«Stiamo realizzando la via italiana all’IA». Intervista a Nicola Grandis sulla sua ASC27 e sull’IA Vitruvian

«Vitruvian non è neanche la versione piccola dei modelli altrui, non è il Chat GPT italiano. È un progetto per portare l'IA effettivamente dove serve, cioè nei processi business, di organizzazioni, imprese, pubbliche amministrazioni, però in una modalità e una scala praticabili. Oggi di generative IA nelle aziende quasi non ce n’è. Ecco, Vitruvian e vuole iniziare a posizionare l'Italia anche come un utilizzatore dell'IA.»

La tecnica al bivio fra archeofuturismo e accelerazionismo

Le accuse di tecnofeudalismo per i titani della Silicon Valley mostrano plasticamente come da sempre il possesso delle tecniche garantisca potere e affermazione per le élite che riescono ad appropriarsene. L'egemonia passa dal controllo delle macchine. Il nostro atteggiamento nei loro confronti passa invece dalle interpretazioni che gli accelerazionismi - tanto di destra (Nick Land) che di sinistra (Alex Williams e Nick Srnicek) - ci hanno donato ormai decenni fa. Di fronte ad essi si trova l'archeofuturismo di Guillaume Faye, meno discusso ma altrettanto rilevante.

L’io personale e l’ambiente phygital

I problemi di domani, immateriali e intangibili, avranno conseguenze ben visibili. Sotto attacco è la costruzione dell’identità individuale, su cui pesa l'influenza che su di essa esercita l'Intelligenza Artificiale, durante questi tempi definiti dall’iper-digitalità.

L’angoscia dietro la tecnica

Le risposte approssimative stanno minando le fondamenta della società occidentale. L'intelligenza artificiale vende felicità a corto respiro, perché svincolata da qualsiasi necessità di affermare il dubbio, vero motore della creatività. Solo quando quest'ultimo tornerà al centro, allora, potremo osservare una rinascita filosofica.