Tutte le strade portano a Damasco

La Siria ritorna teatro di scontro tra potenze. Ma l'offensiva delle forze anti-Assad è solo la punta dell'iceberg. A Damasco si intrecciano, oggi più che in passato, gli interessi delle principali potenze regionali e globali. Un rimescolamento delle carte che rischia di far piombare la Siria nuovamente nel caos.

Spade di ferro

Con gli Ayatollah alle corde, ad un anno esatto dal 7/10 Israele sembra pronto a ridisegnare la mappa del Medio Oriente. Ma a muovere la mano di ferro di Tel Aviv non c’è che la contingenza di un presente senza tempo, in cui la vittoria è sempre un passo più in là. Fino al baratro.

«Lo Yemen continuerà a essere lo Yemen, come è sempre stato nella Storia, depositario di divisioni politiche e sociali, ma anche di una fortissima identità». L’Ambasciatore Mario Boffo sul futuro di Sana’a

«Per l’Iran lo Yemen è importante. La presenza di un forte alleato permette a Teheran una sorta di “testa di ponte” alla frontiera dell’Arabia Saudita, un importante controllo del Mar Rosso, la sussistenza di un’ulteriore base nell’azione di contrasto a Israele. Tuttavia, la presenza iraniana dovrà tener conto delle esigenze autonome degli houti nel voler essere parte importante dello Yemen, comunque il paese esca dalle lunghe crisi dell’area.»

Teheran, appuntamento con la storia

Da quasi un ventennio il Presidente iraniano non veniva deciso al ballottaggio. A contendersi la carica ci saranno il riformista filo-occidentale Masoud Pezeshkian e l'ultraconservatore Saeed Jalili. Comunque vada Teheran si prepara a segnare un cambio di passo netto con l'era Raisi, mentre sullo sfondo rimane l'avvicinarsi della fine di Khamenei, con conseguenti congetture sull'ipotetico superamento della Repubblica Islamica.

Il ritorno alla normalità iraniana

Venerdì 28 giugno si terranno le elezioni che decreteranno il prossimo Presidente iraniano. Ebrahim Raisi, morto il 19 maggio, rispondeva perfettamente alle esigenze della leadership iraniana: era il punto di equilibrio fra le diverse anime del campo conservatore, oltre ad essere garanzia di stabilità. Stabilità quanto mai fondamentale in questo momento di turbolenze, in cui l’ultima guerra del Nagorno Karabakh e quella nella Striscia di Gaza hanno trasfigurato gli equilibri caucasico-mediorientali e i nodi formati dal 1979 iniziano a venire lentamente al pettine.

Il dopo Raisi è un enigma

La misteriosa morte del Primo Ministro iraniano - Ebrahim Raisi - è ammantata d'incertezza. Già si spendono i nomi per il suo successore: Hassan Rouhani, Saeed Jalili, Ahmad Vahidi e Mohammad Bagher Ghalibaf. Ma più che il nome, è fondamentale capire come Teheran deciderà di sfruttare l'incidente per perseguire i propri interessi.

Iran: novanta secondi a mezzanotte

Pur ponendosi quale egemone regionale, l’Iran non può occultare discrasie e criticità interne che si riflettono su strategie di politica estera che sviano le attenzioni. La teocrazia, sostenuta da un potente apparato paramilitare, non cela i mai trascorsi aneliti imperiali.

La diplomazia della violenza

Il gioco d’ombre tra Israele e Iran si svolge seguendo percorsi che toccano ragione ed illogicità. Difficile prevedere le dinamiche future: gli ultimi attacchi non sembrano aver dissipato i rischi di un’escalation regionale e globale. Rafah rimane l'incognita maggiore, mentre salgono a trentacinquemila le vittime palestinesi negli ultimi sette mesi.

L’Iran all’assalto del criptoverso

Negli stessi istanti in cui Teheran invadeva di missili e droni il firmamento israeliano, nei criptomercati si consumava uno dei peggiori terremoti speculativi dei tempi recenti. E a scatenarlo sembra che sia stato proprio l'Iran.

Le spalle coperte iraniane

Ripubblichiamo un contributo del 2021 uscito a margine della firma di un accordo di cooperazione fra Pechino e Teheran. Un momento cardine che ha visto la formazione di un'asse pronta a opporsi ai desideri egemonici di Israele e Stati Uniti. La libertà di risposta iraniana nasce anche e soprattutto dalla consapevolezza di avere le spalle coperte dai propri alleati cinesi e russi.

Nasrallah e il fronte di dissuasione

A gennaio le forze armate israeliane hanno condotto una serie di attacchi in territorio libanese culminati nell’assassinio dell’alto dirigente di Hamas, Salih Aruri, nella periferia sud di Beirut. Nello stesso periodo lo Stato ebraico ha eliminato Wissam Tawil, uno dei comandanti militari di Hezbollah, che si aggiunge agli oltre 160 combattenti caduti dall'inizio delle ostilità. Il “Partito di Dio” in risposta ha preso di mira due basi militari israeliane a dieci e venti chilometri dalla linea di demarcazione con il Libano. La priorità di Hezbollah resta preservare le posizioni acquisite ed evitare l’escalation.

Il fuso orario islamico

Per quanto l'Occidente abbia tentato negli scorsi decenni di convertire i popoli islamici al proprio modello, è impossibile impedire al Vicino e Medio Oriente di seguire la propria vocazione islamista, che mai abbiamo compreso (perché fuori dal nostro modo di pensare) e le cui conseguenze pratiche non riusciamo ad accettare. Nonostante gli anni, nonostante i tentativi, nonostante il continuo scambio commerciale e culturale.
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