Il ritorno alla normalità iraniana

Venerdì 28 giugno si terranno le elezioni che decreteranno il prossimo Presidente iraniano. Ebrahim Raisi, morto il 19 maggio, rispondeva perfettamente alle esigenze della leadership iraniana: era il punto di equilibrio fra le diverse anime del campo conservatore, oltre ad essere garanzia di stabilità. Stabilità quanto mai fondamentale in questo momento di turbolenze, in cui l’ultima guerra del Nagorno Karabakh e quella nella Striscia di Gaza hanno trasfigurato gli equilibri caucasico-mediorientali e i nodi formati dal 1979 iniziano a venire lentamente al pettine.

In Libia è il caos

La situazione in Libia continua a peggiorare. Le milizie sono sempre più forti e le istituzioni sempre più deboli. La contrapposizione tra le forze in campo risponde a logiche militari piuttosto che politiche e i conflitti tribali lacerano il paese. L’unico a beneficiare da un contesto simile è Abdul Hamid Dbeibeh: il suo potere si fonda sul ruolo divisivo delle milizie.

Tutte le strade devono portare a Kiev

L’attentato alla Sala Concerti Crocus di venerdì scorso è quasi certamente opera del terrorismo islamico, ma Mosca non vuole escludere l’ipotesi di un coinvolgimento ucraino. Analogamente, è difficile immaginare che l’elicottero distrutto da un drone kamikaze in Transnistria domenica 17 sia stato “lanciato dall'Ucraina per causare panico durante le elezioni presidenziali russe” come sostiene invece Maria Zakharova, portavoce del Ministero degli Affari Esteri russo. Ma per il Cremlino tutto deve ricondurre a Kiev.

Nasrallah e il fronte di dissuasione

A gennaio le forze armate israeliane hanno condotto una serie di attacchi in territorio libanese culminati nell’assassinio dell’alto dirigente di Hamas, Salih Aruri, nella periferia sud di Beirut. Nello stesso periodo lo Stato ebraico ha eliminato Wissam Tawil, uno dei comandanti militari di Hezbollah, che si aggiunge agli oltre 160 combattenti caduti dall'inizio delle ostilità. Il “Partito di Dio” in risposta ha preso di mira due basi militari israeliane a dieci e venti chilometri dalla linea di demarcazione con il Libano. La priorità di Hezbollah resta preservare le posizioni acquisite ed evitare l’escalation.