La terroristizzazione della Palestina

La retorica che ha guidato le mosse israeliane degli ultimi anni è una e una sola: demonizzare il nemico confinante, partendo dalla sua classe dirigente. Un gioco pericoloso che si è rivoltato contro i propri ideatori. Così ora Tel Aviv è finita in un cul-de-sac strategico "troppo serio per essere lasciato ai politici".

Israele con le spalle al muro

L’attacco di Hamas è stato l’11 Settembre d’Israele poiché ha sancito la funesta cesura fra una percezione d'apparente invulnerabilità e la sua scomparsa. Ma rappresenta anche la fine di una convergenza parallela fra Tel Aviv e l'Occidente. Il vallo orientale fra il mondo dei buoni e quello dei cattivi ha perso ogni ragion d'essere, così come il credito politico su cui si fondava la Nazione, finito bruciato assieme a Gaza.

Effetto Abramo

Nel settembre del 2020 venivano firmati gli Accordi di Abramo, oggi indicati come responsabili delle tensioni mediorientali. Ciò con un particolare focus su Israele, che nel tentativo di pacificare le relazioni con i propri vicini avrebbe commesso l'ennesimo peccato storico. Ma è un'analisi miope e connotata da una forte componente pregiudiziale, proprio perché manca di tenere in considerazione gli altri attori e le loro posture politiche.

Il sovranismo non esiste

Le proteste di Pisa, come ogni protesta degli ultimi anni, assomigliano più a una vaga increspatura in un oceano di conformismo, che non ad un organizzato moto sistemico di dissenso. In l'Italia è impossibile immaginarci diversi, liberi e sovrani. Liberi di attaccare un massacro e specialmente il suo mandante israeliano. Perché l'Italia non è una nazione sovrana: non lo è, in primo luogo, mentalmente.

Nasrallah e il fronte di dissuasione

A gennaio le forze armate israeliane hanno condotto una serie di attacchi in territorio libanese culminati nell’assassinio dell’alto dirigente di Hamas, Salih Aruri, nella periferia sud di Beirut. Nello stesso periodo lo Stato ebraico ha eliminato Wissam Tawil, uno dei comandanti militari di Hezbollah, che si aggiunge agli oltre 160 combattenti caduti dall'inizio delle ostilità. Il “Partito di Dio” in risposta ha preso di mira due basi militari israeliane a dieci e venti chilometri dalla linea di demarcazione con il Libano. La priorità di Hezbollah resta preservare le posizioni acquisite ed evitare l’escalation.

Il Papa palestinese

Ripubblichiamo una riflessione uscita lo scorso 17 maggio 2021, poche ore dopo il riconoscimento da parte del Vaticano dello “Stato di Palestina”. Quando anche Papa Bergoglio fu accusato di antisemitismo.

«La stragrande maggioranza degli eletti nel PD vuole la fine dell’occupazione israeliana a Gaza». Lorenzo Pacini, l’assessore infedele alla linea

«Non sono un cane sciolto»: la linea dissidente dell'assessore del Partito Democratico Lorenzo Pacini ha causato polemiche e richieste di dimissioni. Lo abbiamo raggiunto per chiedergli cosa ne pensa della reazione dei suoi dirigenti, oltre che per chiedergli conto di alcune accuse di antisemitismo lanciate contro di lui nelle ultime ore.

«L’impunità di Israele di fronte alla violenza delle sue azioni non trova alcuna giustificazione all’interno del diritto internazionale». Gli errori della narrazione ufficiale secondo Mattia Giampaolo

«All’origine di tutto vi è un peccato, si potrebbe definire, idealistico: quello di trattare i due attori come soggetti perfettamente simmetrici»

Il ritorno della guerra totale

La guerra è di nuovo un fatto esistenziale. E così, dall’Ucraina alla Striscia di Gaza, sui campi di battaglia più caldi del mondo nessuno è al sicuro. La logica della guerra come atto politico ha ceduto il passo a quella della distruzione assoluta: si punta ad annientare l’avversario in quanto tale, e si teme d’essere annientati a propria volta.

La cantata dei giorni dispari di Gaza

Israeliani e Palestinesi combattono in una terra che Golda Meir, in un empito di umorismo ebraico, guardava sorridendo non comprendendo perché, pur così povera, fosse valsa 40 anni di espiazione divina nel deserto. È una guerra antica, che estende le sue radici nel tempo e che non troverà mai facile soluzione. Al momento, i due Stati sono un’utopia. Con gli occhi di Eduardo, il Mediterraneo attende il ritorno dei più felici giorni pari, mai tuttavia così impalpabili ed evanescenti.

Fugare i dubbi su Hamas

È necessario che il popolo palestinese perda fiducia nella prassi terroristica: un cambio di mentalità che non può non passare per Israele.

Le università non sono luogo di dibattito

La pretesa della parte di rappresentare la totalità è un problema ben presente negli atenei, non solo italiani. La loro funzione dialettica passa così in secondo piano, ed è un problema.
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