dei motivi per il quale ha mostrato un approccio più cauto nella possibile ripresa del RIC. Il Presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, durante la visita a Nuova Delhi, tenutasi il 27 e 28 febbraio 2025 aveva inoltre ribadito l’intenzione di rafforzare la partnership energetica con l’India, con l’obiettivo di raggiungere entro la fine del 2025 un accordo di libero scambio (FTA). Formalmente non c’è stata ancora nessuna iniziativa ufficiale per la ripresa del RIC, nonostante il dialogo sia ad un livello senz’altro avanzato, nel quale si inseriscono le dichiarazioni dei rispettivi rappresentanti politici, i quali hanno per adesso teso una mano nei riguardi di quest’opzione. Fattore decisivo per la ripresa del RIC sarà l’andamento delle relazioni indo-cinesi, che nonostante siano migliorate, rimangono irrisolte alcune problematiche, legate ad esempio alla disputa territoriale del confine non demarcato, Line of Actual Control (LAC); lungo oltre 3.400 km. L’India sembra temere inoltre la strategia pechinese nota come “String of Pearls”, si tratta della strategia navale adottata dalla Cina, che mira a stabilire dei punti logistici lungo il percorso che interessa le rotte marittime che attraversano il Mar Cinese Meridionale e il Golfo Persico. In risposta Nuova Delhi ha ulteriormente rafforzato le alleanze regionali, ad esempio con accordi con l’Association of South-East Asian Nations (ASEAN), oltre all’impegno preso con il Quad, con una strategia chiamata “Double Fish Hook”. Mentre la Cina aumenta il numero di missioni navali nel perimetro dell’Indo-Pacifico, il budget per la marina indiana aumenta del 18 per cento.
È evidente che, al fine di poter realmente costruire un nuovo asset geopolitico, ristabilendo il RIC, le nazioni debbano prima trovare una rinnovata intesa al fine di cessare le ostilità. La Russia, ad esempio, ha mantenuto una posizione di neutralità nel contenzioso indo-cinese, spingendo però entrambe le parti a prendere in considerazione un dialogo bilaterale. In quest’ottica, l’Ambasciatore russo in India, Denis Alipov, ha sottolineato che, al fine di rilanciare il RIC, la normalizzazione delle relazioni tra India e Cina, è di primaria importanza, come riportato dalla Tass il 9 giugno. Resta ancora tutto da vedere, per adesso però sembrerebbe che ci sia la reale possibilità che il RIC ritorni in un formato forse anche più attivo di prima, in considerazione degli sviluppi sul terreno internazionale. Rimane il fatto che, se venisse ristabilito, il meccanismo trilaterale potrebbe diventare un ulteriore fattore a vantaggio per il mondo euroasiatico, considerando anche che l’isolazionismo commerciale di Trump inizia a preoccupare anche Bruxelles. Per ora il dialogo è aperto, e sembra che tutti e tre i paesi siano intenzionati a riaprire la possibilità del RIC, che rappresenterebbe un contrappeso alle potenze occidentali, il rilancio di una maggiore cooperazione commerciale – già massiva – ed una maggiore stabilità e sicurezza regionale.