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Vladimir Putin, l'ultimo erede del nichilismo russo

L'uso del nichilismo per difendere la tradizione contro la decadenza del mondo moderno è un classico letterario. Anche lo Zar che minaccia l'Europa in fondo è uscito dal cappotto di Dostoevskij.
L'uso del nichilismo per difendere la tradizione contro la decadenza del mondo moderno è un classico letterario. Anche lo Zar che minaccia l'Europa in fondo è uscito dal cappotto di Dostoevskij.
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Non è solo una questione geopolitica o economica, stiamo assistendo alla lotta dei giganti al tramonto. C’è il vecchio continente europeo ormai stanco, stritolato tra un passato mai finito e il futuro mai arrivato; e poi la vecchia madre Russia, mai davvero emancipata, poi marginalizzata e umiliata, e ora vendicativa. Vladimir Putin sembra convinto che l’ago della bilancia del mondo si stia per spostare in Oriente e vuole essere lui a dare la prima spallata alle colonne dell’impero occidentale, cioè gli Usa e l’Ue. Lo scontro tra tradizione e modernità è uno scontro tra l’eterno e l’infinito, tra l’essere e il divenire, l’assoluto contro il relativo. La tradizione si considera eterna, la modernità infinita. Per questo siamo dentro una guerra senza fine. Sembra la condanna di un dio greco punitivo, che ti costringe a ripetere sempre la stessa lotta, fino alla notte dei tempi. Certo, queste sono tutte astrazioni da prospettive siderali, che però continuano ad incarnarsi nella realtà. Una tradizione eterna non può morire, anche se è stata uccisa milioni di volte, ma il mondo sì. Dopo l’Islam e il movimento sovranista, ora ci prova Putin a combattere contro l’Occidente decadente a difesa di quella tradizione eterna. Mentre “estremo oriente” ed “estremo occidente” restano a guardare, i poli intermedi si sfidano con le armi pesanti.

La Russia è per metà occidentale e per metà orientale, l’Europa è un occidente moderato aperto ai venti dell’est e del medioriente. Questo potrebbe essere solo il primo tempo, nel secondo tempo sarà lo scontro tra gli estremi. Lo Zar ha attaccato nel momento di maggior debolezza, dopo due anni di epidemia, perché è convinto che l’impero occidentale sia al tramonto. Nella sua testa, questo vorrebbe far tornare un vecchio mondo multipolare muscolare e liquidare la globalizzazione occidentale E’ un azzardo che potrebbe costargli molto caro, del resto però Vladimir Putin non ha più tempo, perché è anziano, forse malato e in pieno delirio d’onnipotenza con manie di persecuzione. Sa che questa potrebbe essere la sua ultima occasione per lasciare un segno, per evitare che la Russia diventi una potenza regionale minore, oscurata dal resto dell’Europa Orientale, che cresce e attira attenzioni anche in Russia. Poi in Putin c’è una componente messianica, è probabilmente convinto di essere il prescelto per una missione divina, far ritornare la Russia eterna come ai tempi degli zar.

Non a caso uno dei pittori preferiti di Putin, il realista astratto Ilya Glazunov ha fatto un dipinto chiamato Russia eterna. Insomma è convinto di essere il sacro cavaliere a difesa della patria. Per noi questa è solo retorica, per altri popoli invece alcuni concetti e alcune parole non hanno perso valore, per questo abbiamo difficoltà a capirli. Un occidentale ti risponderebbe che questa è fuffa, l’unica cosa che conta sono le analisi economiche e geopolitiche dei fatti, per questo spesso ci sfugge l’essenza, mentre sappiamo tutto delle varie componenti di un fenomeno. Cos’è l’Occidente? Per alcuni niente, per altri tutto. L’occidente non esiste sostengono i detrattori, è solo una parola che viene riempita continuamente di nuovi significati. Oppure esiste ma è una cosa negativa, è solo imperialismo, consumismo, nichilismo, sarcasmo e orgasmo. In pratica un film di Woody Allen. Alla fine però vuol dire modernità, democrazia, laicità, socialismo e capitalismo e via discorrendo.

Ma un occidentalista vede nell’occidente l’essenza di un modo di essere, qualcosa che si è creata nel tempo ma che ormai è parte integrante della realtà, è un’identità dinamica in continua evoluzione. Cos’è la tradizione? Elemire Zolla dice che la tradizione è una trasmissione dell’idea dell’essere nella sua massima perfezione. Ma dubitiamo che Putin si sia messo tutti contro per vincere un dibattito intellettuale, la questione è più concreta. Reputa sinceramente che la modernità occidentale è una forma di schizofrenia di un maniaco suicida che si sta andando a schiantare. In questo è un vero tradizionalista, anche se come ha fatto notare Guido Vitiello, usa chiaramente i mezzi del nichilismo russo. Usare il nichilismo per difendere la tradizione dal mondo moderno decadente è un classico. Nulla di nuovo sotto al sole, anche lui è uscito dal cappotto di Dostoevskij.

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