Un braccio di ferro nucleare

Washington e Teheran non possono fare a meno di stuzzicarsi, come una vecchia coppia, dopo colpi di stato, accordi infranti, proxy war e sanzioni. Ma la posta in gioco è altissima, dagli Houthi in Yemen alla minaccia del conflitto nucleare, passando per il futuro del conflitto israelo-palestinese e il Libano. Ora come non mai il rapporto tra le due potenze è cruciale per determinare l’equilibrio geopolitico del futuro ordine mondiale.

Alla ricerca di un nuovo equilibrio di potenza

Per gli Stati Uniti rinunciare alla “globalizzazione”, posto che il controllo sugli oceani resta pressoché assoluto, significa rinunciare alla propria stessa essenza imperiale. Il sogno parallelo e opposto dell’America profonda e dell’America europea. Vivere in maniera isolata o normale, il tutto mentre lo scontro ideologico tra coste e interno potrà assumere col tempo connotati sempre più violenti.

Washington non fa scuola

Il taglio di fondi e del personale al Dipartimento dell’Istruzione non fa altro che peggiorare una situazione complessa per la scuola pubblica statunitense, contraddistinta da un sempre maggiore assenteismo da parte degli studenti e da scarsi risultati nei test valutativi.

Una critica all’idea di “tecnodestra”

La tecnica non ha colore, è uno strumento di potere, che non può costitutivamente avere alcuna connotazione politica poiché è il contrario della verità e della scienza. La tecnica assume il moto della macchinazione dell’esattezza, che riduce costantemente la libertà umana, quest'ultima, presupposto di qualunque verità. La macchinazione ha unicamente il neoliberismo quale terreno fertile; nessuna “destra” è ad essa necessaria.

Trump, Stati Uniti, Anticristo e Armageddon

Pubblichiamo un capitolo tratto dal nuovo libro di Sacha Cepparulo "La Russia allo specchio. Le correnti di pensiero all'ombra del Cremlino" (Idrovolante edizioni, 2025).

Negoziati, pace, dilemmi

La parola "pace" è tornata a far parte del lessico diplomatico internazionale, ma la sospirata pace giusta è improbabile: l’equilibrio sul campo è per Putin decisamente vantaggioso, e l’impegno di Trump ad un ritiro immediato riduce il suo spazio di negoziazione. Difficile che il primo ceda alle lusinghe del secondo, promesse che, soprattutto, potrebbero essere in scadenza a breve.

Massima pressione nel Mar Rosso

Gli Stati Uniti hanno attaccato lo Yemen, causando perdite umane alla popolazione ed indebolendo strategicamente gli Houthi, così come l’Iran, che ora si trova sotto pressione sia nel Mar Rosso che nello spazio mediorientale, a causa della ripresa dei bombardamenti su Gaza.

La corsa alle miniere spaziali

La nuova febbre dell'oro si consumerà nello spazio, e la commistione di industria privata con fondi pubblici degli Stati Uniti non sembra oggi avere rivali degni di nota. Forte di investimenti miliardari e tecnologie all'avanguardia, l'estrazione mineraria spaziale potrebbe ridefinire completamente gli equilibri globali delle risorse strategiche, ponendo Washington in una posizione di vantaggio competitivo del tutto nuova. In questo scenario, Elon Musk emerge come figura cardine: tra le sue aziende come SpaceX e la rinnovata influenza politica egli potrebbe essere la chiave di volta per un nuovo predominio senza precedenti nel controllo delle risorse extraterrestri.

Il nucleare persiano cambia tutto

La questione nucleare della Repubblica Islamica potrebbe compromettere gli equilibri strategici dello spazio mediorientale, così gli Stati Uniti vorrebbero costringere Teheran a negoziare, in modo da poter monitorare il suo operato. In questo contesto la Russia si pone come piattaforma di mediazione, cercando di contemperare le esigenze delle parti e di favorire i suoi interessi geopolitici nella regione.

Europa allo sbando

L’annunciato disimpegno degli Stati Uniti dall'Europa, accentuato dalla politica "America First" dell'amministrazione Trump, sta mettendo in discussione l'ordine transatlantico consolidato dal secondo dopoguerra. Questo cambiamento costringe l'Unione Europea a confrontarsi con la propria mancanza di autonomia strategica e potrebbe esacerbare tensioni interne, minacciando la coesione del progetto comunitario.

«Di fronte al fallimento degli orizzonti globali e astorici assistiamo ad una riaffermazione delle nazioni con aspirazioni imperiali». La visione dell’Ambasciatore Sergio Vento

«È lecito attendersi nell'era Trump un ulteriore indebolimento delle cornici multilaterali ed una accentuazione dei rapporti su base bilaterale. Questo vale non soltanto per l'ONU, ma anche nei rapporti di difesa e sicurezza finora gestiti in ambito NATO, e per quelli commerciali tenuto conto della competenza esclusiva dell'Unione Europea in tale ambito.»

I dem americani sono morti

Dopo il disastro elettorale di novembre, tra i progressisti d’oltreoceano c’è chi suggerisce di dare battaglia alla destra trumpiana sul suo stesso terreno: l’economia. Ma nell’America dell’iper-identitarismo non c’è spazio per la lotta di classe.
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