Insegnante, laureato in lettere moderne con specialistica in storia contemporanea. Collabora con Dissipatio, Storia in Rete e CulturaIdentità. Lettore curioso.

C’era una volta il demone letterario

Il legame tra politica e letteratura ha alle spalle un passato nobile fatto di preziose e vicendevoli influenze. I grandi leader e capi di stato moderni, ma ancor prima re e imperatori, si sono sempre abbeverati alla fonte letteraria traendone la legittimazione e il fondamento del proprio potere. Oggi le cose sono molto cambiate. Il diplomatico Fernando Gentilini, in "I Demoni. Storie di letteratura e geopolitica" (Baldini Castoldi, 2023), si occupa proprio di questo cambiamento epocale. Il cui esito è tutto da immaginare.

Il canto del solitario

Nell’autobiografia di Franco Marcoaldi, poeta e giornalista culturale di lungo corso, si percorre la via della diserzione dai fatti del mondo, dall’appartenenza a questo o quello schieramento. Ma non la via della fuga. Anzi, scegliere di stare da soli e abbracciare il credo solitario, rimanendo comunque in compagnia di scrittori e filosofi, poeti e musicisti, è il solo modo per riappropriarsi, dice Marcoaldi, della nostra vita interiore, mai come oggi messa sotto attacco dalle pressioni della società.

L’arte di diventare qualcun altro

Scrittrice, studiosa d’arte e polemista, Susan Sontag (1933-2004) è stata testimone di un tempo nel quale l’intellettuale poteva ancora stabilire dei precisi confini tra vita pubblica e vita privata. Nella monumentale biografia scritta dal premio Pulitzer Benjamin Moser, Sontag (Rizzoli, 2024), emergono i tanti perché di una scelta del genere. Così come le contraddizioni di una donna tutt’altro che pacificata, disposta a fare qualunque cosa pur di battagliare. La sua lezione, oggi che gli intellettuali sono indefessi narcisi, è più che mai viva e attuale.

I nuovi consumatori di malvagità

La filosofa Lucrezia Ercoli ne "Lo spettacolo del male" (Ponte delle Grazie, 2024) inquadra le contraddizioni della società in cui viviamo indagando il nostro eterno rapporto con il male. Una volta di più, esso rivela la natura prismatica dell’essere umano, diviso tra attrazione e repulsione, identificazione e sete di vendetta. Emblematico è il personaggio di Alex di Arancia meccanica, all’interno del quale coabitano le storture e le conseguenze di una violenza sistemica esercitata ‘a fin di bene’ dal Potere. Violenza che oggi si traduce in controllo delle coscienze e dei comportamenti.

Tutti i nodi della morale

Per comprendere chi siamo bisogna capire da dove si viene, come si vorrebbe vivere, cos’è il bene e cos’è il male, senza rinunciare alla propria identità. Tutto questo ha a che fare, prima di tutto, con una certa idea di progresso morale, che è il cuore di "Nodi. Esperienze di filosofia morale", l'ultimo saggio di Pierpaolo Marrone (Mimesis Edizioni, 2024). Un’indagine sulle pieghe, le imperfezioni, i nodi che affollano il presente confuso che ci circonda.

Il risveglio profondo del femminismo

Tra le pagine di Susan Sontag e Rossana Rossanda si snodano riflessioni ancora vive su femminismo, linguaggio e politica, in un intreccio di critica sociale e introspezione. Dai tabù sull’età alla mercificazione dell’immagine, il confronto con Adrienne Rich e la centralità del privato illuminano questioni che attraversano generazioni, sfidando la retorica dominante e rivelando un femminismo capace di unire l’individuo e il collettivo in un dialogo complesso ma necessario.

Riscossa redneck

Il Sud degli Stati Uniti, da tempo ritenuto la provincia rurale e retrograda dell’America, sta invece emergendo come il nuovo centro pulsante del potere economico e politico del paese. La ristampa de "I terroni dell’impero. Viaggio nel profondo Sud degli Stati Uniti" (Marietti 1820, 2024) approfondisce il suo capitalismo iper-competitivo, privo di vincoli sindacali e sostenuto da incentivi fiscali, che permette di capire come questo “New South” riesca a sfidare la Rust Belt del Nord, ormai in declino.

Il conflitto è pop

Sotto la superficie del nostro consumo mediatico giornaliero si annidano aspetti geopolitici sconosciuti. Per capirne i meccanismi occorre equipaggiarsi e affrontare la guerra semiotica che va in scena tutti i giorni. Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, i territori della fiction (nella sua accezione più ampia) non riguardano soltanto il mero intrattenimento di milioni di persone, ma preannunciano costruzioni sociali, frontiere, conflitti: in definitiva, la realtà che ogni giorno abbiamo davanti.

La paura del due

La forza che distrugge e modella i nostri mondi è la guerra civile, oggetto dell'ultimo saggio di Maurizio Lazzarato - Guerra civile mondiale? (DeriveApprodi, 2024). La grande differenza col passato, tuttavia, è evidente. Ai movimenti politici di oggi - a quella molteplicità cui è difficile dare dei confini - manca la forza di interrompere il continuum del potere e innescare processi di accumulazione della forza. Una difficoltà da parte di chi è subalterno di sostenere il proprio antagonismo verso la realtà data, in quanto «presuppone, insolubile, la polarità, l’opposizione, anzi la contrapposizione.»

Non possiamo non dirci antitotalitari

Al di là della visione manichea della storia recente, è opportuno ricordare che la Repubblica è stata frutto soprattutto dell'impegno di chi ha sempre osteggiato qualsiasi deriva antidemocratica. Ecco perché quegli “anticorpi” evocati da Massimo Teodori in "Antitotalitari d'Italia" (Rubbettino, 2023) non solo sarebbe urgente produrre, ma andrebbero interpretati come l’ultimo, disperato tentativo di reimparare una storia che, colpevolmente, abbiamo scelto di ignorare. 

Viviamo già nel mondo di Vladimir Putin

Che piaccia o meno, la visione dell'ultimo Zar di Russia, partorita negli anni Novanta ed eseguita con un meticoloso lavoro durante tutti i Duemila fino ad oggi, è diventata realtà. Il mondo secondo Putin (Castelvecchi, 2024), l'ultimo saggio di Emanuel Pietrobon, ricostruisce storia, ambizioni e motivazioni di uno degli uomini politici più influenti del suo tempo.

La neve e il fuoco della provincia

Una figura come quella di Giorgio Bocca, scomparso il 25 dicembre del 2011, ci ricorda cos’è stato il miglior giornalismo italiano del secolo scorso. L’esperienza partigiana nelle montagne sopra Cuneo, tra le altre cose, gli aveva insegnato di essere fedele alle proprie idee. A noi oggi non rimane che raccoglierne la lezione di assoluta intransigenza nei confronti della realtà.
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