Putinomics in chiaroscuro

Sanzioni e previsioni degli esperti davano (e danno) l'economia russa come prossima al collasso. La crescita del 3,6% sarebbe così "drogata" dalla guerra in Ucraina, mentre altri comparti starebbero soffrendo la conversione del Paese alle contingenze belliche. La realtà, però, è molto più complessa, e ci parla di un Paese che potrebbe essere molto più produttivo, ma che allo stesso tempo non soffre di molti dei mali delle economie occidentali.

Il senso di Helsinki per la guerra

I rumori ovattati dalle distese innevate non allontanano i pericoli incombenti di un rinnovato conflitto. Epigoni dei combattenti degli anni Quaranta, i finlandesi si preparano al peggio e, prima che il sole sorga, si accingono a difendere per l’ennesima volta la loro terra dal nemico di sempre, la Russia.

Il protezionismo d’acciaio di Biden

Con un colpo di coda, il presidente americano uscente ha deciso a gamba tesa di fermare il processo di fusione tra il colosso dell’acciaio Nippon Steel e il produttore statunitense US Steel di Pittsburgh, invocando la difesa della sicurezza del Paese da influenze esterne. Tutto il contrario di quanto avvenuto in Italia negli ultimi decenni.

Lagardenomics, o della liquidazione totale

Hanno fatto discutere le parole della Governatrice BCE Christine Lagarde, che ha proposto di rispondere alle future politiche economiche trumpiane incoraggiando un maggiore consumo americano. Una contrarietà a dinamiche di tit-for-tat, ossia ‘occhio-per-occhio’, che in mancanza di reciprocità è difficile pensare non andranno comunque a concretizzarsi.

Serve un Ministero della marina

Dopo il Nord Stream, ad oggi quasi confermata la mano ucraina, e i tentativi Houthi nel Mar Rosso, continua la guerra subacquea. Dai Baltici al Mare d’Irlanda continuano i tentativi russi di disturbare, perlomeno, le “occidentali” linee strategiche di comunicazione. Il Governo italiano tenta più che onorevolmente e con criterio, per la prima volta dopo tanti anni, di resuscitare la marittimità: un suo atavico connotato strategico.

Decisioni storiche e rotte atlantiche

Le giornate del G20 brasiliano hanno regalato fatti e non-fatti dei quali si parlerà a lungo. Tra questi, il limbo dell’accordo tra Unione Europea e MERCOSUR potrebbe concludersi, e l’Italia deve decidere cosa fare. Qualsiasi sarà la decisione presa, ne conseguirà molto in casa e a livello internazionale. Tale è la natura delle decisioni storiche: dirompenti e dai risvolti ubiqui.

L’Europa incompiuta

Le crisi non attendono, la carta patinata esprime solo un moto dell'animo che, guardando ad un unico aspetto, quello del business, tralascia prospettive operative, tempistiche, fattibilità. L'Europa - anche leggendo l'European Defense redatto dal Boston Consulting Group - si scopre più indifesa e meno coesa che mai in un momento in cui i ritardi appaiono incolmabili e la politica assurge allo stato di pura impalpabilità.

Dazi, dazi, dazi

A Washington si stanno imbarcando su una nave la cui destinazione è dichiarata ma non sicura: Trump promette svolte in politica economica sia internamente che, soprattutto, verso l'estero, minando relazioni commerciali e quindi politiche col resto del mondo, alleati compresi. Cosa possiamo aspettarci dalla futura amministrazione, alla luce del suo primo mandato e delle promesse fatte negli anni di opposizione? Chi sconterà l'agire del nuovo (e vecchio) Presidente?

I cinesi non credono più in nulla

La crisi demografica, l’incognita immobiliare e il calo dei consumi non possono essere letti sotto la mera lente economica, ma riflettono il cambiamento di una società che evolve. Le faglie interne impongono a Xi Jinping di cercare consenso e mostrare assertività all’esterno.

Unifil, storia di una linea blu

Il terreno di scontro libanese fra Iran e Israele riporta alla ribalta i dilemmi sulle missioni di pace e le regole d’ingaggio delle Forze Armate italiane che nella Storia recente hanno perpetuamente dimostrato capacità di combattimento con risorse spesso opinabili e un’opinione pubblica contraria. Il Dpp 2024-26 ha il merito d’avere grandi ambizioni, ma risulta ancora evanescente sul piano strettamente strategico e tattico.

Outlet Italia

Il piano del governo Meloni per la cessione di quote degli asset pubblici italiani mira alla riduzione del debito pubblico, ma le operazioni oltre ad essere poco profittevoli da un punto di vista finanziario in alcuni casi sono delle vere e proprie intromissioni della finanza globale nella cosa pubblica.

Commerzbank non è Rheinmetall

La geopolitica e l’economia legano indissolubilmente Roma e Berlino. Due casi politici recenti – l’accordo di Leonardo con Rheinmetall e la sospesa scalata di Unicredit alla Commerzbank – dimostrano la forma contemporanea di un rapporto politico tanto stretto quanto conflittuale.
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