OGGETTO: Il baricentro tedesco
DATA: 30 Ottobre 2025
SEZIONE: Geopolitica
FORMATO: Analisi
AREA: Europa
La crescente fragilità dell’Unione Europea ridefinisce gli equilibri continentali, con una Germania che, tra potenza industriale e disciplina fiscale, tenta di affermare una nuova centralità strategica. Mentre Londra consolida l’asse nordico e Parigi appare indebolita, Berlino si prepara a guidare la trasformazione militare ed economica dell’Europa post-Brexit.
VIVI NASCOSTO. ENTRA NEL NUCLEO OPERATIVO
Per leggere via mail il Dispaccio in formato PDF
Per ricevere a casa i libri in formato cartaceo della collana editoriale Dissipatio
Per partecipare di persona (o in streaming) agli incontri 'i martedì di Dissipatio'

Nel contesto di una crescente vulnerabilità strutturale dell’Unione Europea, la Germania continua a rappresentare l’elemento portante dell’architettura comunitaria. Tale centralità si consolida in un quadro in cui la Francia è attraversata da persistenti turbolenze politiche interne e da un rallentamento economico strutturale, mentre il Regno Unito, anch’esso alle prese con difficoltà economiche, ha optato per la Brexit quale strumento di contenimento delle proprie fratture sistemiche, che principalmente possiamo ravvisare nelle spinte autonomiste dell’Irlanda del Nord e della Scozia. In questo scenario, Berlino si configura come l’unico attore continentale capace di coniugare potenza industriale e disciplina fiscale.

Questo binomio — capacità produttiva e solidità finanziaria — costituisce una precondizione per un ruolo militare strutturato, ossia la costituzione di un esercito supportato da una industria bellica autoctona. Come evidenziato da recenti analisi, la Germania ha avviato una profonda trasformazione della propria dottrina militare, con l’obiettivo dichiarato di costruire entro il 2031 la più potente forza armata convenzionale d’Europa, destinando fino al 5% del PIL alla difesa.

Tuttavia, nonostante l’uscita del Regno Unito dall’UE, Londra riafferma il proprio ruolo di snodo della proiezione geopolitica statunitense sul continente, contribuendo alla formazione di un asse settentrionale che include Polonia, Scandinavia e Paesi Baltici. Tale riconfigurazione ha spostato il baricentro strategico europeo verso Est e Nord, attenuando la capacità tedesca di orientare l’agenda continentale.

Il recente vertice di Copenhagen ne costituisce un esempio emblematico: il tentativo tedesco di promuovere un allentamento dei vincoli fiscali è stato oscurato da un’agenda interamente focalizzata sulla deterrenza nei confronti della Federazione Russa. L’impossibilità di inserire, anche solo marginalmente, la propria proposta evidenzia una crescente eterodirezione delle priorità strategiche europee.

Questa dinamica risulta paradossale se si considera che la Germania, forte della propria tripla A, rappresenta la garanzia implicita del debito sovrano di numerosi partner europei, e che oltre due terzi dell’economia continentale sono direttamente integrati nella sua catena del valore. Parallelamente, Berlino è l’unico Stato membro dotato di una base industriale-tecnologica avanzata e di una capacità di spesa significativa.

Dietro una postura apparentemente prudente, la Repubblica Federale sta predisponendo un apparato di difesa multi-dominio, comprensivo della dimensione spaziale, attraverso partnership industriali con imprese statunitensi e con infrastrutture localizzate sul proprio territorio. Tale configurazione implica un trasferimento di know-how e la costruzione di una potenziale autonomia operativa.

Non sorprende, pertanto, che le principali preoccupazioni rispetto a questa evoluzione provengano non tanto da Mosca, quanto da Parigi, tradizionalmente leader nel comparto spaziale e forte del proprio ruolo militare. Sul piano interno, l’ascesa dell’AfD riflette una crescente disaffezione nei confronti del progetto europeo e potrebbe fungere da leva per una revisione della postura tedesca nei confronti dell’Unione.

Alla luce di tali elementi, ogni tentativo di marginalizzare Berlino appare strategicamente miope. La Germania rimane il principale garante della stabilità economica e della coerenza sistemica dell’Unione. Escluderla o ridurne l’influenza significherebbe compromettere la tenuta dell’intero edificio comunitario e ignorarne il ruolo potrebbe equivalere ad assumere un rischio politico di lungo periodo.

I più letti

Per approfondire

Come Politico.eu ha egemonizzato la Brussels Bubble

Nata negli Usa, è sbarcata in Europa nel 2015 grazie alla joint venture con Axel Springer SE, peso massimo dell’editoria tedesca notamente anti-russo, Politico.eu è diventata la testata online più letta dagli addetti ai lavori europei.

Non c’è spazio per l’Europa di Macron

Il numero uno dell’Eliseo torna con forza sul tema dell’autonomia strategica (e politica) europea dagli Stati Uniti. Ma il Vecchio Continente, stremato e diviso dalla guerra in Ucraina, non ne vuole sapere di seguirlo.

“L’energia è l’arma più potente di Vladimir Putin per dividere europei e americani”. L’analisi di Fabrizio Maronta

Fabrizio Maronta è responsabile delle relazioni internazionali della rivista italiana di geopolitica "Limes", nonché membro del suo comitato scientifico, ed è curatore di “Heartland-Eurasian Review of Geopolitics”.

Il nuovo Mare Nostrum

Se l’Italia riuscisse ad acquisire lo status di principale hub commerciale-energetico nel Mar Mediterraneo, vedrebbe il suo peso geopolitico aumentare sensibilmente. E per farlo deve appoggiarsi anche su Turchia e Cina.

Un’incognita chiamata Gagauzia

Una regione dell'Europa orientale quasi sconosciuta e dalle dimensioni microscopiche è un terreno di battaglia in cui si incontrano e scontrano gli interessi di Russia, Turchia e Unione Europea

Gruppo MAGOG