Roma sul filo dell’impossibile

Nessuno dispone di libero arbitrio illimitato. Né i singoli né i popoli. L’idea di scegliere fuori dai vincoli è un mito moderno, quando nella realtà prevalgono il determinismo dei bisogni e della geografia. Di conseguenza le nostre opzioni sono inevitabilmente limitate: le danno il luogo in cui nasciamo e viviamo, le alleanze, le dipendenze materiali. Possiamo scegliere, ma dentro cornici che non scegliamo. Per questo l’Italia cammina sul filo. Il rapporto con Israele e con il Nord Africa obbedisce solamente ai dettami della geografia e dell'istinto di sopravvivenza che, volenti o nolenti, impone linee di condotta molto diverse a quelle a cui siamo abituati.

Dopo l’Iran c’è la Turchia

Le recenti dichiarazioni di Erdogan testimoniano la chiara intenzione turca di non volersi limitare ad osservare dall’esterno gli scontri che stanno avvenendo nella regione mediorientale, ma di volersi inserire con prontezza nella diatriba, cercando di scongiurare un’ulteriore escalation e la conseguente distruzione della potenza iraniana.

Una Siria mondiale a pezzi

La crisi siriana si sublima dopo cinquant'anni di regime baathista. La guerra civile continua a mietere vittime secondo principi politici, religiosi e settari che lasciano sul campo migliaia di caduti. Ma la geopolitica non si arresta, ed anzi ravviva l’instabilità di contesti ove tornano attori globali e regionali che si inquadrano in stilemi che sembrano rinnovare temi e dinamiche propri della Guerra Fredda. Ad un declinante Iran si contrappone una Turchia volitiva che, tuttavia, deve fare i conti con le asperità israeliane.

Il Golan, la mossa del cavallo di Tel Aviv

Dopo poco più di un secolo, i segni tracciati dal righello di Sykes-Picot vengono cancellati con un colpo di spugna dagli epigoni ottomani che, pure, li avevano subìti. Crollano i meno nobili baathisti, ascendono su un lembo di terra montagnoso i volitivi eredi di un regno ancora più antico, impegnati nell'eterno gioco degli equilibri di potere bilanciati tra guerra e denaro.

Il tempo della nemesi americana

Pechino, sospesa tra l’antica arte dell’equilibrismo e le ambizioni di un futuro da protagonista globale, si confronta con le sfide di un mondo sempre più polarizzato. Mentre le crisi internazionali scuotono vecchi assetti, essa cerca nel Medio Oriente una nuova frontiera strategica, che le permetta, giocoforza, di superare la sua "hedging strategy". Un percorso incerto, dove la linea sottile tra cooperazione e conflitto potrebbe riscrivere l’ordine globale.

Effetto Abramo

Nel settembre del 2020 venivano firmati gli Accordi di Abramo, oggi indicati come responsabili delle tensioni mediorientali. Ciò con un particolare focus su Israele, che nel tentativo di pacificare le relazioni con i propri vicini avrebbe commesso l'ennesimo peccato storico. Ma è un'analisi miope e connotata da una forte componente pregiudiziale, proprio perché manca di tenere in considerazione gli altri attori e le loro posture politiche.

Abu Ali contro tutti

Il numero due degli houthi, Abdullah Yahya al-Hakim, detto Abu Ali, è il responsabile della linea dura radicale contro i “nemici”. Ufficialmente a capo dell’intelligence militare, è stato dato per morto più volte dai servizi segreti sauditi. Oggi mantiene un profilo basso, pur coordinando ancora la tattica nel Mar Rosso e nelle aree limitrofe.

Il fuso orario islamico

Per quanto l'Occidente abbia tentato negli scorsi decenni di convertire i popoli islamici al proprio modello, è impossibile impedire al Vicino e Medio Oriente di seguire la propria vocazione islamista, che mai abbiamo compreso (perché fuori dal nostro modo di pensare) e le cui conseguenze pratiche non riusciamo ad accettare. Nonostante gli anni, nonostante i tentativi, nonostante il continuo scambio commerciale e culturale.

Beirut aspetta di risorgere

La capitale del Paese dei cedri è stata schiacciata dalle dinamiche politiche internazionali sin dal dominio ottomano. Oggi come ieri aspetta di prendersi il posto che le spetta nella storia.

L’alternativa emiratina

Dopo la fine della neutralità svizzera, Dubai si sta proponendo come nuovo hub finanziario globale, facendo da sponda strategica a Londra.

«C’è un coordinamento dietro le proteste anarchiche per Cospito». Il terrorismo internazionale secondo Valentine Lomellini

La Professoressa di Storia delle relazioni internazionali presso l'Università di Padova, Valentine Lomellini, spiega che forma stanno assumendo i movimenti insurrezionalisti in età contemporanea. Il suo ultimo libro - “La Diplomazia del Terrore” - è stato appena pubblicato da Laterza.

Il mare conteso

L’assetto degli equilibri geopolitici nel Mediterraneo allargato e senza pace dipende in prima battuta dall’intreccio dei destini nazionali di Turchia ed Egitto.
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